Serbia. Annino De Venezia (presidente della Camera di Commercio italo-serba): “Nei Balcani l’Italia colpisce a fondo con i suoi spadaccini dello stile. E le aziende iscritte alla CCIS offrono lavoro a circa 25 mila persone”

BELGRADO. La presenza delle numerose aziende italiane in Serbia vede in prima linea il sostegno della Camera di Commercio italo-serba, presieduta da Annino De Venezia (Direttore Generale di AUNDE Serbia).

Annino De Venezia, presidente della Camera di Commercio italo-serba

Report Difesa lo ha intervistato.

Come opera la Camera di Commercio italo-serba? Quali sono i settori commerciali delle aziende iscritte?

La Camera di Commercio italo-serba fa parte del network delle 86 Camere italiane all’estero rappresentate Assocamerestero e ha la mission di favorire l’internazionalizzazione delle PMI e di promuovere il made in Italy nel mondo. CCIS fa parte del cosiddetto Sistema Italia, insieme ad Ambasciata, Istituto Italiano di Cultura, ICE e Confindustria Serbia.

La sede dell’Ambasciata d’Italia a Belgrado

CCIS opera secondo un programma definito dal Consiglio Camerale, ma collabora attivamente con gli attori testé citati.

I settori, cui afferiscono le nostre aziende associate, sono i più vari: dal tessile, alla produzione di nastri adesivi per imballaggio, dalla calzatura alla meccanica industriale.

Vi sono studi di consulenza, HoReCa (Hotellerie-Restaurant-Café ndr) e molti altri.

E quali sono le procedure per aderire alla Camera di Commercio?

Le procedure sono veloci e richiedono la compilazione di un modulo per l’iscrizione ed una quota da versare in relazione al numero degli addetti. Il nostro sito presenta una chiara indicazione di come fare. Il nostro centralino è sempre attivo. Sul nostro sito, www.CCIS.rs  si trovano numeri telefonici ed email per contattarci.

In questi anni, il Governo di Belgrado ha previsto agevolazioni fiscali per chi volesse investire in Serbia? Come?

Certo. Il Governo è molto attivo attraverso il suo ente RAS che eroga contributi a fondo perduto per quegli investitori che hanno interesse ad avviare una nuova attività produttiva o ad internazionalizzare le proprie produzioni. Con RAS abbiamo ottimi rapporti e conosciamo bene le procedure. Alcune nostre aziende hanno avuto accesso al contributo in più momenti della loro vita in Serbia.

La Serbia è divisa in zone. Alcune permettono di accedere a contributi molto interessanti per gli investitori, perché rientrano nella fascia più disagiata. Tipicamente il Sud Ovest ed il Sud Est del Paese.

Una cartina della Serbia

Il Governo italiano vede nella Serbia un partner commerciale di grande importanza, come ha testimoniato giorni fa la visita del presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni. Questi attivismi politici possono rendere più facile l’attività di business?

La politica gioca un ruolo chiave nelle relazioni fra Serbia ed Italia. Non posso che confermare le buone, direi anche ottime, relazioni che aiutano gli investitori italiani ad inserirsi con serenità in questo Paese.

Il presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni nel suo recente viaggio in Serbia (Foto Presidenza del Consiglio dei ministri)

Che tipo di analisi può essere fatta sulle relazioni economiche tra Italia e Serbia?

Se guardiamo agli anni passati, l’Italia ha fatto da apripista  negli anni duemila diventando il primo partner commerciale. Record superato pochi anni fa da cinesi e tedeschi, rispettivamente primi e secondi davanti al Belpaese.

Perché il made in Italy ha grande successo nel Paese balcanico?

Posso dire che l’Italia colpisce a fondo con i suoi spadaccini dello stile: dall’abbigliamento alla calzatura, dall’alimentare alle auto. Colpisce perché richiama la bellezza che siamo in grado di trasmettere in quasi ogni contesto in cui ci muoviamo e confrontiamo. Non siamo secondi a nessuno. Non dobbiamo dimenticarlo.

Sia Gruppo INTESA SAN PAOLO che UNICREDIT, oltre a una Compagnia assicurativa come Generali sono un elemento importante dal punto di vista del credito e dell’assistenza assicurativa per le imprese. Questo contributo come viene dato?

Banca Intesa è la prima in Serbia. Unicredit segue a ruota. Devo dire che oltre a Generali è presente anche Unipol Sai, attraverso DDOR Serbia (https://www.ddor.rs/en/). Desidero anche richiamare l’attenzione sul fatto che sono tutti associati alla nostra Camera di Commercio Italo-Serba.

 

La sede di Banca Intesa a Belgrado (Foto da Internet, autore: Milan Maric)

Recentemente abbiamo offerto uno spazio fisico presso la nostra sede alla SACE che ora vanta il suo sportello al pubblico. Da poco anche Simest è arrivata a Belgrado e CDP (Cassa Depositi e Prestiti) è prossima ad aprire il suo ufficio nella capitale serba.

Si comprende che il Sistema Italia, a cui ci onoriamo di appartenere come CCIS, si avvale di altri tre nuovi attori che giungono per servire le aziende ed avviare progetti di largo respiro nel Paese.

Come le aziende italiane hanno contribuito e contribuiscono allo sviluppo economico?

Alcune aziende sono labour intensive. Molte altre sono piccole realtà. In totale le aziende iscritte alla CCIS offrono lavoro a circa 25 mila persone. Questi sono numeri importanti da leggere con la dovuta attenzione.

L’azienda che gestisco ha da poco aperto una nuova sede nel Sud del Paese. Da 850 lavoratori passeremo a circa 1.400 entro il 2024. Questo è un esempio del fatto che la Serbia è ancora appetibile per una serie di fattori che vanno dalla stabilità del cambio, ad una discreta manodopera, per finire alla burocrazia che facilita le aziende.

Con l’EXPO 2027 che tipo di valore aggiunto può essere dato dalle nostre aziende e da quelle serbe?

Questo progetto di sicuro porterà tante nuove energie e benefici economici. In quel periodo la capitale Belgrado sarà visitata da qualche centinaio di migliaia (probabile un milione) di persone che, con ogni probabilità, non sono mai state in questa regione. Non dimentichiamo i tanti importanti lavori infrastrutturali e di altro tipo per la costruzione del nuovo complesso dove si terrà l’Expo Belgrado 2027. L’esito di ogni Expo, poi, è nel creare potenziali business.

Quindi vediamo un valore aggiunto per tutte le nostre aziende, serbe e italiane, che parteciperanno all’Expo 2027. Questa è una grande opportunità che avrà un valore enorme per il Paese, per i cittadini ed i soggetti economici.

L’accordo stipulato con la Cina a proposito dei dazi doganali come viene letto dalle aziende italiane che operano nel Paese balcanico?

Ci risulta positivamente. Ma non ho ben chiaro quali potrebbero essere i reali vantaggi. Dobbiamo aspettare un po’ per comprendere bene gli eventi. Si tenga in conto che non tutti gli attori industriali italiani commerciano con la Cina. Anzi, il mercato di sbocco resta ancora l’EU per le produzioni fatte in Serbia.

Se la Serbia dovesse entrare nell’Unione Europea quale potrebbe essere il futuro per le imprese italiane che qui operano?

Una domanda a cui non si può rispondere in una sola riga, occorre un intero manuale di ottimo livello universitario. Certo se guardiamo alla Polonia o alla Romania, abbiamo due scenari cui la Serbia potrebbe ispirarsi. La Polonia sembra essere quella che ha presentato i migliori risultati nel corso degli anni.

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