Guardia di Finanza: sequestrato allo scalo aeroportuale di Ciampino un velivolo bimotore detenuto di contrabbando in Italia

Di Massimo Giardinieri

ROMA. Si può detenere e utilizzare un aereo bimotore di fabbricazione statunitense dal valore di circa 350.000 euro senza aver assolto gli obblighi doganali? Secondo il Testo Unico delle Leggi Doganali (TULD) no, e per questo i finanzieri del Comando Provinciale di Roma – Compagnia di Ciampino lo hanno posto sotto sequestro presso l’aeroporto “Roma Urbe”, su espressa disposizione del GIP del Tribunale di Milano e nell’ambito di specifiche indagini dirette dalla Procura della Repubblica del capoluogo lombardo.

I Finanzieri appongono i sigilli dell’Autorità Giudiziaria

Il provvedimento in parola, alquanto infrequente per la natura del mezzo finito sotto i sigilli dell’Autorità Giudiziaria, giunge all’esito di alcune indagini avviate dai Finanzieri della Compagnia di Ciampino i quali, nel corso delle attività di monitoraggio che giornalmente svolgono sui transiti aerei che fanno scalo nel citato scalo aeroportuale capitolino, hanno rivolto la loro attenzione verso quell’elegante “Piper” (formalmente di proprietà di una fiduciaria americana con sede nel Delaware) posto però nella materiale disponibilità di un’associazione sportiva dilettantistica italiana.

Constatato ciò, sono così stati avviati tutti gli approfondimenti del caso e che hanno difatti confermato come il velivolo – peraltro riportante sigle aeronautiche identificative degli USA – era stabilmente presente nel territorio italiano da oltre sei mesi, dunque da ritenersi a tutti gli effetti importato in evasione dei dazi doganali oltre che dell’IVA.

I Finanzieri ciampinesi hanno già identificato la persona ritenuta responsabile dell’illecito, e che ora si trova a dover rispondere del reato di contrabbando doganale, anche se – allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e in attesa di giudizio definitivo – per il presunto contrabbandiere vale il principio non colpevolezza.

La Guardia di Finanza di Ciampino sul luogo del sequestro

La vicenda, piuttosto singolare per certi aspetti, pone comunque in risalto la continua l’azione di contrasto che la Guardia di Finanza porta avanti in tutte le zone di vigilanza doganale che le sono affidate, soprattutto perché questo tipo di frodi doganali rappresentano una delle peggiori insidie al bilancio dello Stato come dell’Unione europea, considerando poi l’implicita tutela degli operatori economici onesti che si trovano ad essere sensibilmente danneggiati da sleali forme di concorrenza che, oltre alla classica evasione fiscale, si annidano proprio nella non infrequente evasione dei dazi d’importazione.

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