Carabinieri: nel Reggino e nel Milanese sequestrati beni del valore di circa un milione di euro ad una persona (già condannata) del clan Piromalli

Reggio Calabria. I Carabinieri del R.O.S., coadiuvati da quelli dei Comandi Provinciali di Reggio Calabria e Milano, hanno eseguito, oggi, un decreto di sequestro di beni emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione – di Reggio Calabria su proposta della locale Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di A.P., condannato, in appello, a 19 anni e 4 mesi di reclusione (per la quale è ricorrente in Cassazione) in quanto ritenuta responsabile di associazione mafiosa, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata.

I Carabinieri di eseguono un sequestro di beni

I beni sequestrati, che hanno un valore complessivo pari a circa 1.000.000 di euro, sono localizzati nelle province di Reggio Calabria e Milano e sono costituiti da 3 complessi aziendali e varie disponibilità finanziarie.

L’attività, condotta dal R.O.S., è originata dagli esiti dell’Operazione “Provvidenza” che si è conclusa nel 2017.

Le indagini patrimoniali svolte hanno scoperto, allo stato degli atti e salve le successive valutazioni fino al passaggio in giudicato della sentenza, il controllo esercitato dalla cosca Piromalli di parte della filiera commerciale agricola reggina, condizionata tramite un consorzio colpito dal provvedimento ablativo, attraverso il quale ingenti quantitativi di agrumi venivano inviati verso il mercato ortofrutticolo di Milano per la successiva vendita.

Analogamente veniva confermata, sempre allo stato degli atti, l’operatività della cosca stessa all’interno del mercato ortofrutticolo di Milano, dove è stata censita la riconducibilità all’organizzazione mafiosa di un’impresa (parimenti sottoposta a sequestro) che gestisce un posteggio di rivendita all’ingrosso di frutta e verdura.

Tale impresa, da quanto emerso dalle risultanze investigative e processuali veniva, inoltre, impiegata da A.P. a prezzi e condizioni da lui stesso decisi, per commercializzare una partita di agrumi di scarsa qualità che non era stata accettata da nuovi clienti dell’Est Europa.

Nell’hinterland milanese è stata inoltre individuata un’impresa di import-export formalmente di proprietà di una società avente sede negli Stati Uniti d’America e risultata invece riconducibile direttamente alla stessa persona, oggetto del sequestro dei beni.

Quest’ultima impresa, la cui branch italiana è stata colpita dal decreto di sequestro, era stata in particolare utilizzata, insieme ad altre società operative nel territorio USA, per perpetrare una frode alimentare in danno di società americane che operano nel settore della grande distribuzione, attività illecita questa che avrebbe permesso alla cosca, secondo le risultanze allo stato degli accertamenti a fondamento del provvedimento in esecuzione, di realizzare un guadagno complessivo compreso tra i 1,5 ed i 2 milioni di euro.

Le società del gruppo operative negli Stati Uniti, infatti, avevano acquistato – tramite l’intermediazione fornita dalla persona ed il supporto logistico prestato dalla impresa oggetto del sequestro – diversi container, spediti dal porto di Gioia Tauro, contenenti una miscela di olio di sansa d’oliva che era stata poi rivenduta negli Stati Uniti ad operatori rilevanti della grande distribuzione come olio extra-vergine d’oliva.

Per aumentare l’operatività del sistema, è emerso ancora dall’inchiesta, la stessa persona era inoltre intervenuta nell’affare illecito immettendo fondi di origine ignota che consentivano, così, l’acquisto di ulteriori partite di olio di sansa dall’Italia, da rivendere sempre negli Stati Uniti come pregiato olio extra-vergine.

 

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