FRANCIA: SUCHET E L’ARAGONA, UN ESEMPIO DI SUCCESSO NELLA COUNTERINSURGENCY

Di Livio Simone*

PARIGI (nostro servizio particolare). Questo articolo è una traduzione, sintesi e rielaborazione della tesi del Maggiore P. Gennequin dell’Esercito francese per il conferimento del Master of Military Art and Science presso Fort Leavenworth in Kansas nel 2011.

Il titolo della tesi era “The centurions vs the hydra: french counterinsurgency in the peninsular war (1808-1812)” [1]

Napoleone in Spagna (Quadro di Antoine-Jean Gros)

INTRODUZIONE

L’insorgenza spagnola del 1809 ha in sé tutte le caratteristiche individuate dai moderni manuali di COIN (controinsurgenza) [2] per una guerra di insorgenza.

In primis le motivazioni idealistico-emozionali, nel caso specifico il sentimento nazionale spagnolo (che si identificava nella dinastia dei Borbone ed in particolare nel giovane Ferdinando) e la difesa del cattolicesimo contro quello che era percepito come l’ateismo francese.

In secundis la resistenza contro un governo percepito come illegittimo (il Regno di Giuseppe Bonaparte) e un Esercito straniero visto come occupante.

Giuseppe Bonaparte (Quadro di François Gérard)

Infine, le caratteristiche proprie delle vicende belliche: un mix di operazioni terroristiche (l’assassinio degli anfracedosados [3] e dei corrieri isolati) che talvolta sfociavano in combattimenti anche su larga scala; per ultimo una situazione economica assai difficile che alimentava lo scontento popolare.

La guerriglia spagnola è considerata il primo ingaggio asimmetrico della storia moderna e costituì una severa disfatta per l’Esercito francese, anche se la compresenza dell’Esercito inglese di Wellington e la scarsità di dati, non permettono una valutazione obbiettiva degli effetti della guerriglia spagnola sulla sconfitta delle truppe francese.

LOUIS GABRIEL SUCHET

Alla vigilia della sua assegnazione Louis Gabriel Suchet era ben preparato ad affrontare le sfide della controinsorgenza.

Louis Gabriel Suchet (Quadro di Paulin Guérin)

Durante la sua esperienza da civile (era figlio di un imprenditore tessile e aveva studiato economia per successivamente subentrare nell’azienda di famiglia) aveva imparato i meccanismi dell’economia, del sistema di tassazione e del commercio.

Aver combattuto nelle Alpi sia contro gli austriaci che contro i Barbetti [4] usando colonne mobili gli aveva insegnato i segreti della guerra.

Durante la I Campagna d’Italia aveva inoltre potuto verificare gli effetti dell’occupazione di truppe affamate e mal ridotte sul territorio.

Alcune immagini delle battaglie della Campagna d’Italia di Napoleone

La sua partecipazione come Comandante di Divisione alle Campagne del 1805 e 1806 gli avevano fornito un notevole background di guerra convenzionale.

Aveva compreso come la protezione delle linee di comunicazione e dell’area dietro la zona di operazioni fosse fondamentale per il successo.

Aveva inoltre lavorato come ispettore nelle società che fornivano servizi all’Esercito e l’esperienza di governatore nella città di Padova gli aveva fornito anche le competenze nell’amministrazione civile.

In conclusione la carriera di Suchet e le sue esperienze personali avevano prodotto un leader assai atipico, che, dal lato militare, era in grado di operare sia nel campo della guerra convenzionale che non convenzionale, e che, dal punto di vista della gestione territoriale, era in grado di ragionare come un civile.

IL TEATRO OPERATIVO

Nel 1809 Il Maggior Generale Suchet venne inviato in Spagna per prendere il comando del III Corpo.

La sua missione era pacificare l’Aragona e conquistare la Catalogna del Sud. Situata a Nord Est della Spagna, la provincia di Aragona confina con la Francia e delimita una area rettangolare dominata dal massiccio dei Pirenei e dalla Valle dell’Ebro.

Il territorio è per la maggior parte montuoso, con la grande barriera dei Pirenei a Nord che restringe i collegamenti con la Francia a una singola strada, mentre la Sierra ostacola i movimenti verso la Castiglia e Valencia. In compenso la Valle dell’Ebro fornisce un’area ricca e vitale.

