Migranti: Lampedusa non vuole diventare la Ellis Island italiana. Il ministro della Difesa Crosetto risponde alla Germania sulla questione ONG

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – dal nostro inviato.  Dal 1° gennaio al 20 settembre sono arrivati in Italia circa 130 mila migranti.

Una fase di salvataggio dei migranti

I dati del Ministero dell’Interno evidenziano come la questione migranti, per l’Italia, sia sempre aperta.

Di questi, si stima, che circa il 70% sia approdato a Lampedusa (Agrigento).

L’Isola delle Pelagie è, dunque, ancora una volta al centro della questione. Potremmo definirla, anche se forse per qualcuno il paragone è troppo forte, un’appendice della Questione Meridionale che abbiamo studiato ai tempi della scuola.

Ovvero si parla, si analizza, si discute sui tavoli della politica, delle istituzioni, sui giornali, nei talk-show televisivi. A livello nazionale e internazionale. Ognuno presenta le proprie “ricette”, ritenendole le migliori rispetto alle altre ma poi tutto ritorna al punto di partenza.

E i lampedusani che per tantissimi anni hanno subito questo massiccio afflusso di migranti ormai hanno deciso di dire basta.

Ieri sera, in una manifestazione pubblica, alla presenza di tantissime persone, il sindaco Filippo Mannino ha dettato la linsa della sua amministrazione.

Sull’Isola, nei giorni scorsi, sono sbarcati in 36 ore, oltre 7 mila persone che hanno messo in seria difficoltà la macchina dell’accoglienza e dei soccorsi. Il sistema è stato messo a dura prova e malgrado tutto, ha resistito.

In 30 anni tutti i Governi che si sono succeduti alla guida del Paese hanno affrontato il problema solo dal punto di vista emergenziale.

“Un conto è essere disponibili all’accoglienza – ha detto il sindaco – e un conto gestire questioni di carattere epocale, mondiali. L’ho detto anche in un incontro, organizzato nell’ambito di un convegno alle Nazioni Unite. Si tratta di un problema mondiale. Ho raccontato quale sia il dramma che vive da oltre 30 anni la nostra Isola. Ho detto che devono essere create le condizioni (economiche e di lavoro Ndr) nei vari di Paesi partenza di questi migranti affinché restino lì. Ma ho anche detto che non si deve creare a Lampedusa un carcere a cielo aperto né una nuova Ellis Island”.

Un’immagine storica di Ellis Island

Parole, ha aggiunto il sindaco Mannino, che sono state dette anche al Governo Meloni.

“Abbiano chiesto – ha spiegato ai cittadini –  di avere garantito il trasferimento, dalle acque antistanti Lampedusa sulle navi (senza dunque far sbarcare i migranti Ndr) così come fu già fatto in occasione dell’Operazione Mare Nostrum e in altre. Si deve bypassare l’Isola, portando le persone in strutture idonee ad accoglierle”.

Questo non vuole dire, ha precisato il sindaco Mannino, che “non vogliano fare accoglienza, visto che la facciamo da tanti anni. A Lampedusa non vogliamo un altro anni hotspot, un altro Centro per i rimpatri, né una tendopoli. Lo abbiamo scritto in un comunicato stampa, lo abbiamo ribadito nel corso di una protesta popolare e lo abbiamo detto direttamente al capo del Governo Meloni quando è venuta qui, nei giorni scorsi. E abbiamo ricevuto garanzie che questo non avverrà”.

Il nuovo Centro per i rimpatri nel territorio siciliano sarà a Pozzallo (Ragusa).

E, come detto, la questione migranti non è solo italiana ma internazionale. Ieri, il ministro della Difesa Guido Crosetto, in una nota è intervenuto sulla polemica scoppiata tra il nostro Paese e la Germania.

Guido Crosetto, ministro della Difesa

“In merito alle recenti e rinnovate dichiarazioni sull’operato del Governo italiano e, in particolare, sulla questione dei salvataggi dei migranti e dei finanziamenti alle ONG – ha detto il ministro – voglio ricordare, con rispetto, al portavoce del Ministero degli Esteri, cui rispondo in prima persona perché io non ho un portavoce, che mi sarei aspettato aiuto e solidarietà in un momento di difficoltà, come abbiamo l’abitudine di fare noi italiani con tutte le nazioni, quando sono in difficoltà”.

“A noi italiani viene naturale – ha aggiunto -. Per quanto riguarda il tema specifico, mi sono limitato a sottolineare, in una intervista, che, invece, la loro risposta è stata quasi esclusivamente quella di aiutare e finanziare alcune ONG tedesche e non. Per quanto riguarda i salvataggi in mare, infine, voglio rammentare agli amici tedeschi che quelli effettuati dalle ONG rappresentano appena il 5%, mentre le varie istituzioni italiane, in primis le Capitanerie di porto, la Guardia di Finanza e la Marina Militare, che ha tra i suoi doveri istituzionali quello del salvataggio in mare di chiunque si trovi in difficoltà, rappresentano la maggior parte dei salvataggi stessi”.

“Se la Germania avesse a cuore il destino delle persone in difficoltà – ha concluso il ministro della Difesa – e volesse davvero aiutarci a salvare vite potrebbe aiutare a costruire quello che chiamiamo Piano Mattei per l’Africa, a combattere seriamente i criminali che trafficano in esseri umani e dare una mano alle istituzioni e i Corpi, militari e civili, della Repubblica italiana. Ne saremo ben felici”.

Il sottosegretario allo stesso Dicastero, Isabella Rauti ha evidenziato come la questione migranti sia al centro dell’agenda dell’Unione Europea.

Il sottosegretario alla Difesa, Isabella Rauti

“Questo è un risultato del Governo Meloni – ha precisato – favorito dalla tenace azione diplomatica del presidente del Consiglio. L’Europa non può più voltarsi dall’altra parte. Ha finalmente assunto degli impegni e sul tavolo del prossimo Consiglio europeo di ottobre saranno discusse le 10 proposte anticipate dal presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nella visita a Lampedusa”.

Ursula von der Leyen

Si tratta di proposte che coincidono con il programma e le misure richieste dal Governo italiano.

“Tra queste – ha proseguito il sottosegretario Rauti – la lotta globale agli scafisti, l’inasprimento delle pene nei confronti di questi veri trafficanti di esseri umani, i respingimenti ed i rimpatri dei migranti irregolari; tra i 10 punti troviamo anche la proposta  di una missione navale europea e la creazione di accordi stabili con i Paesi di provenienza dei migranti”.

Per Rauti è necessario “bloccare la cosiddetta migrazione primaria di cui l’Italia è primo approdo. Non può esserci futuro per il continente europeo se non si struttura un dialogo con il continente africano, basato su accordi precisi che non creino dipendenza”.
Il Piano Mattei cui lavora il Governo Meloni  è “un modello non predatorio di accordo e reciproco impegno – ha concluso il sottosegretario alla Difesa -. L’Europa offre formazione ed infrastrutture per creare su quei territori opportunità e garantire il diritto a non emigrare. In questa collaborazione l’Italia si candida  a diventare un hub energetico europeo al centro del Mediterraneo”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

 

Autore