Bersaglieri, fervono i preparativi per il raduno dal 13 al 19 maggio a Matera. Una breve storia del glorioso Corpo dei Fanti piumati

Matera. Fervono i preparativi per il 67° raduno nazionale dei Bersaglieri che si svolgerà, nel 183° anniversario della Fondazione del Corpo, dal 13 al 19 maggio a Matera, capitale europea della cultura 2019.

Si tratta di un grande appuntamento per tutti i Fanti piumati che scenderanno nel sud Italia dopo le grandi celebrazioni al Nord per il Centenario della Grande Guerra.

Report Difesa è media partner dell’evento.

Un Bersagliere ciclista nella Grande Guerra

“L’atteso evento dei Bersaglieri – commenta il Generale Ottavio Renzi, presidente dell’Associazione Nazionale Bersaglieri (ANB) – si inserisce quest’anno nello straordinario fermento culturale di una città quale Matera che vive un esaltante momento storico in un millenario contesto, unico al mondo, che da tempo è stato riconosciuto dall’UNESCO come “patrimonio dell’umanità”.

La città lucana è ormai unanimemente considerata una meta obbligata del turismo culturale ed è stata ritenuta “lo scenario ideale per la grande manifestazione bersaglieresca”.

Saranno circa 70 mila tra Bersaglieri e simpatizzanti accompagnati da numerose fanfare che sfìleranno tra i Sassi per testimoniare la vicinanza degli italiani a un territorio che ha saputo imporsi all’attenzione internazionale per la sua vitalità e per il suo dinamismo anche imprenditoriale.

La fanfara del 7° Bersaglieri di Altamura nel corso di un’esibizione

“L’intera Basilicata – aggiunge Renzi – è da ritenersi idonea a costituire un ottimale volano per la ripresa di tutto il Meridione d’Italia ancora in attesa di rilancio. l Bersaglieri daranno come sempre il loro contributo di energia e di carica positiva, come è nel loro genoma e nelle loro gloriose tradizioni”.

Attesi come ospiti: Banco Alimentare, Fondazione Telethon, AISM. Si tratta di associazioni che, da sempre, i Bersaglieri sostengono nelle loro campagne di raccolta fondi e i gruppi ANB della Protezione Civile che operano da tempo con competenza ed entusiasmo al servizio della popolazione e del Paese.

L’organizzazione della grande manifestazione è curata dall’ANB e in particolare dal Comitato Organizzatore presieduto dal Bersagliere Biagio Cillo, presidente regionale ANB in sinergia con il Sindaco di Matera, i Prefetti dell’amministrazione regionale, l’Azienda provinciale per il turismo e le autorità militari territoriali.

“Domenica 19 maggio – spiega ancora il presidente Renzi – i Bersaglieri, provenienti da tutte le regioni d’Italia, dal Canada, dall’Australia e da vari Paesi europei sfileranno al passo di corsa nel centro di Matera portando nella città, con le vibranti note delle fanfare e la frenesia delle piume al vento, una ventata di ottimismo e di energia, auspicio galvanizzante per una Italia migliore e capace di rispondere alla richiesta di fitturo e di speranza soprattutto per le nuove generazioni”.

Lo schieramento di una compagnia di Bersaglieri

UN PO’ DI STORIA

Il Corpo fu istituito dal Re Carlo Alberto con il Regio Brevetto del 18 giugno 1836. Alla base di questa decisione del sovrano c’erano due considerazioni. La prima si domandava su quanta utilità, in occasione di una guerra, avrebbe avuto “un Corpo di bene addestrati ed esperti bersaglieri, singolarmente in un paese montuoso ed opportuno alla guerra minuta”.

La seconda era quella di avere “uomini destri e tali che li si chiederebbe siffatto genere di milizia”.

I Bersaglieri, secondo le idee del loro comandante Maggiore Alessandro La Marmora che convinse Carlo Alberto, dovevano essere soldati prevalentemente destinati ad un ambiente montano e pronti ad affrontare il nemico in scontri minuti ed anche capaci di combattimenti impegnativi e difficili ma brevi e episodici. Nel puro stile piemontese dell’epoca.

Il Brevetto reale era composto da 19 articoli Il Corpo, per non gravare l’erario, doveva essere limitato ad uno Stato Maggiore e a due Compagnie Bersaglieri con costituzione temporaneamente limitata ad una, con la possibilità di un aumento.

Il personale fu scelto tra quello dei Reggimenti Granatieri e di linea e non ne potevano far parte gli ammogliati.

Il Bersagliere doveva avere un’età compresa tra i 19 e 25 anni ed un’altezza di circa di un metro e 60 centimetri ed una massima di un metro e 72 centimetri.  Doveva avere anche una corporatura svelta e robusta, un fisico sano ed adatto a lunghe marce e alle fatiche.

Nel 1836 l’età minima per le reclute volontarie fu ridotta a 18 anni e ridotta di poco l’altezza minima richiesta ed aumentata, sempre di poco, quella massima.

Per l’arruolamento veniva data la preferenza per uomini provenienti da aree alpestri di professione cacciatori, guardaboschi e similari.

Per il Maggiore La Marmora un Bersagliere doveva essere molto ubbidiente, rispettoso, doveva avere la conoscenza assoluta della propria carabina, molto esercizio nel tiro, ginnastica di ogni genere fino alla frenesia, cameratismo, sentimento della famiglia, amore del Re, amore alla Patria, fiducia in se stessi fino alla presunzione.

Nei reparti si insisteva molto nella corsa. Il passo accelerato doveva avere una cadenza di 140 passi al minuto ed una lunghezza di 86 centimetri.

La Marmora considerava il passo del Bersagliere fondamentale come attività ginnica e con la convinzione che le cose dovevano essere fatte presto e bene. Nello stesso tempo reprimeva ogni tendenza ad esagerare la cadenza e a passare ad una corsa sfrenata.

Alla nascita del Corpo venne prescritto che ogni Compagnia doveva avere 13 corni da caccia o 13 trombette (20 in tempo di guerra) e un Caporale trombettiere. I trombettieri dovevano essere scelti tra i Bersaglieri del Reparto senza perdere comunque il loro incarico principale.

I corni furono aboliti definitivamente nel 1839.

Nel 1839 il Re stabilì che in ogni Compagnia ci dovessero essere, senza aumento della forza, due Caporali e tre sotto-Caporali onorari. In ogni Compagnia, inoltre, dovevano esserci, con incarico esclusivo, oltre ad un Caporale trombettiere, 8 Bersaglieri trombettieri. Altri 4 dovevano essere addestrati a suonare per sostituire, nel caso, i titolari.

Nel 1840 i trombettieri dei Bersaglieri tornarono ad avere un incarico abbinato.

Infine, l’armamento. Il Corpo fu armato con una carabina a percussione creata dallo stesso La Marmora. Fu poi designata come modello 1844. Ebbe due modelli: uno a canna lunga ed uno a canna corta. Entrambe del sistema Delvigne, con il rafforzamento del proiettile per schiacciamento.

Il calibro era di mm 16, canna con righe, lunghezza di m. 1,112. Il peso senza baionetta di 4,200 chili per la carabina lunga, la lunghezza era di 0,95 metri e peso di 4 chili per la carabina corta. Era l’arma usata dai sottufficiali e trombettieri.

La sciabola-baionetta era a lama piatta e a due tagli ed era lunga 0,47 metri e si innestava per mezzo dell’impugnatura. Il calciolo era munito di becco lungo 7 centimetri che, nel tiro, si assicurava sotto l’ascella ed in marcia era d’aiuto, piantato in terra, per inerpicarsi sui luoghi erti e scoscesi mentre in combattimento diventava un mezzo d’offesa.

Per puntare l’obiettivo si guardava in un mirino situato a 3 centimetri dalla bocca della canna e un traguardo fisso collocato sulla parte opposta, sul quale si articolava un alzo a cerniera, con cursore che mediante mollette poteva assumere differenti altezze segnate 3, 4, 5, 6, 7 ed 8 che corrispondevano a centinaia di passi.

Si usarono, prima, proiettili sferici per poi passare a quelli cilindro-ogivali. I Bersaglieri li tenevano in una borsetta di pelle che, nel compatimento, era posta nelle tasche anteriori della tunica per poterli prontamente estrarre. In verità, molti preferirono tenerli sfusi in tasca.

La polvere era di grana più fine di quella usata in linea che veniva tenuta in due fiaschette. Una di esse era stipata nello zaino e l’altra, con un misurino automatico, veniva posta nella tasca posteriore della tunica e legata con un cordone di lana verde.

Era molto ingegnoso l’acciarino inventato da La Marmora che permetteva che la carabina fosse sempre innescata per una serie di 36 colpi  con una laminata (bandella) che veniva messa sotto il cane e che portava altrettante capsule. Fu chiamata carabina a capsule successive.

Il 26 aprile 1837 fu definito il corredo della carabina del Bersagliere: scatola di latta per la polvere di riserva, misure per le grosse cariche, scatola di latta con spugna per l’olio, borsa in pelle con le esche, la forbice per le esche, spillato, passante per bacchette, cavapalle, succhiello (veniva posto nel tronco degli alberi affinché il soldato potesse sparare meglio e con maggiore precisione), forme per le palle (8 per ogni Compagnia) e giraviti (38 per ogni Compagnia).

Nel 1848 l’arma fu parzialmente modificata con il cambio dell’acciarino e la modifica della cassa destinata a riceverlo. Nacque così la carabina modello 1848.

Bersaglieri catturano soldati austriaci

E siccome il Corpo aumentava di giorno in giorno i suoi componenti, si ricorse alla costruzione di carabine manche all’estero. L’acciarino a bandella fu sostituito da quello a percussione ordinaria.

Così nella guerra del 1848 furono distribuite armi a  bandella ad innescamento successivo.

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