Fascismo: un libro di Niccolò Lucarelli (Edizioni Mursia) racconta la storia, i fatti d’arme e il contesto politico delle Camicie Nere in Africa

MILANO. Dalle prime operazioni in Cirenaica nel 1923, passando per l’Etiopia e terminando in Tunisia nel maggio del 1943, le vicende legate all’impiego delle Camicie Nere nelle colonie italiane sono ricostruite attraverso le testimonianze dei protagonisti, i bollettini militari, i diari storici dei vari comandi e gli articoli di stampa.

Un’immagine di Camicie Nere in Africa

Niccolò Lucarelli ripercorre i fatti d’armi sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista del contesto politico, senza tralasciare quello psicologico e morale; per quest’ultima ragione viene lasciato spazio sia alle voci di quelle Camicie Nere fino all’ultimo convinte della necessità della guerra, sia di quelle che proprio in Africa ebbero i primi dubbi sulla giustezza dell’impresa coloniale e del fascismo tutto.

Il volume è una riflessione che prende le mosse dalla nascita della Milizia stessa, per capirne gli scopi e il carattere.

La copertina del libro

E’ anche una trattazione esaustiva dell’impiego della Milizia in Africa, senza tacerne le pagine più buie, inquadrando le vicende nel contesto politico della “guerra fascista”, e approfondendo le condizioni logistiche in cui combatterono gli italiani.

“Accanto alle Camicie Nere – spiega l’autore – che, in Africa come altrove, commisero crimini sui quali è giustamente arrivata la condanna della storia, ce ne furono molte altre per le quali l’adesione al Fascismo fu una scelta portata avanti con onestà morale e intellettuale, lontana dalla violenza e dalla tirannia. Come ha notato anche Franco Cardini, per molti di quei Militi la camicia nera fu una sorta di bandiera, che garrì con fierezza a Culqualber, a Gondar, sul Mareth e a Enfidaville. Per altri, invece, quella stessa camicia fu una sorta di lasciapassare per commettere nefandi crimini”.

“La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale – aggiunge -, i cui appartenenti erano noti anche con l’evocativo e lievemente sinistro nome di Camicie Nere, fu istituita dal Regio Decreto n. 31 del 14 gennaio 1923 (convertito in legge 17 aprile 1925, n. 473), un provvedimento con il quale il governo Mussolini puntava a legalizzare, di fatto, la precedente Milizia Fascista, cioè le famigerate squadracce che avevano sparso tanta violenza in Italia e altrettanta ne avrebbero sparsa almeno fino al 1926. […] si trattava quindi del braccio armato del Fascismo, necessario per respingere gli eventuali sconfinamenti della temuta rivoluzione bolscevica, che in Russia aveva affossato l’impero dei Romanov”.

Giovani della Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale

“I principali compiti della Milizia consistevano nel mantenere l’ordine pubblico e nel vigilare sulla pubblica sicurezza – prosegue Lucarelli –  accanto a questi, doveva svolgerne altri di tipo educativo-militare, quali l’inquadramento, la disciplina, l’istruzione dei gruppi di Balilla e di Avanguardisti, e l’istruzione premilitare dei Giovani Universitari Fascisti. Quando però, pochi mesi dopo, sarebbero nati i battaglioni di Camicie Nere, si sarebbero prospettati anche compiti più strettamente militari […]. Il primo impiego di natura militare della Milizia Volontaria fu nella guerra di riconquista della Libia, e giunse nel settembre del 1923, a meno di un anno dalla sua creazione, segno evidente dell’impazienza mussoliniana di porre un ulteriore sigillo fascista sulle imprese coloniali italiane”.

Niccolò Lucarelli è nato a Prato. E’  laureato in Studi Internazionali, critico d’arte e teatrale per Artribune e ArtsLife.

Collaboratore della “Rivista Militare”, ha pubblicato vari volumi sulla Seconda guerra mondiale, fra cui Italiani in Albania 1939-1945 (2021) e Operazione Bagration. L’Armata Rossa contrattacca (2022).

È attivo come curatore indipendente e ha firmato progetti espositivi in Italia e all’estero.

Niccolò Lucarelli: LE CAMICIE NERE IN AFRICA 1923-1943 – 514 pagine – euro 26,00 (Edizioni Mursia) – In libreria dal 21 luglio

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