Libano: il clima politico post voto di domenica scorsa sempre più teso. Aumenta la crisi economica e sociale. Otto donne entrano in Parlamento

Di Christine Aura*

Beirut (nostro servizio particolare). In Libano. ad una settimana dai risultati dalle elezioni parlamentari il Paese è a un passo dal caos totale, nonostante il leggero cambiamento “positivo” dovuto alle nuove figure che si sono affacciate sull’arena politica nazionale.

Domenica scorsa si è votato inLibano

Il clima politico, in questi giorni nel Paese, non è cambiato molto, rispetto a quello che si respirava prima delle elezioni, anzi.

La situazione sembra peggiorare a vista d’occhio:.

Negli ultimi quattro giorni il grano scarseggia ancora di più – anche in considerazione dello scenario nell’Est Europa – e di conseguenza anche il pane.

Un manifestante protesta a Beirut contro l’aumento delle tasse (marzo 2017)

I fornai sono quasi tutti chiusi e quelli aperti vendono il chilo di pane a 40 mila lire libanesi (+15 mila lire libanesi rispetto alla settimana scorsa).

I prezzi della benzina si sono impennati all’improvviso.

Una tanica di 20 litri che veniva venduta a 500 mila lire libanesi, domenica scorsa, oggi ha toccato quota 650 mil.

Il cambio di un dollaro americano, ieri, è stato registrato a 31 mila lire libanesi (il costo sul mercato nero fino a domenica scorsa era di 20 mila lire libanesi).

Fino a qualche giorno fa, tantissime scuole private e pubbliche avevano aumentato le rate scolastiche del 40%, chiedendo inoltre, di essere pagate esclusivamente in dollari americani ed entro la fine dell’anno accademico. In questo modo, hanno costretto molte famiglie a ritirare i propri figli dalle scuole.

LE ELEZIONI DEL 15 MAGGIO

All’apparenza , esse si sono svolte in maniera democratica come normalmente accade nella maggior parte dei Paesi europei,.In verità, si sono tenute in maniera molto diversa e sensibilmente lontana dalle elezioni democratiche, secondo l’accezione europea e statunitense.

Secondo la LADE (Lebanese Agency for Democratic Elections) e i 180 osservatori dell’Unione Europea, presenti sul territorio da marzo, al fine di monitorare lo svolgimento delle elezioni, si sono registrate più di 4 mila violazioni e intimidazioni.

Oltre a un diffusissimo “vote-buying” (alcuni candidati hanno pagato fino a 300 dollari per comprare un voto).

In alcuni distretti del Sud del Libano e di Beirut stessa, gli osservatori di LADE hanno dovuto chiudere gli uffici di monitoraggio a causa di minacce e di intimidazioni, senza contare gli episodi nelle sere precedenti alle consultazioni ma anche durante il loro svolgimento.

Centinaia di auto senza targa e cittadini sui motorini giravano nei quartieri dove si sarebbero svolte le elezioni, sparando in aria, seminando il terrore.

Insomma, intimidazioni e provocazioni verbali sono state registrate a migliaia.

Questi atti intimidatori e provocatori hanno portato a un grande numero di astensioni da parte degli elettori per paura di rappresaglie a elezioni finite.

In più, non sono mancate le minacce sui social.

Miliziani e appartenenti al Partito Hezbollah hanno accusato i cittadini di fede sciita che hanno votato contro di essere dei “traditori”.

Milizie di Hezbollah

Proprio nel Libano meridionale, dove Hezbollah gode di un gran consenso, si è visto un afflusso minore alle urne rispetto alle elezioni del 2018.

Il distretto del Sud I ha avuto un calo di circa il 6%, passando dal 54.92% nel 2018 al 49% il 15 maggio così come, il Sud II e III hanno avuto un afflusso di 1% in meno rispetto al 2018.

Poca differenza è vero, ma è sempre un segnale che Hezbollah verosimilmente abbia agito con provocazioni e intimidazioni al fine di impedire ai cittadini di scegliere il candidato desiderato in piena libertà. E questo è stato il motivo, per il quale, molti si sono astenuti di votare.

Nonostante tutto però, Hezbollah ha perso due seggi laddove in passato era molto radicato, anche al Nord-Est, provocando così una “percée” storica mai avvenuta nella storia del Paese.

Ma se i cittadini di alcune aree si sono astenuti oppure hanno votato contro Hezbollah com’è avvenuto al Sud, questo non significa che questo Partito abbia perso potere o simpatizzanti.

La stessa cosa si potrebbe dire delle Forze Libanesi.

La composizione del Parlamento libanese

Il partito della destra cristiana maronita ha registrato un aumento di seggi.

Questo incremento non gli concederà più potere per portare il Paese verso il cambiamento tanto desiderato, anzi.

Gli Hezbollah hanno perso voti ma sono sempre potenti.

Il partito delle Forze Libanesi hanno registrato un incremento di seggi ma il loro potere non è cambiato e in questo modo, non si potrà procedere a veri cambiamenti perché ogni comunità religiosa riconosciuta dallo Stato ha diritto a una quota fissa di seggi in Parlamento a prescindere delle liste elettorali e dei voti ottenuti.

