Carabinieri: operazione contro la ‘Ndrangheta in Veneto. Scoperta una cosca nel Veronese, era presente dal 1981

Venezia. I Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) con il supporto dei militari dell’Arma territoriale in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Calabria, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Venezia su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 33 indagati per associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsione, rapina, usura, ricettazione, riciclaggio, turbata libertà degli incanti, furto aggravato, favoreggiamento, violazione delle leggi sulle armi, con le aggravanti mafiose previste dall’articolo 416 bis-1 Codice Penale.

Carabinieri del ROS eseguono un arresto

Sono state notificate anche oltre 100 informazioni di garanzia ed effettuate numerose perquisizioni.

Sono stati poi sequestrati beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro.

I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa avviata nel 2013 – anche a riscontro delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia – per ricostruire un traffico di stupefacenti diretto verso il Veneto.

Le indagini furono poi ampliate per accertare l’eventuale presenza in quella regione di ‘ndrine.

L’inchiesta  ha consentito di individuare gravi elementi di responsabilità in ordine ad una strutturata ‘ndrina di Sommacampagna (Verona) almeno dal 1981, riconducibile alle famiglie “Gerace-Albanese-Napoli-Versace”.

Tutte sono originarie della Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) ed hanno ramificazioni in diversi comuni della provincia di Verona: Villafranca Veronese, Valeggio sul Mincio, Lazise e Isola della Scala.

In particolare è stato possibile fare emergere importanti elementi di responsabilità partecipativa alla struttura ‘ndranghetista con articolata divisione dei compiti all’interno del sodalizio, nonché la sua costante connessione con il “Crimine di Polsi” in Calabria, confermando ulteriormente il carattere unitario della ‘ndrangheta.

Le indagini hanno anche evidenziato concreti e puntuali elementi di pervicace capacità di intimidazione e conseguente assoggettamento delle vittime, realizzato attraverso la commissione, nel tempo, di un sistematico e rilevante numero di reati (in particolare estorsioni ed usura).

E’ stato anche scoperto un vorticoso giro di false fatturazioni per operazioni inesistenti.

Inoltre, sono stati documentati diversi episodi di riciclaggio, commessi attraverso società di cui i formali titolari si servivano, avvalendosi anche della mafiosità dei loro interlocutori, per trarre un personale tornaconto.

Dal quadro emerso dalle indagini è possibile ipotizzare, sulla base dei concreti elementi acquisiti, la capacità della consorteria di acquisire, direttamente o indirettamente, la gestione e il controllo di attività economiche nei più svariati settori (in particolare costruzioni edili e movimento terra, impiantistica civile ed industriale, servizi di pulizia e di affissione della cartellonistica pubblicitaria, commercio di autovetture e materiali ferrosi, nonché trasporti su gomma) anche in collegamento con soggetti contigui alla cosca “Grande Aracri” di Cutro (Crotone), stanziali nella provincia di Verona.

Infine, gravi elementi sono emersi in ordine alla gestione, da parte dei sodali, di un traffico di stupefacenti, sviluppato nel Veronese attraverso due canali di approvvigionamento: uno in Calabria e l’altro facente capo ad appartenenti a gruppi criminali albanesi e sloveni.

Nel corso delle attività di indagine sono stati sequestrati ingenti quantitativi di cocaina e marijuana.

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