Il terreno difficile limitava fortemente l’impiego delle specialità ove l’Esercito francese aveva una forte prevalenza e cioè la cavalleria, soprattutto quella pesante, e l’artiglieria.

Inoltre, le linee di comunicazione erano poche, obbligate e facilmente controllabili dagli insorgenti e le difficili comunicazioni fra Catalogna, Navarra e Castiglia rendevano assai problematica l’attuarsi di operazioni coordinate fra diversi comandi amici.

Nondimeno l’Aragona presentava alcuni vantaggi: la bassa densità di popolazione, che limitava la forza degli insorgenti, e le poche vie di comunicazione, che rendevano difficile l’arrivo di rinforzi da aree esterne.

Nel 1788 l’ultimo censimento stimava una popolazione di 623.300 anime, per cui il III Corpo non era adeguato con solo 10.527 combattenti in forza, essendo ben al di sotto del rapporto consigliato di 25 combattenti per 1.000 abitanti (che darebbe 15.500 combattenti).

Inoltre, l’Aragona era una zona ricca che potenzialmente avrebbe potuto sviluppare una forte economia (nel Medioevo era stata la zona più sviluppata della Spagna cristiana).

Ulteriore vantaggio risiedeva nella prossimità al confine francese e quindi alla base logistica dell’esercito, cosa che permetteva sia di evacuare i feriti che di ricevere gli approvvigionamenti facilmente.

LE AZIONI MILITARI DI SUCHET

La riqualificazione del III corpo

Suchet iniziò eliminando gli ufficiali incompetenti e fucilando i disertori di fronte alle truppe. Nello stesso tempo usò la sua influenza e le sue conoscenze risalenti a quando faceva l’ispettore, per rifornire il III Corpo con uniformi, scarpe e cappotti.

A metà giugno del 1809 le condizioni di vita del soldato medio erano incrementate a punto tale da poter iniziare un periodo di addestramento intensivo.

Il Generale iniziò anche a recuperare reparti per incrementare le forze. Innanzitutto richiamò due Battaglioni di stanza in Navarra, l’Artiglieria e le unità del Genio che si erano rese disponibili dopo la fine dell’assedio di Saragozza.

Ottenne anche il ritorno del 116° e 117° Reggimenti di Fanteria dispiegati nella Vecchia Castiglia per usarli come riserva operativa.

Il 1° agosto 1809 il III Corpo era vicino alla forza teorica con circa 26 mila fanti, più di 2 mila cavalli e 26 pezzi di artiglieria.

In quel momento, anche se le effettive forze di manovra non superavano le 12 mila unità, il III Corpo, almeno sulla carta, superava il valore di 25 uomini per 1.000 abitanti.

Nel frattempo Suchet era riuscito ad affrontare l’Esercito di Blake, sconfiggendolo e respingendolo, così da eliminare la minaccia dell’Esercito regolare spagnolo in Aragona.

A questo punto Suchet possedeva uno strumento militare efficiente e in grado di ottenere rispetto nella popolazione.

Le modifiche all’impiego tattico del III Corpo

In parallelo, vi fu una evoluzione sia nell’impiego che nell‘equipaggiamento delle truppe del III Corpo.

Ad esempio, Suchet riorganizzò l’artiglieria, sostituendo i pesanti 6 e 12 libbre con i più leggeri e maneggevoli 4 e 8 libbre.

Richiese, inoltre, l’impiego di obici e mortai che, potendo effettuare tiri con traiettoria molto più curva, risultavano particolarmente utili in montagna, ove tra il pezzo e l’obiettivo si trovano spesso ostacoli di varia natura.

La Cavalleria, soprattutto quella leggera e pesante, venne riaddestrata e ne venne modificato l’impiego operativo.

In Spagna si era dimostrata preziosa l’esperienza dei Dragoni, che erano in grado di operare come Fanteria quando venivano a contatto con i guerriglieri e di rimontare a cavallo per inseguirli quando questi si ritiravano.

La Cavalleria leggera, il 4° Ussari, venne riaddestrata a combattere come i Dragoni e quindi a non eseguire solo operazioni di copertura e di esplorazione, ma anche di combattimento a fuoco.

La Cavalleria pesante, nel caso specifico il 13° Corazzieri, perse la sua caratteristica di impiego en masse per essere suddivisa nelle varie Compagnie a rinforzo delle colonne volanti, anticipando di fatto i Kampfgruppe tedeschi.

La Fanteria francese venne riaddestrata alle operazioni in ordine aperto, riacquistando quelle capacità da Fanteria leggera che i reparti avevano perso dopo le falcidie di veterani nelle campagne del 1805-1807 [5].

Inoltre Suchet chiese l’autorizzazione a formare un reparto con coscritti provenienti dai Dipartimenti dei Pirenei francesi, gli Chasseurs des Pyrénéens.

Il Reggimento su tre Battaglioni sotto il comando del Colonnello Lapeyrolerie, divenne un reparto di elitè, guadagnando una notevole reputazione nella caccia ai guerriglieri nell’Aragona settentrionale e assicurando le comunicazioni fra la Base di Jacca e il confine francese.

Suchet inoltre unì alle colonne volanti elementi della Gendarmeria che, in aree dove la linea di demarcazione fra combattenti e non combattenti era sottile, assicurava una certa capacità poliziesca di indagine e una riduzione degli atti arbitrari da parte delle truppe [6].

La Gendarmeria assicurava soldati di lunga esperienza, poichè per entrare nella specialità bisognava aver trascorso almeno 4 anni di campagne in Fanteria o in Cavalleria.

Le modifiche all’impiego operativo del III Corpo

Suchet capitalizzò le sue esperienze precedenti per modificare l’approccio a livello di Teatro Operativo.

Grazie alla sua superiorità nell’Artiglieria e nel Genio riuscì a conquistare le piazzeforti di Saragozza, Huesca, Alcañiz, Catalayud e Tortosa.

Queste costituirono lo scheletro di un sistema di basi operative [7] per il controllo del territorio e in supporto alle colonne volanti. Suchet analizzò attentamente per ciascuna fortezza la capacità di supporto, la forza della guarnigione, l’economia e la flessibilità.

Ad esempio la presa di Jacca copriva la linea di rifornimento dalla Francia e nel contempo stessa offriva una potente base con cui opporsi alla guerriglia nei Pirenei.

La cattura di Fraga offriva invece la base per le operazioni di controguerriglia sulla riva destra dell’Ebro.

Tutte queste FOB vennero occupate con forze a livello di Battaglione e rifornite per resistere fino a 4 mesi.

Anche se apparentemente immobilizzavano un alto numero di soldati, in realtà in confronto ad altri Distretti militari consentivano una minore dispersione delle forze.

Questa strategia dei punti forti, da un lato consentiva di impiegare in modo proficuo tutte le forze disponibili (chiaramente nelle guarnigioni venivano posti i reparti più deboli con gli uomini fisicamente meno pronti o in recupero o semplicemente più anziani) e permetteva una strategia a macchia d’olio [8].

Inoltre, in un territorio in cui le città erano relativamente poche, il controllo delle aree urbane (attraverso forti guarnigioni che assicuravano la protezione degli afrancesados, supportate dall’amministrazione imperiale e vicine alla popolazione, che veniva così protetta dai soprusi delle bande di guerriglieri), riduceva l’accesso dei guerriglieri stessi alle risorse senza esaurire in compiti di guarnigione le truppe destinate all’impiego mobile.

Suchet iniziò ad incrementare la mobilità delle sue truppe costituendo unità autonome sotto forma di colonne volanti a livello di Battaglione e talvolta addirittura di compagnia rinforzata [9].

Come abbiamo visto precedentemente, queste colonne volanti erano spesso interforze con piccoli contingenti di Cavalleria e di Artiglieria a seguito [10].

Un’enfasi particolare era riservata alla qualità dei Comandanti, cui era lasciata grande autonomia nella scelta degli obbiettivi, delle regole di ingaggio e nel quando attaccare o sganciarsi.

Le colonne volanti erano composte dalle truppe migliori e più disciplinate, soldati induriti dalle battaglie e guidati da ufficiali esperti e coraggiosi, ma nello stesso tempo cauti [11].

Questo incarico richiedeva forza ma anche pazienza, coraggio come intelligenza e gli uomini destinati avrebbero dovuto sopportare marce lunghe e penose in condizioni assai dure.

Un ufficiale del III Corpo descrisse una di queste colonne volanti come coperta da uno schermo di Ussari, con la retroguardia composta da muli che portavano rifornimenti per 10 giorni.

