Storia: onorificenze a Mussolini, Tito, Ceausescu e Nicola II, un’analisi sulle scelte errate della Monarchia e della Repubblica italiana

Di Marco Petrelli

ROMA (nostro servizio particolare). Perché insistere sul togliere le onorificenze a personaggi storici ormai morti e sepolti?

La battaglia per revocare l’onorificenza a Josip Broz “Tito” è approdata nel nostro Parlamento, con il suo seguito di malumori e di polemiche.

Josif Tito

Diciamocelo francamente: la figura del dittatore jugoslavo è ancora legata ad una certa cultura “gauche” che lo vede solo come eroe della lotta anti-nazista nei Balcani e non come il personaggio complesso che in realtà fu. Compreso il persecutore e l’oppressore di centinaia di migliaia appartenenti a minoranze, italiane e non solo.

Un uomo con questo curriculum, insomma, sul quale quel Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica italiana – Gran Cordone (massima onorificenza della Repubblica) decisamente stona.

L’Ordine al merito della Repubblica Italiana è il primo fra gli Ordini cavallereschi nazionali ed ha lo scopo di ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte ai fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari” (fonte: Governo italiano, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio del cerimoniale di Stato e per le Onorificenze).

Medesima onorificenza ricevuta pure da Mussolini. Con sole due differenze: il Duce non era Gran Cordone e la ricevette nel 1936, nella fase di massimo consenso del regime, mentre Tito (Gran Cordone) nel 1969, a poco più di 20 anni dalla tragedia dell’esodo e delle persecuzioni anti italiane culminate con le foibe.

Benito Mussolini e Alessandro Pavolini

Si diceva che Tito è un personaggio complesso, già.

Più un principe balcanico che un vero e proprio comunista: nazionalista, legato al potere, interessato a rafforzare il proprio ruolo di guida della Jugoslavia comunista a scapito della stessa ideologia su cui aveva costruito la sua leadership.

Negli anni ’60, la Jugoslavia è, per gli occidentali, non solo un partner economico quanto uno strumento geopolitico da muovere in chiave anti-russa.

E’  in questo contesto, dunque, che il social democratico Giuseppe Saragat, quinto inquilino del Colle, concesse quell’altissima onorificenza. Saragat che, malgrado le origini socialiste, era stato un convinto sostenitore dell’ingresso italiano nell’Alleanza Atlantica.

L’ex Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat

 

Osservando, dunque, la cosa dal mero punto di vista della realpolitik e contestualizzandola al periodo storico in cui l’onorificenza fu conferita, si trattò soltanto di una astuta mossa per tenere la Jugoslavia vicina agli interessi di Roma e degli altri Paesi NATO.

Certo, la grande sofferenza provata dagli italiani di Istria e Dalmazia per quella decisione è immaginabile.

Il persecutore, l’uomo che aveva massacrato gli affetti e distrutto la vita di tantissimi italiane e iitaliani ricevette la massima onorificienza italiana.

Una massima onorificenza, Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica italiana, che sotto la presidenza di Giovanni Leone fu conferita a Nicolae (Gran Cordone) e ad Elena Ceausescu.

Yasser e Ceacescu in un incontro del 1974 (dal The National Museum of Romanian History)

Era il 1973. Un quindicennio più tardi sarebbero stati entrambi giustiziati da settori dell’Esercito rumeno passati dalla parte degli insorti.

Nel 1974 il cavalierato andò a Farah Pahlavi, consorte dell’Imperatore Reza Pahlavi, già Gran Cordone dagli Anni ’50.

Farah Pahlavi, consorte dell’Imperatore Reza Pahlavi (Di Alirezaahmadi)

Una Medaglia d’Oro al Valor Militare andò, nel lontano 1916, allo Zar Nicola II con la seguente motivazione: “Per attestare alla Russia, nostra alleata, ed al suo valoroso Sovrano, l’alta ammirazione che l’Esercito e il Popolo d’Italia tributano alle vittoriose armi imperiali per la lotta formidabile e gloriosa che sostengono contro il comune nemico a difesa della civiltà e del diritto violato“.

Mentre, nella 2° Guerra Mondiale, uno dei più celebri assi della storia dell’arma aerea, il giovane Tenente della Luftwaffe Hans Joachim Marseille, la ricevette con la seguente motivazione: “Pilota da caccia di raro ardire e di incomparabile perizia, con freddo, mirabile e Cosciente coraggio in aspri cimenti e in duri combattimenti nei cieli del Mediterraneo e dell’Africa Settentrionale, abbatteva 94 velivoli che sommava ad altri 7 apparecchi abbattuti nel cielo della Manica. Esempio costante di audacia e di ardimento, di fronte al rischio, confermava sempre le sue bellissime virtù di pilota eccezionale e di superbo combattente. – Cielo del Mediterraneo e dell’Africa Settentrionale italiana, 26 aprile 1941 -18 giugno 1942“.

Due anni prima la Medaglia d’Oro al Valor Militare fu concessa anche al fondatore della nostra Aeronautica militare, nonché uno dei personaggi storici di maggiore rilievo del XX Secolo: il Maresciallo dell’Aria e Governatore della Libia Italo Balbo, caduto nei cieli di Tobruk nel 1940.

Italo Balbo

Questo “elenco”, oltre ad informare, è per rispondere alla domanda iniziale: ha senso, a distanza di decenni, discutere ancora della rimozione di onorificenze a personaggi del passato?

No. Le abbiamo già concesse e poi revocate a personalità in vita (Assad, ad esempio) perché non rispondenti ai nostri standard di Paesi democratici.

In realtà, oltre a questo motivo, il loro ridotto peso internazionale ci ha permesso di farlo senza troppe conseguenze sul versante diplomatico.

Ma siccome Tito e Mussolini continuano ad avere un peso, nel nostro presente, che forse neanche avevano nei tempi in cui sono vissuti, onde evitare che la politica si impegni troppo nella ricerca storica (non è il suo campo e sarebbe ora lo abbandonasse) sarebbe bene lasciare perdere.

Togliere adesso quei titoli non ha alcun senso ed è controproducente.

Devono restare per insegnare a noi il senso di “contestualizzazione” di fatti ed eventi del passato e alla nostra classe politica a non replicare errori nel nome della realpolitik.

Perché se Mussolini e Nicola II furono insigniti dalla Monarchia, sapere che Tito e Ceausescu sono Gran Cordoni della Repubblica italiana è un pugno nell’occhio il cui livido è bene resti a memoria degli scivoloni e delle omissioni di chi ci ha preceduto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore