Storia, a Rovereto fino al 31 marzo aperta la Mostra “La pelle del soldato”. Un’esperienza unica per raccontare come siano cambiate le protezione dei soldati dalla Grande Guerra ai giorni nostri

Rovereto (Trento). La mostra “La pelle del soldato”, aperta fino al 31 marzo 2019 (orari da martedì a domenica 10-18) nel Museo Storico italiano della Guerra di Rovereto (Trento) è un racconto storico dalla I Guerra Mondiale fino ai giorni nostri su come siano cambiate le protezioni per il corpo dei soldati dagli attacchi chimici, batteriologici, fino a diventare sempre più tecnologiche per difendersi anche dall’uso di armi nucleari.

Il racconto inizia dalla Grande Guerra, quando milioni di soldati scavarono le trincee nel vano tentativo di difendersi non solo dagli attacchi nemici, ma anche dal freddo, dalle infezioni, dalle malattie che inevitabilmente colpirono questi uomini già logorati dalla durissima vita di trincea e dal poco cibo.
La vita in trincea era molto dura e per raggiungere le postazioni bisognava fare lunghi cammini in montagna con la neve alta ed i piedi gelati, con la paura di essere intossicati dal gas Sarin. Le prime maschere utilizzate lasciavano troppi spazi, consentendo al gas di entrare.

Alcune maschere antigas esposte

Per nascondersi dal nemico, un soldato doveva diventare invisibile. Come un insetto nell’erba, una farfalla sul tronco di una pianta. Per questo gli Eserciti abbandonarono le uniformi colorate che ancora nell’800 rendevano riconoscibili i soldati nel fumo della battaglia.

Più i colori delle divise si avvicinavano a quelli della terra, del tramonto, dell’erba calpestata (od al bianco della neve in alta montagna, o al colore delle sabbie desertiche) più i soldati si sottraevano alla vista degli osservatori nemici. Ma i dieci milioni di caduti della Grande Guerra testimoniano quanto poco efficaci siano state le protezioni adottate.

Una delle vetrine della mostra

Dal 1945 al 1989, in pieno periodo della Guerra Fredda, ci fu una vera corsa agli armamenti il più possibile potenti e letali per fare vedere al nemico che si poteva distruggerlo in pochi secondi.

Le grandi potenze, dotate di armi nucleari e di sistemi missilistici, mantennero nei loro depositi – pur senza farne uso essendo messe al bando -, armi batteriologiche e chimiche. Nuclei speciali di soldati vennero dotati di tute protettive contro agenti chimici, batteriologici o radioattivi.
Lo spettro di una guerra nucleare, chimica e batteriologica aleggiava su tutto e tutti. La paura era tanta.

Dopo il 1989 è finita la Guerra Fredda ma i conflitti non sono terminati: dall’Africa al Medio Oriente, dall’Asia al Sud America con il pericolo degli attentati terroristici che dall’11 settembre 2001 si è impadronito del mondo occidentale.
La reazione a questi attentati ha introdotto misure di controllo ed attività investigative e di intelligence nei Paesi colpiti o minacciati, oltre che di interventi militari contro Stati accusati di connivenza con le organizzazioni estremiste.

Ma è la minaccia del terrorismo alla vita di persone inermi coinvolte in modo casuale negli attentati ed a quella di militari e delle forze incaricate di prevenirli e di sventarli, a rappresentare la nuova sfida che attende ancora di essere vinta.

Una mostra che sa conquistare il visitatore, fargli vedere il mondo con occhi diversi.

Per tutte le info: +390464 438100- info@museodellaguerra.it. Per informazioni di carattere turistico si può contattare il numero telefonico +390464 430363, sito Web http://www.visitrovereto.it.

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