Questo permetteva alle truppe di restare operative per un tempo ragionevole senza dover ricorrere a contatti con la popolazione, che ovviamente avrebbe potuto informare gli insorgenti.

I muli che si rendevano disponibili, man mano che venivano consumati i rifornimenti, venivano utilizzati per caricare gli eventuali feriti.

Questa misura era fondamentale per il morale della truppa, poiché era risaputo che i feriti abbandonati venivano immediatamente assassinati dagli insorgenti o dalla popolazione.

Il compito principale delle colonne volanti era ovviamente ridurre e sconfiggere le unità irregolari.

Per attuare questo obbiettivo vi erano due possibili vie: una era quella delle imboscate tattiche (statica) e l’altra delle missioni di attacco (dinamica).

La scelta fra le due alternative dipendeva chiaramente dal tipo di unità disponibile, dalla forza dell’unità stessa, dalla forza prevista del nemico e dalla qualità dell’intelligence ottenuta [12].

La prima alternativa prevedeva la preparazione di imboscate presso passi, guadi, strettoie, ponti, fonti d’acqua con marce in notturna.

In questi contesti le pattuglie consideravano come nemico ogni uomo armato trovato di notte [13].

Le missioni di caccia ai guerriglieri [14] erano operazioni su larga scala (teoricamente fino a livello di teatro operativo, più spesso a livello provinciale) tese a distruggere unità di partigiani dalla banda di alcune decine di elementi fino a diverse centinaia.

Durante questa fase una unità, che poteva arrivare fino ad una Brigata, prendeva contatto con gli insorgenti e li attaccava.

Poichè era facile prevedere lo sganciamento del nemico, altre colonne volanti erano tenute in allerta per supportare l’inseguimento o bloccare i fuggitivi per poi eliminarli.

Il problema, soprattutto nelle zone di confine fra regioni diverse, era il basso livello di coordinamento fra i Comandi francesi a causa delle comunicazioni difficoltose, ma anche della gelosia fra i vari Comandanti;.

Per questi motivi le bande, che non avevano problemi di confini regionali, tendevano appena in difficoltà a sconfinare per poi rientrare appena possibile.

Suchet svolse anche una notevole attività CIMIC [15] grazie alle sue capacità in campo economico-sociale e alle sue competenze gestionali-amministrative. Egli fu infatti abbastanza astuto da capire che una burocrazia composta da personaggi del luogo, anche se supervisionata da specialisti imperiali, avrebbe persuaso più facilmente gli aragonesi ad obbedire alle richieste francesi.

Per prima cosa iniziò ad assegnare a notabili spagnoli posizioni importanti. Don Mariano Domínguez, il precedente Quartiermastro [16] del Generale Palafox, era un esperto dell’Aragona e fu nominato capo della polizia e presidente del Tribunale per le insorgenze.

Il giudice Villa y Torres diventò presidente dell’Ufficio delle imposte e tasse, mentre l’Afrancesado Larreguy venne scelto come Segretario Generale del governo civile dell’Aragona.

Anche il responsabile dei rifornimenti di vino per l’Armata fu uno spagnolo.

Notabili indigeni come Mariano Dominguez or Santander furono effettivamente impiegati con ottimi risultati.

Grazie ai consigli di questi uomini il governo iniziò a guadagnarsi il favore della pubblica opinione.

Quando la leadership spagnola si fu consolidata Suchet iniziò a rimodellare l’amministrazione preservandone però l’impianto spagnolo, migliorando, aumentando l’efficienza e limitando gli abusi. Il risultato fu un sistema amministrativo efficiente che era in grado di rispondere anche alle esigenze dell’occupante.

Suchet fece pressioni affinchè in tutta la regione venissero costruiti panifici e macellerie, impiantò fabbriche di gallette a Baroca, Alcaniz e Huesca, avviò un sito per la fabbricazione di salnitro a Saragozza e uno per la polvere da sparo a Villafeliche, che permetteva di ridurre la dipendenza del III Corpo dai rifornimenti dalla madre patria e dava lavoro alle maestranze locali; facilitò poi l’impianto di fabbriche e fattorie per sostenere le necessità di cibo, equipaggiamento e cavalli.

Suchet si dedicò anche alla costruzione di infrastrutture con il doppio scopo di facilitare i collegamenti e favorire lo sviluppo locale: ad esempio fece costruire una nuova strada tra Jaca e Oloron al fine di assicurare il flusso di rifornimenti dai depositi francesi e facilitare le esportazioni spagnole.

