II Guerra Mondiale: Lyudmila Mikhailovna Pavlichenko il cecchino che divenne Stella d’Oro di Eroe dell’Unione Sovietica

Di Paola Ducci*

MOSCA (nostro servizio particolare). All’alba del 22 giugno 1941 Hitler violò il patto di non aggressione con Stalin e lanciò l’Operazione “Barbarossa”.

Il 22 giugno 1941 iniziò l’Operazione “Barbarossa”

Tre milioni di soldati dell’Asse, 6 mila cannoni, 2 mila aerei da guerra della Luftwaffe e migliaia di carri armati si riversarono in Ucraina.

Infatti Kiev era uno degli obiettivi finali di Hitler insieme a Mosca e Leningrado.

Quella mattina Lyudmila Mikhailovna Pavlichenko, 24 anni, studentessa di Storia all’Università di Kiev, come sempre si stava recando a lezione quando improvvisamente l’isolato fu bersagliato dai proiettili di uno sciame di caccia nazisti.

Si mise  al riparo e appena riavutasi dallo spavento decise  che  qualcosa andava fatto: si sarebbe arruolata.

Come molte ragazze e ragazzi dell’epoca, Lyudmila era appassionata di sport e attività militari.

Lyudmila-Pavlichenko

Era un’eccellente tiratrice naturale e aveva vinto diverse medaglie in gare regionali di tiro con la carabina.

Così la mattina dopo si presentò all’ufficio di reclutamento in abiti poco consoni alla situazione: tacchi alti, un abito in crêpe de chine, con le unghie curate e i capelli ben pettinati.

Sembrava più un’attrice  del cinema che una futura killer di nazisti.

Naturalmente il reclutatore rise di lei. Ma Lyudmila se  l’aspettava, così tirò fuori dall’elegante borsetta il diploma di tiro, il distintivo di tiratore Voroshilov e altre onorificenze di tiro e paramilitari.

Li lasciò cadere lentamente sul tavolo davanti al reclutatore che aveva riso di lei. L’espressione sul volto dell’uomo cambiò.

“Ti sporcherai le unghie”, le disse mentre timbrava la domanda. Accettata.

La Pavlichenko stava per diventare una delle 2 mila donne cecchino in servizio nell’Armata Rossa, di cui solo 500 sarebbero sopravvissute alla guerra.

Dopo aver seguito un addestramento sommario sulle tattiche militari e di cecchinaggio di base, la giovane Lyudmila Pavlichenko ricevette in dotazione un Mosin-Nagant da 7,62 mm, a cinque colpi, arma adottata come fucile standard per i cecchini nel 1932.

Un francobollo dedicato  a Lyudmila-Pavlichenko (1943)

Con un mirino telescopico a 4 ingrandimenti poteva sparare con precisione a una distanza di 1.250 metri. Uccise i suoi primi due soldati nemici presso Beljajevka.

La soldatessa Pavličenko combatté circa 80 giorni presso Odessa, dove le si attribuirono 187 soldati nemici uccisi e le vennero conferiti svariati avanzamenti di grado. Il suo bilancio ufficiale finale fu di 309 uccisioni.

Tuttavia, poiché spesso lavorava da sola e ogni uccisione doveva essere verificata, il suo numero effettivo potrebbe essere stato più vicino a 500.

Nel giugno 1942 fu ferita da un colpo di mortaio ed essendo ormai  un’eroina di Stato, le fu negato il permesso di continuare a combattere e di conseguenza fu trasferita nelle retrovie.

Dopo la promozione al grado di Maggiore, la Pavličenko divenne istruttore e addestrò centinaia di tiratori sovietici fino alla fine della guerra.

Fu inviata in Canada e negli Stati Uniti per una visita di propaganda e divenne la prima cittadina dell’Unione Sovietica ad essere ricevuta da un presidente degli Stati Uniti d’America, dove Franklin D. Roosevelt e sua moglie le diedero il benvenuto alla Casa Bianca.

Churchill, Roosevelt e Stalin durante la Conferenza di Yalta

Rimane famoso il suo incontro con Charlie Chaplin: quando le fu presentata, l’attore le baciò  galantemente le dita una ad una dicendo: “È davvero notevole che questa mano piccola e delicata abbia ucciso nazisti a centinaia”.

Fece un’apparizione all’International Student Assembly, a Washington, dove fu acclamata come un’eroina e si recò a New York per un ciclo di discorsi, interviste e conferenze.

In Canada le fu regalato un fucile Winchester con ottica di precisione, successivamente esposto al Museo Centrale delle Forze Armate a Mosca.

Nel 1943 fu insignita della Stella d’Oro di Eroe dell’Unione Sovietica.

Dopo la guerra riuscì a laurearsi all’Università di Kiev e iniziò una carriera come storica.

Un secondo francobollo commemorativo dedicato all’eroina sovietica

Dal 1945 al 1953 fu assistente ricercatore del Quartier Generale della Marina Sovietica, per il quale partecipò a una lunga serie di conferenze e congressi. In seguito fu membro attivo del Comitato Sovietico Veterani di Guerra.

Ljudmila Pavličenko morì il 10 ottobre 1974, a soli 58 anni ed  è sepolta nel cimitero di Novodevičij a Mosca.

*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa

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