G7 Ambiente: il ministro Gilberto Pichetto Fratin e il summit di Torino. Grande spazio al nucleare. I movimenti antagonisti preparano la mobilitazione su posizioni “alla fritto misto”

ROMA. A poco più di una settimana dal vertice G7 dedicato al clima, all’energia e all’ambiente che si terrà a Venaria Reale (Torino) il Governo Meloni intende presentare ai partner “la continuità degli impegni assunti in ambito G7 e G20”.

Nel corso di una conferenza stampa, a Roma, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha ribadito che il nostro Paese vuole imprimere “una forte spinta allo sviluppo delle rinnovabili e di allargare gli orizzonti a tutte le fonti che, con il supporto scientifico, possano garantirci la sicurezza energetica, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi ambientali”.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin

“Altrettanta forza – ha aggiunto il ministro – vogliamo dare alle politiche di adattamento, cruciali per la tenuta e la resilienza dei sistemi naturali ed economici, anche nei Paesi africani”.

Il vertice inizierà il 29 aprile con la plenaria dei ministri.

Il giorno dopo si terrà una nuova plenaria di tutti i ministri del G7  con l’obiettivo di definire il comunicato conclusivo.

Una conferenza stampa congiunta del ministro Gilberto Pichetto con i suoi omologhi del Giappone e del Canada, rispettivamente la precedente e la prossima Presidenza G7, concluderanno il summit.

A Venaria, oltre ai titolari dell’Ambiente di Italia, Francia, Germania, Canada, Stati Uniti, Giappone, Regno Unito e Commissione europea sono stati invitati la Presidenza Cop 28 (Emirati Arabi Uniti) e quella Cop 29 dell’Azerbaigian, il Brasile quale presidenza di turno del G20 (molto importante il suo ruolo nel settore dei biocarburanti), l’Arabia Saudita e, nel quadro del focus sull’Africa, la Mauritania quale presidenza di turno dell’Unione Africana, il Kenya, l’Algeria e la Banca Africana di Sviluppo.

I lavori prevedranno anche la presenza di organizzazioni internazionali: per la sessione Clima ed Energia, la AIEA, IRENA, ODI e la Conferenza sui cambiamenti climatici.

Per la parte Ambiente prevista la presenza di UNDP, OCSE e UNEP.

I TEMI CHE SARANNO AFFRONTATI

Tanti i temi nel programma dei lavori.

Sull’ambiente il focus sarà sul consumo e la produzione sostenibili, l’economia circolare e l’efficienza delle risorse, con particolare riferimento al tema del riciclo delle materie prime critiche e della circolarità nell’industria tessile e nella moda.

Verranno poi affrontati gli ambiti legati al contrasto dell’inquinamento per natura e persone, la biodiversità, gli ecosistemi, il mare e gli oceani.

Molto importante viene ritenuto anche il tema dell’’uso sostenibile delle risorse idriche che hanno creato, nel mondo, anche conflitti.

L’Italia intende stringere sempre più rapporti stretti con i Paesi dell’Africa, grazie anche al Piano Mattei, su temi trasversali quali il contrasto al degrado del suolo e la lotta alla desertificazione, l’uso delle tecnologie avanzate per il monitoraggio e la prevenzione degli effetti dei cambiamenti climatici e la sostenibilità delle filiere produttive.

Nella sessione dedicata al clima e all’energia sarà affrontato il tema della Net-zero.

Si tratta di un’agenda, con obiettivi volti a potenziare i sistemi di accumulo e flessibilità, in modo da gestire il forte apporto delle rinnovabili.

Al centro anche il potenziamento dell’efficienza energetica e il rafforzamento della sicurezza, in particolare per la catena di approvvigionamento dei minerali critici necessari per lo sviluppo delle rinnovabili.

Si vuole anche puntare su nuove tecnologie energetiche tra cui ricerca e sviluppo del nucleare sostenibile, ridurre le emissioni di metano e promuovere la collaborazione con i Paesi terzi, specie con quelli più vulnerabili e con gli Stati africani, sul fronte dello sviluppo di risorse energetiche, infrastrutture locali e adattamento.

Il tema del nucleare che dopo il referendum abrogativo del 1987, promosso dal Partito Radicale, Verdi e DP, dopo gli accadimenti inerenti al disastro di Černobyl’ del 1986 è tornato di attualità

Nel corso del vertice di Torino, ha spiegato Pichetto, si parlerà di fusione e di fissione.

Molo importante, per il futuro, sarà anche la questione del Deposito nazionale necessario per smaltire i rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, attualmente stoccati in depositi temporanei, presenti nei siti degli impianti nucleari disattivati, dove la Sogin sta portando avanti le attività di mantenimento in sicurezza e decommissioning.  