Fu ricostruito, grazie alla manodopera locale, il canale imperiale da tempo chiuso per il crollo delle dighe.

Anche qui lo scopo era duplice: aumentare l’irrigazione e quindi la superficie coltivabile e ottenere una via di transito per rifornimento militari e civili (che pagavano un pedaggio). Vennero svolte anche una serie di costruzioni di pubblico servizio: fontane a Saragozza, ospedali a Huesca e Teruel e persino una nuova piazza a Valencia (Plaza Aduana).

L’attività di raccolta delle tasse rappresenta una sfida in un territorio occupato e scosso dalla guerriglia [17].

Per ridurre la resistenza, Suchet decise di assicurare un flusso permanente di ricchezza in Aragona come supporto alla crescita.

Ordinò che la paga venisse pagata ogni cinque giorni, perché il soldato spendeva normalmente lo stipendio nei giorni vicini al ricevimento dello stesso: in tal modo gli abitanti si convincevano che le tasse sarebbero rientrate attraverso il processo di fornitura di beni e servizi alle stesse truppe occupanti; infatti il III Corpo ordinava forniture localmente e pagava in contanti.

Suchet, al fine di legare a sè i notabili, permise che i vitalizi concessi dalla vecchia monarchia continuassero ad essere pagati.

Suchet semplificò il Fisco abolendo i privilegi, punendo gli abusi, assicurando trasparenza e centralizzando le entrate e le spese. La prima riforma fiscale ebbe un’impronta liberista, venne infatti eliminato il monopolio di stato su determinate merci.

I privilegi regionali vennero aboliti al fine di evitare sperequazioni fra i municipi. Le tasse potevano essere pagate in oro, argento, denaro bancario ma anche in grano o pelli. Suchet inoltre concesse sconti alle municipalità che pagavano le tasse in tempi brevi.

Per prevenire abusi, ogni forma di resistenza a tasse non ufficiali venne incoraggiata dall’amministrazione e, mentre gli spagnoli gestivano gli uffici delle entrate delle città maggiori, agenti del fisco francese accompagnavano le colonne mobili.

Grazie a queste innovazioni, la raccolta delle tasse passò da 1,5 milioni nei primi tre mesi dell’occupazione a 25 milioni di franchi nei successivi nove mesi. Il successo permise a Suchet di abbassare la pressione fiscale pur inviando tre milioni di franchi nelle casse di Madrid.

CONCLUSIONI

Una solida preparazione economica e civile alle spalle ed un curriculum militare e amministrativo di prim’ordine, avevano preparato Suchet alle sfide della controguerriglia. Dovendo fronteggiare critiche limitazioni operazionali in un terreno montagnoso e ostile, Suchet mostrò altresì la capacità di comprendere le dinamiche sociali nascoste, così come il forte sentimento regionale Aragonese.

Partendo dal presupposto che la costruzione di uno strumento militare adeguato era la condizione sine qua non per tutte le successive operazioni, il maresciallo sviluppò il suo comando secondo tre principi fondamentali:

  1. la disciplina è il fondamento di ogni Esercito forte
  2. la disciplina dipende da una buona amministrazione
  3. la capacità tattica dipende dall’intelligenza degli ufficiali al comando

A livello operazionale il maggior successo di Suchet fu lo spostamento delle capacità del III Corpo da guerra convenzionale a controguerriglia, operando sia sulla struttura delle unità (ad esempio alleggerendo l’artiglieria, riformando la cavalleria e creando unità ad hoc per la guerra in montagna) sia sul dispiegamento sul territorio di una ragnatela di punti di controllo statici.

A livello tattico organizzò il sistema delle colonne volanti inter-arma con forza di un Battaglione, utilizzando truppe scelte e quadri preparati e competenti, e favorendo azioni decentrate con una struttura di comando flessibile e con un approccio bottom up.

Dal punto di vista economico, Suchet fece il possibile per ridurre il disagio dell’occupazione sulla popolazione cercando di creare un sistema circolare chiuso ove al prelievo corrispondesse un successivo ritorno delle somme al territorio.

Razionalizzò inoltre la finanza provinciale rispettando le istituzioni native, semplificando il sistema con l’abolizione dei privilegi alle singole regioni, centralizzando le entrate e le uscite e aumentando la trasparenza del sistema per evitare abusi.

