Vertice Italia-Africa: il Governo Meloni e il Piano Mattei. Investimenti per rendere il Continente più moderno e vivibile

ROMA. Il vertice tra Italia e i rappresentanti di 46 Paesi africani, con 13 capi di Stato, 9 capi di Governo, 5 vice Presidenti, 9 ministri, 2 vice ministri, oltre a delegati di 25 Organizzazioni internazionali, conclusori ieri al Senato, è stato per il Governo Meloni il primo appuntamento internazionale che il nostro Paese ha ospitato da quando ha assunto la Presidenza del G7.

I vari partecipanti al Vertice Italia-Africa (Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT)

L’obiettivo è dare al Continente africano “un posto d’onore nell’agenda della nostra Presidenza del Gruppo dei Sette”, ha detto il presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.

L’intervento del capo del Governo, Giorgia Meloni (Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT)

“Abbiamo fatto questa scelta – ha aggiunto – perché l’obiettivo, di medio e lungo periodo, che ci siamo dati è quello di dimostrare che siamo consapevoli di quanto il destino dei nostri due Continenti, Europa e Africa, sia interconnesso. E pensiamo che sia possibile immaginare e scrivere una pagina nuova nella storia delle nostre relazioni. Una cooperazione da pari a pari, lontana da qualsiasi tentazione predatoria, ma anche da quell’impostazione caritatevole nell’approccio con l’Africa che mal si concilia con le sue straordinarie potenzialità di sviluppo”.

Per questo nel titolo del vertice è stato scritto: “Italia-Africa, un ponte per crescere insieme”. Perché, come ha spiegato Meloni, “è la naturale vocazione dell’Italia: un ponte tra l’Africa e l’Europa. Un ponte che noi italiani abbiamo il vantaggio di poter costruire non partendo da zero, ma dalle solide fondamenta che, molto tempo fa, un grande italiano come Enrico Mattei, fondatore dell’ENI, ha avuto la lungimiranza di saper immaginare”.

Enrico Mattei

 

L’Africa detiene il 30% delle risorse minerarie del mondo, il 60% delle terre coltivabili. Il 60% della sua popolazione ha un’età inferiore ai 25 anni.

Un Continente molto giovane che lo rende molto importante per creare occupazione stabile.

In tutto questo si inquadra il “Piano Mattei per l’Africa”.

“Un piano concreto di interventi strategici, concentrato su poche, fondamentali, priorità di medio e lungo periodo – ha evidenziato il capo dell’Esecutivo – perché occorre dire basta anche alla logica delle risorse spese in miriadi di micro interventi che non producono risultati significativi”.

Sono stati individuate cinque grandi priorità di intervento: istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua ed energia.

Per questo progetto il nostro Governo ha individuato, per iniziare, alcuni Stati suddivisi nel Quadrante subsahariano e in quello nordafricano, con l’obiettivo di estendere progressivamente questa iniziativa, seguendo una logica incrementale.

L’Italia intende puntare sull’istruzione e sulla formazione professionale. Entrambe sono, infatti, ritenute decisive perché qualsiasi investimento,”per portare ricchezza, ha bisogno di generare lavoro, e quel lavoro necessita di una adeguata istruzione e di una adeguata formazione. Per costruire ponti, ferrovie, impianti fotovoltaici, strade, scuole, ospedali, occorrono competenze e occorre la formazione ai fini di quella competenza. Penso ad esempio al Marocco, dove puntiamo a realizzare un grande Centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili”, ha spiegato Meloni.

L’Esecutivo intende anche rafforzare i legami tra il sistema scolastico italiano e quelli delle Nazioni africane. Si pensa alla riqualificazione infrastrutturale delle scuole. Un progetto che, per il 2024, terrà dentro la Tunisia. Saranno anche potenziati i sistemi di formazione e di aggiornamento dei docenti e agli scambi di studenti e insegnanti tra le nostre Nazioni.

Sulla salute il primo Paese che l’Italia ha individuato è la Costa d’Avorio. Obiettivo: migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi primari, con un’attenzione particolare ai più piccoli, alle loro mamme e alle persone più fragili.

Altro settore d’intervento sarà l’agricoltura. L’Italia non solo sulla “food security”, ma anche sulla “food safety”.

Ovvero, ha aggiunto Giorgia Meloni, “la sfida che vogliamo centrare non è solo garantire cibo per tutti, ma garantire cibo di qualità per tutti. Ed è fondamentale in questo il ruolo della ricerca, ma non credo che quella ricerca debba servire per produrre cibo in laboratorio e andare, magari, verso un mondo nel quale chi è ricco potrà mangiare cibo naturale e chi è povero si potrà permettere solo quello sintetico, con effetti sulla salute che non possiamo prevedere. Non è questo il mondo che vogliamo costruire”.

