Carabinieri: a Roma smantellata una rete di organizzazioni criminali italo-albanesi

Roma. I Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito un’ordinanza, emessa dall’Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di
Roma su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale
Antimafia (DDA), che dispone l’arresto per 27 persone gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze
stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, cessione e detenzione ai fini di
spaccio, estorsione, danneggiamento a seguito di incendio, detenzione e
porto in luogo pubblico di armi da fuoco.

L’operazione dei Carabinieri

I Carabinieri comunicano, nel rispetto dei diritti degli indagati che le persone interessate dai provvedimenti sono da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.

Le contestazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare scaturiscono
da due indagini, confluite successivamente in un unico procedimento penale.

La prima riguarda il gruppo criminale facente capo ad un cittadino albanese
e avviata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati (Roma) dopo il brutale omicidio di Cristian Di Lauro, avvenuto a Velletri (Roma) il 27 dicembre 2017.

La seconda, condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, ha avuto origine dall’attività svolta a carico di un malvivente di nazionalità albanese, iniziata nell’aprile del 2020 subito dopo la sua scarcerazione con la concessione degli arresti domiciliari.

Le investigazioni, condotte nel periodo 2017 – 2020, hanno consentito di
ipotizzare l’ininterrotta operatività nel comune di Roma di due gruppi
italo-albanesi, in conflitto tra loro, dotati di una solida struttura
organizzativa e con la disponibilità di armi da fuoco pronte all’uso,
entrambi stabilmente dediti all’attività di smercio di consistenti
quantitativi di sostanza dei tipi cocaina e hashish destinati alle più
fiorenti piazze di spaccio.

L’attività investigativa sul sodalizio è iniziata con il controllo discreto dell’abitazione di quest’ultimo, nel quartiere Prenestino, i cui esiti hanno permesso di riscontrare un immediato riavvicinamento del predetto a diversi personaggi con pregiudizi penali, tra cui alcuni inseriti nella cerchia di Fabrizio Piscitelli, assassinato nell’agosto 2019.

Un episodio degno di rilievo è avvenuto il 27 luglio 2020, quando dall’attività tecnica sono emersi chiarissimi elementi relativi all’imminente acquisizione di un ingente carico di stupefacente che è stato poi successivamente sequestrato il 7 agosto 2020, in occasione del
controllo di un’autovettura Porsche Macan con a bordo due giovani,
organizzato mentre percorrevano l’autostrada A1, all’ altezza di Orvieto;
all’interno del bagagliaio furono rinvenuti 900 panetti di hashish per un peso complessivo di circa 90 chili.

Per il sodalizio criminoso investigato viene, inoltre, ipotizzata l’aggravante dal metodo mafioso consistita nell’imporre il predominio sul territorio a
scapito di altri gruppi criminali, avvalendosi della forza di intimidazione,
in particolare ponendo in essere atti intimidatori ai danni di rivali o di
acquirenti morosi.

A tal proposito, i Carabinieri ricordano l’estorsione consumata ai danni di due fratelli residenti nel quartiere di San Basilio, considerata una delle piazze di spaccio più fiorenti della Capitale, per il recupero di un credito ammontante a 100 mila, derivante da una partita di stupefacente non corrisposta.

Da quanto accertato, il gruppo criminale è accusato essere solito svolgere la propria attività illecita mediante consegne di narcotico effettuate in forma itinerante e “a domicilio”, modalità adottata anche per evitare di incorrere in frequenti controlli da parte delle Forze dell’Ordine.

Dagli elementi acquisiti, inoltre, per l’approvvigionamento della “cocaina”, il gruppo criminale è indiziato di rifornirsi in Italia da connazionali domiciliati nella zona di Porto S. Elpidio (Fermo)  mentre all’estero faceva riferimento alla tratta olandese e colombiana.

Il sodalizio risultava attivo a Roma, nei Castelli Romani, fino al litorale pontino, mentre, come base di appoggio, gli indagati utilizzavano sia le proprie abitazioni, dove custodivano parte dei quantitativi di narcotici da consegnare ai clienti, sia garage utilizzati per la specifica attività illecita.

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