Sviluppò l’economia locale facilitando l’impianto di fabbriche, opifici, allevamenti e fattorie, costruendo strade e soprattutto rimettendo in sesto il canale imperiale.

Da un punto di vista amministrativo, Suchet fu cauto nel non rendere esauste le casse locali, e basò il sistema di gestione su una serie di influenti (e capaci) notabili spagnoli; solo quando non riuscì a trovare persone adeguate usò personale francese, mantenendo comunque intatta la struttura spagnola. Inoltre aggiornò i registri delle terre e rimodellò i confini delle province per facilitare il loro controllo.

In conclusione il successo di Suchet fu il risultato di una politica di integrazione civile–militare senza precedenti, basata su uno strumento militare efficiente e su una burocrazia spagnola altrettanto capace. Il generale comprese che una soluzione esclusivamente militare non poteva essere una politica di successo, usò così tutti gli strumenti a sua disposizione, ottenendo la distruzione dell’insorgenza spagnola nel Nord della Spagna.

*Ingegnere, ex presidente dell’Associazione Napoleonica d’Italia dal 2001, è autore di “La Fanteria Leggera dal Re All’Imperatore” e “Dottrina, tattica e impiego della fanteria leggera francese (1715-1821). Ufficiale del Corpo Tecnico (Ris. Sel.) dell’Esercito Italiano ha servito in Libano nell’ambito della missione UNIFIL (United Nation Interim Forces in Lebanon).

NOTE

[1] L’intero lavoro può essere scaricato all’indirizzo: https://citeseerx.ist.psu.edu/document?repid=rep1&type=pdf&doi=9686da2f95e5d4ba89775af6c2250c8d8bb43fb1

[2] Direttiva del Joint Chief of staff US Army JP 3-24, Counterinsurgency, 25 April 2018

[3] Erano chiamati così gli spagnoli che appoggiavano il regime di Giuseppe Bonaparte, normalmente erano notabili pervasi dalle idee illuministiche che ritenevano che la Spagna dovesse aprirsi al nuovo mondo, uscire dall’oscurantismo e ritornare ad essere una grande potenza in Europa e individuavano nei francesi coloro che avrebbero potuto modernizzare il paese, in realtà non sarebbe giusto tacciarli di collaborazionismo perché anche loro erano dei patrioti che amavano il loro paese.

[4] Comunità valdesi stanziate sulle Alpi tra il Piemonte e la Francia che erano insorte contro i francesi nel 1800

[5] Per maggiori informazioni: L. Simone Tattica della Fanteria Leggera Francese dal Re all’Imperatore ed. CHILLEMI

[6] Una delle componenti maggiormente apprezzate nei ns contingenti all’estero sono proprio le unità dei Carabinieri (adattamento del Regno di Sardegna della Gendarmeria militare francese) con questa doppia funzione di polizia militare e polizia civile.

[7] Oggi le definiamo “Forward Operating Base” (FOB)

[8] La strategia a macchia d’olio prevede la fissazione di punti forti (paragonabili alle gocce d’olio versate per terra) che successivamente grazie all’impiego di truppe mobili iniziano ad allargarsi fino a connettersi in un’unica grande macchia. Vedesi ad esempio G. Gagliano “Guerra rivoluzionaria: La contro-insurrezione nel pensiero strategico francese” ove si parla della strategia di David Galula a Djebel Aissa Mimoun.

[9] Chi ha operato in una struttura organizzativa di grandi dimensioni, quale è indubbiamente l’esercito, sa che impiegare in autonomia a livello di sub unità è difficile perché spesso molte funzioni sono demandate ai livelli superiori e quindi tali competenze mancano nel momento in cui la sub unità è distaccata ad operare da sola. Facciamo un esempio pratico moderno: ipotizziamo che l’officina manutenzione mezzi sia centralizzata almeno a livello di Battaglione, è ovvio che nel momento in cui io distacco una Compagnia e la faccio operare isolata devo fornire un asset per la manutenzione dei mezzi poiché i mezzi si usurano e l’assenza di ogni forma di riparazione o manutenzione preventiva potrebbe, dopo poche settimane, appiedare la Compagnia. Questo vuol dire distaccare un certo numero di meccanici perché ovviamente sono spesso specializzati su particolari tipi di mezzi, vuol dire fornire delle scorte dei pezzi più comuni, distaccare un capo officina, un sistema di comando e controllo (C4) per la gestione degli ordini dei pezzi mancanti etc etc. Questo chiaramente vuol dire perdere ogni economia di scala e duplicare la catena logistica.

