Ancora e penna nera. I marò-alpini guastatori del Battaglione “Valanga”

di Marco Petrelli 

 

LA SPEZIA. Ancora e penna nera. I marò-alpini guastatori del Battaglione “Valanga”

Guastatore alpino X Mas


Elmetto regolamentare M35, ancora frontale e penna nera. Semberebbe un ossimoro, invece è realtà. Nell’Italia post Armistizio, si sono battuti anche alpini inquadrati nella Decima Flottiglia MAS, iconico reparto di assaltatori della Marina allora sotto il comando di Junio Valerio Borghese.

Il “Battaglione Valanga” era infatti l’unità alpini guastatori della Decima formato da personale che, l’indomani dell’Armistizio, si era presentata a La Spezia per un confronto con il principe Borghese. Scopo: essere impiegati contro gli anglo-americani, obiettivo peraltro della stessa Decima…

Fregio e mostrine

Origini Il Battaglione venne battezzato “Valanga” in omaggio alla omonima 9° compagnia del XXX Battaglione Alpini del 32° guastatori alpini (scioltosi in Africa settentrionale l’anno prima per le gravi perdite subite) già comandata dal capitano Manlio Morelli in Russia.

 

Il comandante della X Mas

La decisione di presentarsi a La Spezia era stata maturata da alcuni ufficiali superstiti  appartenenti al XXX, XXXI e XXXII Battaglione del 32° e dal  colonnello Mario Ferrari: nella caotica situazione dell’8 settembre, privi di riferimenti certi e desiderosi di non cedere le armi, alcuni militari dei suddetti reparti presero contatti con Borghese. Due punti fermi: impiego al fronte e con la penna nera in testa.

A Brindisi o a Salò? A onor di cronaca e di verità storica, non tutti i guastatori dei succitati battaglioni aderirono alla Decima MAS. Altri, raggiunto il Re e Badoglio al Sud, andranno a rafforzare 870° Nucleo Genio Guastatori del Regio Esercito co-belligerante al fianco degli Alleati. Tra loro, il leggendario comandante del XXXI battaglione del 32° Paolo Caccia Dominioni, combattente ad El Alamein, poi partigiano e comandante del Corpo Volontari della Libertà per la Lombardia.

 

Paolo Caccia Dominioni

 

Tuttavia, la vicenda del “Valanga” è una chicca per ogni storico ed appassionato. Una vicenda che avrebbe potuto avere luogo solo nel corso della Seconda Guerra Mondiale, conflitto che assistette all’impiego di armi, strategie e reparti senza precedenti nella storia umana.

Così, se la Luftwaffe fu l’unica aeronautica a disporre di una propria divisione di avieri-carristi (Fallschirm-Panzer-Division 1 “Hermann Göring“) e se la United States Army Air Force (USAAF) l’unica aviazione dell’esercito a disporre di bombardieri strategici e di caccia, la Decima Flottiglia MAS di Junio Valerio Borghese, strutturata come una piccola forza armata, poteva contare anche sui suoi alpini.

Contro Tito Nell’inquadramento originario, al battaglione è assegnato il nome di un cacciatorpediniere, il Luca Tarigo, affondato dagli inglesi nei pressi delle secche di Kerkenna, il 16 aprile 1941. L’unità ne mutua anche il motto: A voga arrancata, a spada tratta. L’avanzata alleata e le pressanti richieste germaniche avevano imposto l’impiego della Decima, oltreché sul fronte di Nettuno, lungo i confini occidentali ed orientali della Penisola per far fronte al movimento partigiano italiano e a quello jugoslavo del Maresciallo Tito. Conquistato sul campo il diritto a fregiarsi del nome, significativo e identitario, di Battaglione alpini guastatori “Valanga”, con il cappello alpino che mai sostituì il basco ed il fregio di specialità saldamente cucito, i marò con la penna nera furono schierati in Friuli Venezia Giulia dove il IX Corpus sloveno penetrava colpendo sia i tedeschi, sia i partigiani non comunisti e le locali popolazioni italiane.

Nell’aprile del 1945, pronti ad affrontare l’avanzata anglo-americana, gli alpini marò conclusero la loro avventura bellica il 29 del mese con l’ordine di scioglimento del battaglione.

Quale eredità? Difficile fu (ed è ancora) nell’Italia repubblicana, dare spazio a storie come quella che vi abbiamo appena raccontato. Il 32° genio guastatori (comportatosi eroicamente in Africa ed in Russia ben prima dell’Armistizio)  si è ricostituito nei primi Anni Duemila come 32° Reggimento genio gustatori alpini distaccato a Fossano, in provincia di Cuneo.

Naturalmente, l’eredità ideale e storica del Reggimento è quella dei guastatori che combatterono nella Guerra di Liberazione, in quel Corpo Italiano di Liberazione che lottò per la democrazia e per la libertà del Paese e che fu embrione del futuro Esercito Italiano. Ideali incarnati dal maggiore alpino guastatore e partigiano Paolo Caccia Dominioni. 

Noi, come giornalisti col pallino della Storia, abbiamo voluto raccontarvi questa… storia! Senza pregiudizi, senza giustificazionismi solo per curiosità. Perché, ricordatelo, alla base della conoscenza vi è sempre un vivido, frizzante desiderio di scoperta!

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