Aeronautica militare: Maxi esercitazione sanitaria in Romania

Di Daniela Lombardi

Campia Turzii (nostro servizio). Proprio in queste ore il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria a causa dell’epidemia di morbillo esplosa in città. E’ questa solo una delle tante dimostrazioni di come le malattie infettive, complici anche teorie strampalate in cui ci si scaglia contro i vaccini, possano prendere piede in poco tempo in un’intera area se non si adottano le misure preventive e curative necessarie.

Virus potenzialmente letali possono diffondersi sia in contesti di normale vita quotidiana sia, a maggior ragione, in teatri di guerra in cui le condizioni igieniche spesso scarseggiano. Sono questi i nemici a cui deve far fronte il personale sanitario della Nato, ormai altamente specializzato a tutela di militari e civili. Una battaglia che necessita di competenze sempre più sviluppate, mezzi idonei, aggiornamento ed esercitazione costanti. Proprio per tenere in continuo allenamento tali capacità è stata concepita l’esercitazione Nato “Vigorous warrior” che quest’anno, per la sua quinta edizione, si svolge in Romania e precisamente in Transilvania – nella base militare di Campia Turzii – fino al prossimo 13 aprile.

L’esercitazione era molto realistica

Una maxi-esercitazione sanitaria in cui un ruolo di primo piano è riservato all’Italia, coinvolta insieme ad altri 29 Paesi membri dell’Alleanza atlantica e a 10 partner Nato. Del resto, l’Aeronautica militare italiana aveva già legato il suo nome ad operazioni che hanno fatto cronaca nell’ambito del trasporto ad alto bio-contenimento (per biocontenimento si intendono modalità di trasporto che evitino il contagio di chiunque si trovi intorno alla persona colpita da malattia infettiva), come quello del medico italiano di Emergency Fabrizio Pulvirenti, colpito dal virus Ebola e trasferito in Italia dalla Sierra Leone dove stava operando. A parte i casi più vicini nel tempo e che hanno avuto maggiore risalto mediatico, però, l’Aeronautica militare italiana ha in realtà sviluppato già dal 2005 la capacità di evacuazione aero-medica, grazie a sistemi isolatori di produzione britannica.

Tali metodi evacuativi sono stati usati a partire dal 2006 per casi di tubercolosi, febbre emorragica di Congo-Crimea, febbre dengue e, come si diceva, virus Ebola. L’Italia, che mette in campo 90 uomini nell’ambito dell’esercitazione che conta complessivamente 2000 militari di 30 nazioni, partecipa con il personale dell’Ispettorato generale della sanità militare (IGESAN) e dei Servizi sanitari delle Forze armate. Il suo ruolo è sia di direzione della “Vigorous warrior”, sia di schieramento in campo di unità addestrate, tra cui un team chirurgico avanzato del Policlinico Militare di Roma. Nello specifico, l’Italia ha potuto mostrare le sue capacità con la simulazione del trasporto in alto biocontenimento, con un velivolo C130J, di un militare colpito da una malattia infettiva durante una missione all’estero. Il paziente è stato trasportato dalla Romania all’aeroporto di Pratica di Mare per consentire all’Ospedale Spallanzani di Roma di prenderlo in carico.

L’esercitazione è rilevante anche perché è la prima volta che in un contesto Nato viene testata la capacità di cooperazione civile-militare con una struttura sanitaria civile. L’Aeronautica militare è ormai leader del trasporto aereo in biocontenimento e, quel che più conta, mette a disposizione questa sua capacità ad uso e finalità civili, rafforzando così il concetto di “dual use” che ormai si è fatto larga strada in ambito militare. Il nostro Paese, forte del prestigio acquisito sia nelle precedenti esercitazioni come quella in Germania, sia oggi in Romania nell’ambito della “VIgorous warrior”, si candida a ospitare sul territorio nazionale l’esercitazione Nato del 2021.

 

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