Difesa e Sicurezza: sperequazioni previdenziali a carico del personale del comparto. La senatrice Pinotti presenta un DDL

Di Alessandro Monaco*

Roma. Come noto, l’importo annuo delle pensioni, o la quota parte di esse, calcolate con il metodo contributivo, viene determinato moltiplicando l’ammontare, rivalutato, di tutti i contributi versati (cosidetto “montante contributivo“) per il coefficiente di trasformazione (espresso in percentuale) relativo all’età posseduta all’atto del pensionamento .

Cosa succede alle pensioni dei dipendenti del comparto Difesa e Sicurezza?

I predetti coefficienti, introdotti con la legge 335/95 (riforma DINI ) vengono stabiliti con Decreto del Ministero del Lavoro, inizialmente con cadenza decennale, poi triennale ed infine biennale a partire dal 2019; quello attualmente in vigore è relativo al biennio 2021-2022.Comparto Difesa

Negli ultimi anni, i coefficienti vengono calcolati non più soltanto in rapporto alle aspettative di vita ma mediante l’utilizzo di un algoritmo che tiene conto dell’incidenza statistica dell’eventuale reversibilità ai superstiti e della stima di lungo periodo delle variabili macroeconomiche.

Pertanto, con il calcolo contributivo delle pensioni, lo Stato, mediante l’utilizzo dei predetti fattori statistici, restituirà al pensionato, nell’arco dei rimanenti anni di vita, quanto da egli stesso versato, con le ovvie dovute rivalutazioni.

E’ quindi palese che, a parità di importo totale di contributi versati, l’importo annuo della pensione varierà in rapporto all’età posseduta all’atto del pensionamento perché da questa dipenderanno le aspettative di vita (statisticamente quanti anni rimangono da vivere) e pertanto il numero di ratei mensili di pensione che lo Stato dovrà corrispondere.

Da quanto premesso, emerge l’importanza non solo dell’ammontare dei contributi versati ma anche dell’età anagrafica all’atto del pensionamento che contribuisce in maniera determinante al calcolo del coefficiente di trasformazione.

Attualmente detto coefficiente è pari al 4,515% o al 5,575% se si hanno rispettivamente 60 0 67 anni.

In sintesi e per estrema chiarezza, a parità di montante contributivo, un 60enne percepirà una pensione annua pari al 4,515% di esso mentre quella di un 67enne sarà del 5,575% e pertanto maggiore di circa il 23,5%.

In tale quadro normativo è evidente che gli appartenenti al Comparto Difesa e Sicurezza sono enormemente penalizzati rispetto agli altri dipendenti pubblici in quanto il limite d’età per il personale del citato comparto è di 60 anni (ad esclusione dei gradi apicali o di particolari posizioni) mentre quello dei dipendenti pubblici è di 67 anni.

 

Appare pertanto iniquo il comportamento di uno Stato che impone a dei suoi Servitori di interrompere la propria attività lavorativa con ben sette anni di anticipo rispetto agli altri dipendenti pubblici, senza però che siano previste norme perequative che riconoscano parità di trattamento pensionistico per il personale posto in pensione al compimento del limite d’età, qualunque esso sia, applicando il coefficiente di trasformazione relativo alle pensioni di “ vecchiaia “ dei pubblici dipendenti.

Per sopperire a tale palese iniquità, la Senatrice Roberta Pinotti, presidente della Commissione Difesa del Senato, ha presentato, in data 15 aprile 2021, il Disegno di Legge numero 2180 ove è previsto che al personale delle Forze Armate, delle Forze di Polizia e del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco che cesserà dal servizio per raggiunti limiti d’età, la pensione annua lorda, o la parte di essa, calcolata con il metodo contributivo, sia determinata utilizzando il coefficiente di trasformazione relativo al limite d’età, qualunque esso sia, dei dipendenti pubblici.

Roberta Pinotti, presidente della Commissione Difesa del Senato

Tale innovativa proposta è nel solco della norma introdotta dalla legge n.183/2010 che riguarda la specificità del ruolo, dello stato giuridico, dei compiti, delle limitazioni personali e soprattutto dei requisiti di efficienza operativa richiesti al personale del comparto Difesa e Sicurezza.

Gli altri firmatari del DDL sono altri esponenti del PD, del Movimento 5 Stelle, di Forza Italia e del Gruppo Misto (di provenienza 5 Stelle ), ma NESSUNO della Lega e di Fratelli d’Italia.

Profondo rammarico per la condotta della Lega che, facendo parte della maggioranza al Governo del Paese, vota e licenzia quotidianamente provvedimenti insieme al PD ed ai 5 Stelle e, pertanto, parrebbe che, malgrado le tante “ felpe “ indossate, nel concreto, non si dimostri alcuna vicinanza ai primi Servitori dello Stato.

Speranza, invece, che il comportamento tenuto da Fratelli d’Italia sia stato unicamente dettato da logiche connesse con il proprio ruolo di forza d’opposizione e che non si voglia ostacolare l’iter parlamentare del provvedimento e che, anzi, si decida a votare convintamente a favore, in quanto, come più volte dichiarato dall’Onorevole Giorgia Meloni, una proposta ritenuta giusta e corretta va appoggiata, indipendentemente dalla forza politica che l’ha presentata.

Il DDL è attualmente all’esame di varie Commissioni del Senato (Lavoro, Affari Costituzionali, Difesa, Bilancio) ed è pertanto senz’altro questo il momento che la Lega e Fratelli d’Italia dimostrino, NEI FATTI, quanto hanno a cuore le problematiche del personale del Comparto Difesa e Sicurezza.

*Generale di Brigata (ris.) – Ufficiale del Corpo di Amministrazione dell’Esercito

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