Guardia di Finanza: ad Ancona scoperta gigantesca frode fiscale da quasi 2 miliardi di euro. Indagati 85 imprenditori italiani e cinesi e sequestrati 350 milioni di euro

Di Antonella Casazza

ANCONA. Sono davvero imponenti i numeri della maxi-frode fiscale scoperta dai finanzieri del Comando provinciale di Ancona i quali, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica ed in prosecuzione di un’analoga indagine, hanno chiuso il cerchio su una rete criminale dedita a gravi reati finanziari e tributari.

Il primo segmento investigativo dell’importante operazione odierna era infatti stato generato dalla scoperta di alcuni laboratori gestiti da cittadini cinesi, collegati questi ad una parella rete di “società-fantasma” responsabili dell’emissione di fatture false per circa 150 milioni di euro, a cui si è affiancata un’evasione di circa 33 milioni di euro in termini di IVA evasa nonché di altrettanta consistenza finanziaria in termini di Imposte Dirette sottratte al Fisco.

Una parte del denaro contante sequestrato

Tale operazione era stata infatti denominata “Fast & Clean” per la velocità con cui le operazioni illecite venivano portate a termine, per effetto delle quali i responsabili potevano garantirsi la “ripulitura” del denaro mediante la simulazione di operazioni commerciali in realtà mai avvenute, peraltro con immediata disponibilità di denaro derivante da frodi fiscali che finiva così per essere intascato da imprenditori italiani e cinesi.

Proprio sulla scia di tale operazione il lavoro degli inquirenti è dunque proseguito con l’intervento degli specialisti del Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata (GICO) in forza al Nucleo Polizia Economico Finanziaria di Ancona, i quali sono riusciti a far emergere una ulteriore rete composta da ben 140 imprese – la maggioranza delle quali localizzate Lombardia – e tutte da ritenersi semplici “cartiere”, ovvero compagini esistenti solo sulla carta ma assolutamente prive d’una reale struttura operativa.

Gli investigatori delle Fiamme Gialle anconetane durante un’indagine telematica

Società che dunque non disponevano di risorse materiali e tantomeno lavorative, ma che – tra il 2022 ed il 2023 – sono comunque riuscite ad emettere fatture false per l’incredibile cifra di un miliardo e 700 milioni di euro.

In ragione di ciò la competente Autorità Giudiziaria ha disposto un sequestro preventivo – cosiddetto  “per equivalente” – da 350 milioni di euro che ha riguardato conti correnti bancari, costose autovetture, denaro contante, beni di lusso e unità immobiliari.

All’imponente sequestro si sono inoltre affiancati 34 decreti di sequestro preventivo d’urgenza emessi dalla Procura della Repubblica di Ancona, che hanno riguardato altrettante imprese ritenute responsabili di un’evasione dell’IVA ammontante ad almeno 22 milioni di euro.

Sempre nel medesimo contesto sono state oltre 30 le perquisizioni eseguite da 100 militari fiamme gialle in diverse località della Lombardia, del Veneto, della Toscana e della Sicilia, con il contestuale blocco 1.569 conti bancari.

Sottoposte a sequestro preventivo anche le 140 finte imprese, nei confronti delle quali è stata disposta la cancellazione al fine di bloccarne le attività fraudolente, nonché interdetto ogni loro rapporto con il sistema bancario italiano.

Nella vicenda va inoltre rilevato come gli approfondimenti investigativi eseguiti sul conto delle finte imprese che emettevano le “fatture-fake”, abbiano altresì rilevato la presenza di centri di elaborazione dati che operavano per conto delle imprese medesime, consentendo a molteplici beneficiari (imprenditori italiani e cinesi) di evadere le imposte, di riciclare il denaro mediante trasferimento in territorio estero, nonché di ottenere – in tempi pressoché immediati – la retrocessione del denaro frutto di tali azioni criminali.

Per gli inquirenti si tratterebbe dunque d’una fenomenologia illecita tecnicamente definita “underground bank”, ovvero una banca occulta al servizio dell’economia illegale che, avvalendosi d’una struttura molto ben organizzata quanto complessa, è in grado di trasferire e riciclare somme dai volumi miliardari oltre che di utilizzare provviste di denaro contante (ovviamente non tracciato) che vengono in parte restituite all’impresa destinataria delle fatture false.

Resta comunque opportuno evidenziate come i provvedimenti eseguiti siano a tutti gli effetti misure d’ordine cautelare disposte in sede di indagini preliminari (avverso i quali sono previsti i relativi mezzi di impugnazione) mentre i destinatari delle stesse, ovvero i soggetti sottoposti ad indagini, sono da ritenersi presunti innocenti fino a sentenza definitiva di condanna.

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