Questa complessa organizzazione dei distretti elettorali rende difficile e complicato ottenere la maggioranza di un solo partito al Parlamento, quindi, difficilmente un blocco politico riesce a governare con una grande maggioranza e per un lungo periodo.

In ogni caso, l’errore più grave di queste elezioni è stato commesso dai candidati antigovernativi.

Piuttosto che formare un partito compatto e forte contro tutti gli schieramenti “storici”, molti di loro si sono aggregati alle liste dei partiti tradizionali.

In effetti, lo slogan e l’hashtag #Votate il cambiamento usato sotto varie forme nella campagna dei candidati antigovernativi, eletti dai cittadini che hanno accusato tutto il governo di corruzione e al quale hanno dato la colpa sia della doppia esplosione del porto nel 2020 che dell’attuale crisi economica, non ha prodotto l’effetto desiderato per un semplice motivo: chi voleva votare i candidati antigovernativi si è ritrovato costretto a sceglierli insieme ai partiti tradizionali ai quali si erano aggregati, e chi non voleva votare nessun partito tradizionale si è astenuto di votare un candidato antigovernativo.

È proprio per quello che si è registrato un afflusso alle urne solo del 41% anche se i dati di LADE di due giorni fa hanno modificato il dato portandolo al 49,9%.

A tutt’ora, non è ben chiaro perché i candidati antigovernativi non abbiano formato un partito unico contro il sistema corrotto del Paese.

Alla fine, si tende a dire che il leggero cambiamento percepito nei risultati delle elezioni sia giunto dalla Diaspora libanese quindi, dall’esterno e non dall’interno.

Sarà forse dovuto alla lontananza del Paese natale laddove minacce, intimidazioni e provocazioni non hanno nessuna influenza?

La risposta potrebbe essere quella e ciò significa che se un vero cambiamento ci sarà, sarà proprio la Diaspora a portarlo avanti, non solo sul campo politico ma anche e soprattutto sul campo socioculturale e economico perché il cambiamento desiderato dalla maggioranza dei cittadini che vivono in Libano e che premono per una Nazione fortemente laica non è solo ostacolato dalla classe politica arrugginita ma è soprattutto bloccata dai capi religiosi cristiani e musulmani di tutte le confessioni che ostacolano costantemente l’applicazione di qualsiasi legge civile nel Paese, come ad esempio, quella del matrimonio civile.

Il governo tanto contestato è ancora al potere e non sembra voler dare spazio ad altre compagini politiche.

Le divisioni politiche e sociali sembrano incrementate nel giro di una settimana.

L’unica differenza palpabile è quella della scomparsa del partito SSNP (Syrian Socialist and Nationalist Party), oltre all’ingresso di nuove figure politiche, tra cui otto donne.

Le 8 nuove deputate che sono entrate nel Parlamento libanese

Poche rispetto ai 128 seggi, ma è un passo avanti verso l’emancipazione di un governo fortemente maschilista e patriarcale e di una società pesantemente condizionata dalle confessioni religiose, sia musulmane che cristiane dove i capi di ogni confessione si intromettono non solo nell’applicare le leggi ecclesiastiche ma intervengono e vincolano anche lo statuto civile delle famiglie.

L’esempio più clamoroso è stato la fuga delle giovani donne cristiane e musulmane, all’improvviso diventate vedove dopo che esse hanno perso il marito nella doppia esplosione del porto.

Il tribunale religioso prevede il passaggio della tutela di minorenni dalla madre ai suoceri finché non diventano maggiorenni.

Onde evitare di non vedere più i figli, molte donne sono scappate con i figli minorenni dal Paese e rischiano di essere arrestate, una volta rientrate.

Il cambiamento è forse iniziato nel Paese dei Cedri? Come detto prima, sarà solo la Diaspora a cambiare.

In effetti, l’ingresso delle figure antigovernative molto stimate dai cittadini e appoggiate dall’estero e la rosa delle figure femminili appena entrate nell’arena politica la settimana scorsa possono essere attribuite ai libanesi nella Diaspora.

Citiamo alcune figure femminili: un Legal advisor dell’Atomic Energy Commission laureata a Montpellier-Francia.

Nella stessa Università si è laureata un’altra candidata al governo libanese, Halima Qaqour, che ha ottenuto un Dottorato di Ricerca in International Public Law e Najat Saliba, laureata all’Università di South California che ha ottenuto l’UNESCO International Award for Women in Science.

Tutte le otto donne sono state molto attive e presenti nei momenti successivi alla catastrofe del porto di Beirut, sostenendo i manifestanti ed applicando le loro ingerenze per la liberazione di coloro incarcerati per aver espresso le loro idee.

I pompieri intervengono nel porto di Beirut (agosto 2020) – Credit Twitter

* Docente Università degli Studi di Urbino e Scuola Superiore per Mediatori Linguistici (CIELS) di Bologna

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