Attacchi cibernetici: colpita la SIAE. E’ assolutamente doveroso ripensare i piani di cybersecurity delle Aziende

Di William Nonnis* 

Williams Nonnis

Roma. Ci risiamo nuovamente… A questo giro tocca alla SIAE

Un ennesimo attacco hacker, stavolta alla SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) pone sempre più in evidenza, le gravissime falle di sicurezza di data base, in cui sono inserite ingenti quantità di informazioni sensibilissime.

Dati relativi a registrazioni, brani ancora inediti, musiche e testi che la Società avrebbe dovuto tutelare per proprietà intellettuale, sono bellamente finiti nella borsa dei criminali digitali, assieme a dati personali, quali domicilio, contatto, documenti d’identità, cambi di residenza, serie di dichiarazione fiscali etc, non solo di tantissime persone comuni, ma anche di artisti molto noti, alcuni dei quali finiti già sotto scacco estorsivo.

Il gruppo di attaccanti, che si è firmata Everest, si è insinuata nel sistema attraverso il pishing, ossia raggirando con una truffa in rete qualche utente iscritto alla SIAE, tramite il quale poi è riuscita a mettere mano agli archivi della Società.

L’attacco poi è avvenuto in forma atipica, senza l’utilizzazione di cryptolocker, un trojan che consente la criptazione dei dati sottratti, lasciando così, assolutamente leggibili tutte le informazioni che gli hacker hanno minacciato di mettere in rete, perché appetibilissime per i fans, oppure che possono vendere nel Dark Web.

Occorre maggiore attenzione agli attacchi cyber da parte delle aziende

Beffa nella beffa, alcuni degli attaccanti, rintracciati dalla stampa, hanno dichiarato, essere il grado di difficoltà di manomissione pari a 1, in una scala da 1 a 10, aggiungendo di non aver mai incontrato un grado di sicurezza così violabile, proprio dove ci sarebbe stata invece più necessità di protezione delle informazioni.

La data-exfiltration, di informazioni non crittografate e la richiesta di riscatto, sono stati quindi una macroscopica via per evidenziare i buchi di una sicurezza del tutto inidonea al suo compito.

Pertanto, non è più auspicabile, ma assolutamente doveroso, ripensare i piani di cybersecurity delle Aziende, di ogni tipo di azienda, nei termini analitici di Crisis management (gestione delle crisi aziendali), tenendo assolutamente in conto del grado di infrastrutture critiche che sottendono tutto l’apparato informatico.

Che manchi già dai vertici dirigenziali l’esatta consapevolezza della nevralgica questione sicurezza, lo si comprende bene dalle parole del direttore generale della SIAE Gaetano Blandini che, ai microfoni del TG1 (https://bit.ly/3bn9tg9), ha riportato la seguente affermazione Per fortuna non sembrerebbe esserci dati economici relativi ad Iban bancari, solo dati anagrafici, come carte d’identità, codici fiscali, e dati di molti nostri dipendenti”.

Non solo, infatti, circa 3gb di dati sono già stati pubblicati online, dati il cui contenuto è estremamente sensibile, essendo, oltre alle informazioni di residenza, anche pubblicati codici bancari IBAN, a tal proposito alla conferma di pubblicazione di dati sensibili, le richieste sono arrivate addirittura ai diretti interessati (Al Bano, Bersani, Povia etc).

Minimizzare gli esiti dell’attacco hacker e negarne la gravità, significa fraudolentemente mentire a tutti gli utenti iscritti, sul gravissimo danno riportato alla loro privacy, con forti ricadute anche economiche e, in maniera più larga, anche a tutta la comunità, portandola a sottovalutare i rischi di tali attacchi.

Consapevolezza, conoscenza e responsabilità nell’utilizzo degli strumenti informatici, sono infatti il miglior presidio all’integrita’ dei nostri dati sensibili, che sono sempre più  alla mercé di ottimi informatici,  ma senza scrupolo, i quali vendono la nostra privacy per facili guadagni.

Il diniego, da parte del direttore SIAE , a pagare il  riscatto, così come da lui stesso dichiarato, ha provocato quindi la vendita da parte degli hacker di dati “famosi”, messi in circolo per mezzo milione di dollari.

L’incursione hacker nel sistema di protezione dell’editoria musicale, non è un attacco qualunque perché “ai sensi della legge 9 gennaio 2008, n. 2, la SIAE è Ente pubblico economico a base associativa, disciplinato secondo le regole del diritto privato.”

La SIAE opera, infatti, sotto la vigilanza congiunta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, ed è in stretta correlazione con il Ministro dell’economia e delle finanze  per le materie di sua specifica competenza.

Essendo la SIAE un’ente che sotto vigilanza da parte della Presidenza del Consiglio, rimando ad un mio precedente articolo,  “Pubblica Amministrazione e Cybersecurity”(https://bit.ly/3p6JSji), per sottolineare, ancora una volta, la necessità di una visione a lungo raggio, in ambito dirigenziale, delle condizioni delle infrastrutture critiche del nostro Paese, attraverso le quali passa, imprescindibilmente, un piano serio e realizzabile di protezione dei dati dei cittadini,  e quindi degli stessi cittadini.

Infrastrutture, dicevamo, e una capillare opera di informazione-formazione tecnologica, in tutto il tessuto sociale,  per rendere correttamente usabile e sicura la nuova realtà digitale.

Come dichiarato tante volte, ritengo che a breve gli attacchi hacker saranno ancora più numerosi e all’ordine del giorno, per la loro banalità di esecuzione, in un sistema colabrodo, e perciò, estremamente fallace.

I dati dello scorso luglio nel  nostro Paese hanno riportato, infatti, un numero enorme di incursioni da parte della pirateria informatica, circa  5 mila attacchi a settimana, incursioni dovute al numero enorme, ed in continuo aumento, di IoT nelle sue forme piu evolute IoE.

Tali sensori presenti in ogni ambito della nostra quotidianità, allo scopo di semplificarla, se non ben schermati, si trasformano in un esercito di cavalli di Troia, pronti ad insediare da dentro la nostra sicurezza e privacy.

Dati certi, recensiti da Kaspersky, leader nella sicurezza informatica, parlano di attacchi raddoppiati di semestre in semestre ai dispositivi IoT, con una percentuale in salita al 93% per l’Italia.

Con tali numeri, è impensabile non procedere ad un’analisi a lungo termine del progetto di digitalizzazione che si vuole realizzare, su una distanza temporale di almeno trent’anni, per procedere in modo organizzato e strutturato, alla creazione di un intero habitat digitale, modellato da tecnici ed esperti in funzione dell’uomo e del suo benessere.

Per far sì che l’innovazione tecnologica non sia un’arma dannosa nelle mani di qualcuno, ma una straordinaria opportunità nel paniere di tutti, è assoluto must l’implementazione e riqualificazione delle infrastrutture critiche, assieme ad una pianificazione sistemica del comparto sicurezza, anche e soprattutto grazie al ruolo dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale (ACN).

Un ente che dovrebbe essere fucina di altissime competenze e specializzazioni in ambito di sicurezza, messe a servizio della comunità sotto il vessillo di una GOVERNANCE per il #buonfuturo di #tutti

*Full Stack & Blockchain Developer, esperto Blockchain, riconosciuto tra i 10 Top Influencer Blockchain Developer per MondoCrypto. E’ conosciuto da questo mondo come il “purista della Blockchain”

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