Serbia-Kosovo: Belgrado chiede l’istituzione di una Commissione d’inchiesta dopo i recenti scontri. Forti accuse ad Albin Kurti

BELGRADO. La questione delle relazioni tra la Serbia e il Kosovo tiene sempre alta la tensione nei Balcani.

Una mappa dei Balcani

In un documento che Report Difesa ha avuto modo di leggere, Belgrado evidenzia come i fatti avvenuti nelle scorse settimane con la morte di un poliziotto kosovaro partano dalle attuali condizioni di vita che la maggioranza serba a Nord del Kosovo non ritiene più sopportabili.

Poliziotti kosovari

L’uso delle armi da parte dei serbi vengono considerate una “risposta all’insopportabile repressione di Alan Kurti (capo del Governo kosovaro)”.

Per questo, il Governo serbo ritiene che “la perdita di vite umane attraverso la forza” sia inaccettabile e si edebba intervenire per evitare lo scoppio di un nuovo conflitto (ricordiamo che l’anno prosismo saranno 25 anni dala fine della guerra del 1999).

Per Belgrado una delle questioni più urgenti da affrontare nella situazione attuale è la questione di chi può garantire la sicurezza legale e legittima nel Nord del Kosovo.

Oltre un decennio fa, durante il processo di normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina sotto forma di dialogo, i serbi locali furono integrati nelle strutture esistenti del Kosovo.

Partecipavano, viene ricordato nel documento, al ramo giudiziario della politica locale e facevano parte delle Forze di Polizia locali  kosovare, attraverso la “Direzione regionale della Polizia del Nord”.

Essa copriva il territorio di 4 Comuni abitati a maggioranza serba del Nord.

Il direttore regionale era un serbo del Kosovo e il vice direttore un albanese. Entrambi erano del Kosovo.

La composizione della “Direzione Regionale della Polizia del Nord” rifletteva, dunque, la composizione etnica della popolazione nei 4 Comuni del Kosovo del Nord.

Di conseguenza, ricorda ora Belgrado, questa Direzione ha dimostrato di essere molto efficace per le attività delle Forze di Polizia del Kosovo.

I serbi puntano il dito contro l’attuale capo del Governo di Pristina e ricordano il suo rifiuto “della creazione della Comunità/Associazione dei Comuni a maggioranza serba (un obbligo basato sul I Accordo di Bruxelles del 2013)”.

Ricordano anche una serie di eventi crescenti messi in atto dallo stesso Kurti, compreso il dispiegamento di comunità monoetniche di unità speciali della Polizia in quelle che erano aree a maggioranza serba per imporre “violentemente varie misure unilaterali e illegali”.

Il primo ministro kosovaro Albin Kurti

Un’altra accusa è quella di avere “costruito 7 nuove basi paramilitari speciali di Polizia nel Kosovo settentrionale” a maggioranza serba.

E che Belgrado ritiene che siano composte quasi esclusivamente da albanesi fedeli ai Kurti.

A questo punto, i serbi locali hanno deciso di uscire dalle strutture esistenti del Kosovo, inclusa la “Direzione regionale della Polizia Nord”.

Ma per tutta risposta il capo del Governo di Pristina, aggiunge Belgrado, invece di rispondere alle preoccupazioni dei serbi locali, Kurti ha organizzato elezioni locali nascoste senza la loro partecipazione.

Ha insediato “con la forza sindaci illegittimi e ha impiegato una forza brutale e sproporzionata, compreso l’arresto dei serbi locali”

Per il Governo di Belgardo tutte queste azioni rappresentano una chiara violazione dell’articolo 9 del I Accordo di Bruxelles del 2013 che regola l’esistenza della “Direzione regionale della Polizia Nord” nei Comuni a maggioranza serba.

Azionio che hanno provocato aumenti acuti e cronici della tensione, culminati con la morte di un agente di Polizia kosovaro e di diversi serbi locali.

La situazione oggi è molto più complessa e richiede misure immediate.

A questo punto, Belrado che le forze di KFOR (Kosovo Force) della NATO assumano la responsabilità di tutte le questioni e gli aspetti di sicurezza nel Nord del Kosovo, sostituendosi alla Polizia di Kurti.

Personale della Kosovo Force

Si teme, infatti, che gli atti di violenza possano sfociare di nuovo in una guerra che travolga l’intera regione.

Per Belgrado, la massima priorità in questo momento è il mantenimento della pace e la prevenzione dei conflitti.

La misura di sostituzione della Polizia kosovara deve essere immediata e temporana, in attesa che si creino le condizioni per il ritorno al dialogo facilitato dall’Unione Europea.

Vanno organizzate, poi, uove elezioni locali nel Nord del Kosovo, con l’istituzione dell’Associazione dei Comuni a maggioranza serba, e garantire la partecipazione dei serbi locali e la loro reintegrazione nelle Forze di Polizia locali del Kosovo.

Tutto questo, spiegano da Belgrado, è in linea con il mandato legale di KFOR “ai sensi della Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell’Accordo tecnico-militare tra la NATO, la Repubblica Federale di Jugoslavia e la Serbia”.

Una riunione alle Nazioni Unite

L’obiettivo primario della Kosovo Force, ricordano ancora i serbi, è sempre stato quello di mantenere un ambiente sicuro e protetto che però attualmente è a rischio e richiede azioni concrete.

A KFOR la Serbia chiede di essere prontamente impegnate nel mantenimento della pace, piuttosto che nella potenziale imposizione della pace, che potrebbe diventare necessaria se non si riuscirà a fermare la spirale di violenza.

Infine, Belgrado ritiene che sia necessario aprire un’indagine completa, indipendente e imparziale su tutti i fatti e gli aspetti che circondano i recenti tragici eventi.

Un’indagine che fornisca risposte a molti elementi sconosciuti comprese le indicazioni che è stata usata una forza eccessiva contro i serbi locali.

Murales serbo a Mitrovica Nord

E come prova testimoniale Belgrado chiede che siano fornite le comunicazioni radio della Polizia kosovara come per dimostare che ai feriti sia stata negata l’assistenza medica.

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