Il mondo che l’Italia vuole è un mondo nel quale venga mantenuto “il legame millenario tra uomo e terra e la ricerca aiuta ad ottimizzare quel legame, garantendo colture sempre più resistenti, tecniche di coltivazione sempre più moderne, e capaci di migliorare la qualità e la quantità delle produzioni”.

In Algeria sarà avviato un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura, mentre in Mozambico l’Italia sarà impegnata a costruire un Centro agroalimentare che valorizzi le eccellenze e le esportazioni dei prodotti locali.

In Egitto sarà sostenuta in un’area a 200 chilometri da Alessandria, la produzione di grano, soia, mais e girasole con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione, oltre ovviamente ad accompagnare la formazione professionale.

Sempre in Tunisia si sta lavorando per potenziare le stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di 8 mila ettari e creare un Centro di formazione dedicato al settore agroalimentare.

Nella Repubblica del Congo, il nostro Paese intende impegnarsi nella costruzione di pozzi e di reti di distribuzione dell’acqua soprattutto a fini agricoli, alimentati esclusivamente da energia rinnovabile.

In Etiopia, si vuole avviare il recupero ambientale di alcune aree e portare avanti interventi di risanamento delle acque, anche attraverso la formazione e il sostegno tecnico alle Università locali.

Sulla questione energetica il capo del Governo ha fatto questo ragionamento.

“Noi siamo sempre stati convinti che l’Italia  – ha detto – abbia tutte le carte in regola per diventare l’hub naturale di approvvigionamento energetico per l’intera Europa. È un obiettivo che possiamo raggiungere se usiamo l’energia come chiave di sviluppo per tutti. L’interesse che persegue l’Italia è aiutare le Nazioni africane interessate a produrre energia sufficiente alle proprie esigenze e ad esportare in Europa la parte in eccesso, mettendo insieme due necessità: quella africana di sviluppare questa produzione e generare ricchezza e quella europea di garantirsi nuove rotte di fornitura energetica.
Tra le iniziative in questo ambito voglio ricordare quella in Kenya dedicato allo sviluppo della filiera dei biocarburanti, che punta a coinvolgere fino a circa 400 mila agricoltori entro il 2027”.

Per Giorgia Meloni “questo scambio funziona se ci sono anche infrastrutture di connessione tra i due Continenti e lavoriamo da tempo anche su questo, soprattutto insieme all’Unione Europea, penso all’interconnessione elettrica ELMED tra Italia e Tunisia, o al nuovo Corridoio H2 Sud per il trasporto dell’idrogeno dal Nord Africa all’Europa centrale passando per l’Italia”.

Il Piano Mattei potrà avere successo se ci sarà il pieno coinvolgimento di tutto il “Sistema Italia” complessivamente inteso, a partire dalla Cooperazione allo Sviluppo e dal settore privato che è fondamentale coinvolgere nella strategia, dato l’enorme patrimonio di conoscenza, tecnologia e soluzioni innovative che esso può vantare.

Un passaggio del ragionamento sull’Africa fatto dal presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha riguardato l’immigrazione illegale di massa.

Un barcone carico di migranti.

Essa non sarà mai fermata, i trafficanti di vite umane non saranno mai sconfitti, se non si affronteranno, a monte, “le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria casa. È esattamente quello che intendiamo fare – ha sostenuto Meloni – da una parte dichiarando guerra agli schiavisti del Terzo Millennio e dall’altra lavorando per offrire ai popoli africani un’alternativa fatta di opportunità, lavoro, formazione e percorsi di migrazione legale”.

Il Piano Mattei può contare su una dotazione iniziale di oltre 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali circa 3 miliardi verranno destinati dal Fondo italiano per il clima, e circa due miliardi e mezzo dalle risorse della cooperazione allo sviluppo.

Sono però soldi insufficienti. Per questo il Governo intende coinvolgere le Istituzioni finanziarie internazionali, le Banche Multilaterali di Sviluppo, l’Unione Europea e altri Stati donatori, che già hanno dichiarato la loro disponibilità a sostenere progetti comuni.

Entro quest’anno sarà creato un nuovo strumento finanziario, assieme a Cassa Depositi e Prestiti, per agevolare gli investimenti del settore privato nei progetti del Piano Mattei.

La Conferenza sull’Africa è da considerarsi uno dei tanti momenti in cui la politica estera italiana concretizza il suo lavoro.

“E attraverserà – ha concluso il capo del Governo – tutto l’anno della Presidenza G7, perché come sapete intendiamo portare l’Africa anche al centro delle tematiche principali della discussione del G7”.

FOTO DI COPERTINA: Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

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