Europol e Dipartimento della Pubblica Sicurezza: think tank permanente sulla minaccia fluida della criminalità organizzata

ROMA. Esiste una correlazione diretta tra il grado di sviluppo di un Paese e il suo livello di legalità: lavorare per prevenire, oltre che contrastare, l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico e produttivo significa costruire progresso e futuro.

Questo è il filo rosso che ha accompagnato i lavori dell’incontro internazionale che si chiude oggi a Roma, promosso e organizzato dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale  del Dipartimento della Pubblica Sicurezza insieme ad Europol e a cui hanno partecipato le forze di polizia di 19 Paesi europei e rappresentanti della Commissione europea, della presidenza svedese del Consiglio dell’Unione europea, della Procura europea (EPPO), di Eurojust, di OLAF, di Interpol, di Cepol.

Un momento dell’evento chiusosi oggi

“L’Italia è un modello in Europa e ha la responsabilità di ispirare il lavoro comune nell’ambito comunitario, soprattutto attraverso Europol che è la casa comune delle forze di polizia” nelle parole di Jean Philippe Lecouffe, Vice Direttore Operazioni di Europol.

“Ci troviamo di fronte ad un’anomia, non esistono norme giuridiche che siano in grado di combattere oggi efficacemente la minaccia fluida della criminalità organizzata che si muove come una multinazionale sui mercati finanziari, comunica su piattaforme criptate, paga su con criptovalute.

Le riflessioni di questi due giorni ci restituiscono la consapevolezza che a livello internazionale non c’è ancora un’adeguata aggressione ai patrimoni illeciti della criminalità organizzata anche a causa dei disallineamenti normativi tra i vari Paesi.

Ben venga allora la nuova direttiva a cui sta lavorando la Commissione europea sull’asset recovery, che rappresenterà una grande opportunità per adattare le procedure nazionali ai modelli e agli strumenti che hanno funzionato nel contrasto alle mafie.

Problemi complessi come la lotta alla criminalità organizzata non possono essere banalizzati e servono una serie di interventi modulari che vanno ad affrontare i diversi aspetti, dalla formazione agli strumenti giuridici e operativi a disposizione.

L’Italia offre l’esperienza di oltre quarant’anni di lotta alla mafia per fare da capofila insieme ad Europol e alla Commissione europea di un think tank permanente a disposizione di tutti i Paesi che vogliano combattere concretamente la criminalità organizzata anche attraverso l’aggressione ai patrimoni illeciti” nelle conclusioni del Prefetto Vittorio Rizzi.

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