[10] Come al punto sopra, un esercito, come quello francese napoleonico, abituato ad operare a livello di grandi unità mono-specialità come i Reggimenti o le Brigate e ad avere Comandi interforze dalla Divisione in su (normalmente dal Corpo d’Armata in su), si trova in grave difficoltà ad operare a gruppi di battaglia con specialità mischiate insieme a livello di Compagnia o di Plotone. I tedeschi nella II Guerra mondiale erano giustamente famosi per la flessibilità della loro dottrina tattica essendo in grado di creare ad hoc, ed in breve tempo dei Kampfgruppen mischiando Plotoni di Fanteria, Granatieri, talvolta personale amministrativo e addetti ai servizi, truppe di elitè (spesso Plotoni di Paracadutisti che addirittura appartenevano ad un’altra arma, la Luftwaffe), uno o due pezzi di artiglieria controcarro, truppe del Genio ponendole al comando di ufficiali che spesso non avevano neanche mai conosciuto nessuno dei comandanti in sub ordine. E’ chiaro che un Esercito, come quello tedesco, che privilegiava le vie di comando informali era più avvantaggiato rispetto ad altri Eserciti che prediligevano le vie rigide.

[11] Teoricamente quando una colonna volante ha preso contatto con una banda nemica non dovrebbe mai abbandonare la presa fino alla resa o alla distruzione della banda stessa, è ovvio però che bisogna lasciare alla decisione del Comandante del reparto se continuare la caccia o abbandonarla in previsioni di possibili rischi (esempio nel caso in cui si abbia la sensazione che una piccola formazione stia facendo da esca e trascinando il reparto allo scontro con una banda più grande o meglio armata).

[12] E’ chiaro che un sistema dinamico richiederà unità più mobili e veloci mentre il sistema statico richiede informatori affidabili onde evitare di effettuare lunghi periodi di appostamento inutili, il sistema dinamico richiede anche il coordinamento di più unità concorrenti allo stesso obbiettivo per intrappolare il nemico mentre il sistema statico richiede un elevato grado di segretezza. Normalmente si deve attuare una combinazione dei due sistemi.

[13] Questa era una tattica spesso utilizzata dai Ssovietici in Afghanistan e prevedeva lo sbarco in notturna di truppe elitrasportate dietro le linee nemiche per raggiungere in marcia punti precisi ove poi cogliere di sorpresa truppe di mujaiidin in movimento.

[14] Quelle che gli americani definiscono “Search and Destroy” e prevedono delle forze statiche in compito cosidetto di “cinturazione” che impediscono al nemico di fuggire dall’area (l’incudine) e reparti mobili che invece danno la caccia attivamente al nemico e una volta preso contatto continuano ad inseguirlo fino alla completa distruzione (il martello).

[15] Acronimo NATO di Civil and Military Cooperation e comprende tutte le attività che vengono svolte di comune intento fra forze militare e autorità civili locali. Le attività sono indirizzate a ricostruire il tessuto amministrativo gestionale delle autorità del luogo ove esso sia andato distrutto, favorire lo sviluppo economico attraverso fondi gestiti dalla Forza Armata soprattutto nel campo delle infrastrutture rivolte a soddisfare i bisogni primari delle popolazioni (scuole, pozzi, strade, ospedali); supportare tutti quegli enti non governativi che operano nel campo dell’ assistenza alle popolazioni civili, il tutto con l’obbiettivo di “conquistare i cuori” della popolazione civile e ridurre la presa degli insorti sulla stessa.

[16] Il Quartiermastro era una sorta di responsabile della logistica, degli approvvigionamenti e degli acquisti negli eserciti.

[17] Non per niente il livello di raccolta delle tasse è un indicatore del livello di pacificazione.

*Ingegnere, ex presidente dell’Associazione Napoleonica d’Italia dal 2001, è autore di “La Fanteria Leggera dal Re All’Imperatore” e “Dottrina, tattica e impiego della fanteria leggera francese (1715-1821). Ufficiale del Corpo Tecnico (Ris. Sel.) dell’Esercito Italiano ha servito in Libano nell’ambito della missione UNIFIL (United Nation Interim Forces in Lebanon).

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