Il Tricolore: il simbolo, la storia del nostro vessillo

di Francesca Cannataro

Roma. Il 7 gennaio di ogni anno, si celebra la Festa del Tricolore, ufficialmente conosciuta come “Giornata Nazionale della Bandiera” istituita dalla legge n. 671 del 31 dicembre 1996, commemorativa della bandiera nazionale italiana. 222 anni di storia del simbolo indiscusso della nostra Nazione. “Il verde la speme tant’anni pasciuta, il rosso la gioia d’averla compiuta, il bianco la fede fraterna d’amor”. Così scriveva Giovanni Berchet nella sua “Poesia dei tre colori”. Il Tricolore Italiano. Simbolo indiscusso della nostra identità nazionale. Di fedeltà, valori, unità. Orgoglio, amor di patria, appartenenza. La sua storia è anche la nostra, la storia della nostra Italia. Lo vediamo sventolare nelle piazze, portare con orgoglio sugli omeri dai nostri soldati, accarezzare il petto dei nostri sindaci, sventolare nelle mani gioiose dei bambini. Nel cuore di tutti gli italiani. Tre colori che hanno suscitato negli anni romantiche interpretazioni. “Il bianco l’Alpi, il rosso i due vulcani, il verde l’erba dei lombardi piani”, Francesco Dall’Ongaro, vedeva in quei colori rimandi di natura geografica. Dal sud al nord, espressione della nostra italianità. Bianco, la neve delle nostre cime; verde come il colore delle nostre pianure; rosso il sangue dei nostri caduti. Valori e principi comuni di libertà, democrazia, giustizia sociale e solidarietà che costituiscono le fondamenta dell’ordinamento repubblicano. Carducci, infatti, scriveva: “Le nevi delle Alpi, l’aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de’ poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi”. Poesie e racconti, hanno solleticato l’immaginario collettivo nei secoli su quei tre colori. Accostati l’uno accanto all’altro. Intensi, chiari e vivi. Verde, bianco e rosso, colorano oggi i successi della nostra Italia e il tricolore continua a sventolare in occasione di ogni conquista civile, scientifica o sportiva, nelle ricorrenze e nelle feste, all’estero nelle  missioni militari. Il nostro tricolore racchiude in sé ed esprime gli ideali, i valori e i principi dell’unità e della libertà, della dignità della persona umana e della giustizia.  “E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch’ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà”. Come concluse Carducci nel suo discorso tenuto per celebrare il primo centenario della nascita del Tricolore.

Le origini del nostro Tricolore

Le Frecce Tricolori in volo

“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. Così sancisce l’articolo 12 della Costituzione italiana. Il nostro vessillo nazionale, fa parte della nostra cultura da secoli. Quale bandiera nazionale nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decretò “che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre volori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”.

Il Tricolore del 7 gennaio 1797

Facendo un salto indietro, però, era il 1794 quando Luigi Zamboni e Giambattista De Rolandis, due studenti dell’Università di Bologna, idearono il tricolore sperando di poter organizzare una rivolta al fine di restituire a Bologna la sua indipendenza. Furono proprio le imprese di De Rolandis e Zamboni a ispirare all’assemblea costituente della Repubblica Cispadana  l’adozione di un vessillo tricolore a simbolo del nuovo Stato. Durante l’epoca napoleonica, la bandiera venne avvertita non più come segno dinastico o militare, ma come simbolo del popolo, delle libertà conquistate e, dunque, della Nazione stessa.

Nei tre decenni che seguirono il Congresso di Vienna, il vessillo tricolore fu soffocato dalla Restaurazione, ma continuò a essere innalzato, quale emblema di libertà, nei moti del 1831, nelle rivolte mazziniane, nella disperata impresa dei fratelli Bandiera, nelle sollevazioni negli Stati della Chiesa.

Allo stemma dinastico, chiusa la stagione del ’48, fu aggiunta una bordatura di azzurro, per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo. Ecco il perché ancora oggi l’azzurro è il colore che rappresenta gli italiani. Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d’Italia e la sua bandiera continuò a essere quella della prima guerra d’indipendenza.

Ma la mancanza di un’apposita legge al riguardo, portò alla realizzazione di vessilli di foggia diversa dall’originaria, spesso addirittura arbitrarie.

Soltanto nel 1925 si definirono, per legge, i modelli della bandiera nazionale e della bandiera di Stato. Dopo la nascita della Repubblica, un decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 stabilì la foggia provvisoria della nuova bandiera, confermata dall’Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947 e inserita all’articolo 12 della nostra Carta Costituzionale.

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