Un’immagine della Centrale nucleare di Caorso, non più in uso da quando il Paese ha scelto di abbandonare l’utilizzo dell’energia nucleare

Al Deposito nazionale confluiranno anche i rifiuti attualmente stoccati in depositi temporanei non gestiti da Sogin, che provengono da fonte non energetica, ossia quelli derivanti dalla ricerca, dall’industria e dalla medicina nucleare, che continuano inevitabilmente ad essere prodotti anche in Italia, come in tutti gli altri Paesi evoluti.

Oggi, al contrario di quanto accade all’estero, non esiste ancora in Italia una struttura centralizzata in cui sistemare in modo definitivo i rifiuti radioattivi.

La sua disponibilità permetterà di smaltire definitivamente tutti i rifiuti radioattivi italiani e di completare il decommissioning degli impianti nucleari così da poter restituire i siti che li ospitano privi di vincoli radiologici.

La realizzazione del Deposito non solo consentirà all’Italia di allinearsi a quei Paesi che da tempo hanno in esercizio sul proprio territorio depositi analoghi, o che li stanno costruendo, rispettando così gli impegni etico-politici nei confronti dell’Unione Europea, ma anche di valorizzare a livello internazionale il know-how acquisito.

Il progetto comprende anche la realizzazione di un Parco Tecnologico, le cui attività, tra le altre cose, stimoleranno la ricerca e l’innovazione nei settori dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi, creando nuove opportunità per professionalità di eccellenza.

L’Unione Europea (articolo 4 della Direttiva 2011/70) prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati.

La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a molto bassa e bassa attività.

Per sistemare definitivamente i rifiuti a media e alta attività, alcuni Stati Ue, tra cui il nostro,  hanno la possibilità di studiare la localizzazione di un deposito profondo (geologico) comune in Europa allo scopo di fruire dei potenziali vantaggi di una soluzione ottimizzata in termini di quantità di rifiuti, costi e tempi di realizzazione, così come prospettato dalla Direttiva EURATOM 2011/70.

LE CONTESTAZIONI

In occasione del G7 a Torino esiste, da giorni, una mobilitazione via canali Telegram del mondo antagonista contro le scelte dei Governi.

Per domenica 28 aprile è già in agenda una manifestazione nel Parco Galileo Galilei di Venaria. E a leggere un documento scritto per l’occasione si assiste ad una “sorta di fritto misto”.

“La scelta di mettere insieme le tematiche dell’energia e dell’ambiente – è scritto – è in se indicativa della volontà di considerare la tutela ambientale una variabile dipendente dagli orientamenti in materia di energia, con un ben chiaro rapporto gerarchico”.

Vengono messi all’indice la COP 23 perchè tenutasi in Qtar “un Paese che galleggia su un mare di gas e petrolio”, sull’Azerbaijan “che deve la propria fortuna sull’essere un hub energetico basato principalmente sulle fonti fossili”.

Fonti fossili messe anch’esse nel mirino percrhè “privilegiate da Governi e dalle multinazionli energetiche”.

Altro avversario è l’ENI che “invece di rallentare accelera” nell’esplorazione e nella produzione di combustibili fossili

Le missioni fuori area a cui partecipano i soldati italiani per gli antagonisti sono considerati un “necolonialismo”. E l’ENI e il nostro Paese in toto sono considerati colpevoli di sfruttare risorse.

E da qui arrivare al flusso dei migranti verso l’Italia, dove i Paesi ricchi mettono in atto “una ferocia predatoria” è un attivo. Il tutto sotto un nuovo, vecchio slogan quello delle “politiche neocoloniali”.

Dito puntato anche contro i rapporti Italia-Niger dove i militari che qui sono impegnati per l’addestramento delle locali Forze Armate e di Polizia sono considerati “un tassello fondamentale nell’esternalizzazione dela guerra ai migranti e, non secondariamente, per il controllo delle risorse di uranio nel Paese”.

E oggi,in diverse città italiane, si è tenuto lo sciopero per il clima indetto da Fridays For Future Italia, la branca italiana del movimento dei giovani ispirato da Greta Thunbrerg.</
Sono stati uniti temi climatici a quelli politici e sociali, come la richiesta di un cessate il fuoco in Palestina, la scuola, il G7 in Puglia, le vertenze sindacali come quelle della Gkn, le lotte transfemministe, le disuguaglianze fra il Nord e il Sud del mondo, la contestazione al Piano Mattei, all’Eni e al raddoppio del gasdotto Tap.

Come si presenta un gasdotto.

Ovvero il “fritto misto” come avevamo scritto più sopra.

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