Guardia di Finanza, a Livorno sequestrati 80 chili di cocaina per un valore commerciale di 19 milioni di euro

Livorno. I militari del Comando Provinciale di Livorno della Guardia di Finanza, su ordine della Procura della Repubblica labronica, hanno eseguito, con la collaborazione di Finanzieri, anche dell’A.T.P.I. (Antiterrorismo pronto impiego), dei Comandi Provinciali di Roma (tra i quali taluni in forza al Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia economico finanziaria della capitale) e di Latina, a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere – emesse dal Giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale – nei confronti di altrettante persone, a vario titolo indagati per i reati di traffico di sostanze stupefacenti e sostituzione di persona, anche mediante la fabbricazione e l’utilizzo di documenti di identificazione contraffatti.

Gli arresti della Guardia di Finanza di Livorno

Perquisizioni anche nelle province di Latina, Roma e Modena.

Tra i destinatari del provvedimento cautelare figura un pregiudicato molto noto negli ambienti del crimine, fratello di un capo clan di etnia Rom operante nella zona pontina, con numerosi precedenti penali e di polizia connessi a rapine, usura, detenzione di armi, ricettazione, plurime violazioni delle misure di prevenzione.

L’indagine è partita dal sequestro di 80 chilogrammi di cocaina eseguito nel porto di Livorno dai Finanzieri del Gruppo di Livorno e da funzionari del locale Ufficio doganale. La droga, una volta lavorata ed immessa sul mercato con la vendita al dettaglio, avrebbe fruttato 19 milioni di euro.

La droga ritovata

I narcotrafficanti erano riusciti a fare arrivare in Italia questo quantitativo in un container proveniente da San Antonio (Cile). All’interno del quale era stata caricata una cisterna di grosse dimensioni, sostenuta da due grandi supporti di metallo, all’interno dei quali erano state ricavate delle intercapedini ove erano occultati ben 160 panetti di cocaina purissima dal peso di 500 grammi cadauno.

Le intercapedini dove era nascosta la droga

L’ingegnoso stratagemma a cui avevano fatto ricorso i corrieri per occultare la droga e non renderla visibile ad occhio nudo non è stato sufficiente, infatti, ad eludere i controlli.

L’individuazione del carico è stata resa possibile anche grazie all’utilizzo dello scanner a disposizione dell’Ufficio delle Dogane di Livorno, il quale evidenziava un’anomalia all’interno dei supporti di metallo, tanto da allertare i funzionari doganali e i finanzieri che decidevano di approfondire l’ispezione.

Il successivo taglio dei manufatti in metallo ha, così, consentito di rinvenire e sequestrare lo stupefacente occultato nei sostegni di acciaio della cisterna, fabbricati ad hoc con doppi fondi.

Le successive, approfondite indagini, anche di natura tecnica, nell’ambito dell’operazione denominata “White Iron”, hanno permesso di individuare chi aveva effettuato l’importazione dell’ingente partita di cocaina.

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