Rapporti Cina-Russia: stretto patto contro l’America e l’Occidente

Di Pierpaolo Piras

Pechino. Alcuni giorni fa, Xi Jin Ping, Presidente della Repubblica Popolare della Cina, ha accolto con tutti gli onori Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa, presso il complesso diplomatico di  “Diaoyutai State Guesthouse” di Pechino, dove la leadership dello Stato cinese prepara i ricevimenti in offerta ai rappresentanti stranieri in visita.

La stretta di mano tra Xi Jin Ping, Presidente della Repubblica Popolare della Cina, e Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa

Al termine dell’incontro, è stato emanato un comunicato ufficiale , ricco di retorica, nel quale i due leader politici hanno dichiarato la nascita di “una nuova e duratura era nell’ordine globale” nei loro rapporti e la costituzione di “nuove alleanze” per quanto concerne la sicurezza di ordine regionale.

Si tratta di un accordo che espone una lunga prospettiva di sviluppo nel quale i due capi di Stato hanno affermato con chiarezza: le rispettive ambizioni sul congiungimento alla madrepatria dei territori di Taiwan e dell’Ucraina, il confronto in tutti i campi con gli Stati Uniti, la NATO intesa come fattore determinante della sicurezza globale e infine asserendo il rifiuto della democrazia liberale come migliore sistema di governo della società.

“Non esistono aree proibite di cooperazione”, ha detto Xi.

Molta retorica, insomma.

Facendo memoria, anche il passato “Trattato di Amicizia” del 2001 tra le due potenze era stato improntato alla medesima alta retorica, che nel proseguo della storia è stata concretamente relegata nel dimenticatoio.

E’ chiaro agli ambienti della politica internazionale che l’accordo fra i due non è lontanamente comparabile a quello della NATO.

E’ piuttosto un tentativo di stabilire maggiore solidarietà reciproca nella politica internazionale di entrambi.

Nell’accordo viene dichiarato un incremento nel campo della sicurezza intesa in senso lato, la collaborazione operativa e tecnologica nello spazio, la gestione dei cambiamenti climatici, le alte e altissime tecnologie relative e legate sia alla navigazione in internet che alla intelligenza artificiale.

Un’affermazione significativa di Xi è quella in cui afferma che non esiste una sistema democratico “uguale per tutti” mentre di contro qualifica Russia e Cina come democrazie di successo.

La frontiera tra Cina e Russia

Un altro suggestivo esempio di retorica roboante d’altri tempi è stato quello di Putin che ha definito la collaborazione con la Cina di livello strategico. Che avrebbe condizionato a lungo l’intero assetto politico mondiale.

Sembra quasi l’esordio di una seconda Guerra fredda con l’Occidente.

La politica internazionale come una trappola

La storia dell’umanità e degli Stati ci insegnano che la politica internazionale non dovrebbe essere lasciata nelle mani della retorica, ovvero delle parole pronunciate senza l’ausilio della cautela e del pensiero equilibrato.

Se è vero che dopo l’incontro con Xi, Putin ha acquisito un modesto vantaggio diplomatico nel confronto con gli Stati Uniti e l’Europa.

Tuttavia, è anche vero, al contrario, che il governo cinese non ha in alcun modo difeso né l’intervento armato russo in Georgia o l’invasione dell’Ucraina nel 2014.

E neanche ha approvato l’annessione unilaterale della Crimea da parte della Russia.

La sicurezza mondiale ed europea

Nelle regioni e vicende conflittuali di livello internazionale, la Russia e la Cina sono tra le poche nazioni dotate del potere di veto nei confronti di qualsivoglia deliberazione dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).

Ad esempio, finora si sono sempre opposte ad ogni ulteriore allargamento della NATO verso la porzione orientale dell’Europa.

Russia e Cina si oppongono, senza risparmiare alcun tipo di pretesto, ad ogni forma di intrusione di forze politiche che ostacolino la leadership al governo.

Contrastano ogni manifestazione  dissidente, detta gergalmente come “colorata” e aumenteranno la loro collaborazione in questa comune direzione.

Di recente, Washington ha fatto pressione su Pechino, anche tramite una telefonata intercorsa tra il segretario di Stato USA, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, nel tentativo di mantenere la Cina neutrale o comunque al di fuori della crisi ucraina.

Il ministro degli Esteri, Wang Yi

Evidentemente, la situazione è cambiata: la Russia ora ha la Cina come sostenitore della forte posizione, anche armata, che Putin ha spianato contro l’Ucraina.

La politica estera del Presidente americano Joe Biden aveva sperato di poter condizionare le relazioni con Pechino verso una concorrenza stabile e gestibile.

Invece, la Cina, che normalmente è tradizionalmente discreta nella sua azione diplomatica, sta visibilmente respingendo ogni istanza americana.

Dopo la sua conversazione con Blinken il mese scorso, il ministro degli Esteri cinese ha sostenuto pubblicamente che la preoccupazione della Russia per la propria sicurezza e per l’espansione dell’Alleanza atlantica è del tutto legittima.

Il Segretario di Stato USA Blinken

L’amministrazione Biden ha rilanciato i termini con un ammonimento: il Dipartimento di Stato  ha  avvertito che l’Occidente ha “una serie di strumenti” da schierare contro le società straniere- anche in Cina – che aiutano la Russia a eludere le sanzioni punitive.

Nel nuovo accordo dell’inizio del mese, la Russia, a sua volta, ha riaffermato il suo sostegno alla politica di Pechino sulla costituzione e riconoscimento internazionale di una sola Cina. In virtù del quale  Taiwan è definita “una parte inalienabile del Paese”, opponendosi a qualsiasi forma di indipendenza.

Il comunicato congiunto ha anche difeso la spietata repressione di Pechino contro i dissidenti a Hong Kong negli ultimi due anni.

I legami militari tra le due potenze

Le affermazioni a dir poco audaci, presenti nella dichiarazione congiunta seguono il rafforzamento dei legami militari tra le due nazioni verificatosi negli ultimi dieci anni.

Negli ultimi anni, Russia e Cina hanno condotto moltissime esercitazioni congiunte e “giochi di guerra” che hanno coinvolto fino a diecimila militari di tutte le armi, intese a affinare le comuni capacità tattiche e inter-operative.

Le attività addestrative navali hanno compreso la finta occupazione di intere isole mentre i bombardieri cinesi sorvolavano grandi aree del Mar del Giappone e del Mar Cinese Orientale.

Nell’estate del 2021, Vladimir Putin, in visita in Cina, ha assistito a grandi esercitazioni militari.

Ultimamente, Putin è stato il premier di maggiore visibilità presente a Pechino per l’apertura delle Olimpiadi invernali.

Come interpretare la grande voglia del Cremlino di apparire operativamente, in senso politico e militare, a fianco al colosso cinese se non come un deterrente per incutere timore a tutto l’Occidente?

La domanda che tutti gli analisti si pongono è: fino a quando durerà quest’ultimo accordo?

A prescindere dalla retorica, ben superiore a quella rituale, profusa con slogan e discorsi altisonanti, costituita però da sole parole, si dovrà verificare se la Cina offrirà un sostegno, stavolta concreto, alla politica internazionale così aggressiva e assertiva sul piano delle relazioni estere verso l’Occidente europeo e americano.

I cinesi hanno la prerogativa di essere molto esclusivi nelle proprie relazioni.

I loro interessi sono molto differenti e complessi, impostati alla massima pragmaticità verso gli Stati Uniti e l’Europa.

Secondo tali motivazioni, essi non hanno alcun interesse a rompere tutti i rapporti con le maggiori potenze occidentali, come Putin vorrebbe.

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