Guardia di Finanza: a Como confiscati beni e denaro per oltre 7 milioni di euro nei confronti di un gruppo criminale specializzato in frodi fiscali

Di Gianluca Filippi

COMO. Un decreto di confisca per oltre 7 milioni di euro in disponibilità patrimoniali appartenenti ad un sodalizio criminoso specializzato nella commissione di reati tributari, è stato eseguito dai finanzieri della Procura della Repubblica di Como a seguito di un’indagine che le stesse Fiamme Gialle lariane avevano condotto e portato a termine nel campo delle forniture di manodopera (pulizie, facchinaggio, trasporti e logistica) per la grande distribuzione organizzata.

Il denaro contante confiscato dai finanzieri comaschi

L’attività in parola trae origine da un’operazione che – a giugno dello scorso anno – vide l’esecuzione di numerose perquisizioni locali e personali compiute dalle Fiamme Gialle, le quali avevano interessato 21 persone fisiche e 19 persone giuridiche dislocate tra Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania e Calabria, con la contestuale esecuzione di 14 misure cautelari ed il sequestro di beni sfociato oggi nella suddetta confisca disposta dal GIP del Tribunale su proposta della Procura della Repubblica comasca.

Al patrimonio dello Stato sono così stati definitivamente acquisiti due compendi aziendali, due ville di pregio con piscina, dieci immobili, ventotto rapporti finanziari con una giacenza complessiva di oltre 461 mila euro, quote societarie, due utilitarie, due moto, denaro contante per oltre 333 mila euro, due orologi di lusso e diversi gioielli.

Le indagini della Guardia di Finanza

La sentenza del competente Tribunale – da considerarsi ormai irrevocabile – ha difatti pienamente confermato le responsabilità penali di undici persone fisiche coinvolte nella vicenda, alle quali investigatori della GDF sono riusciti a dare un volto dopo un attento monitoraggio operato su diverse cooperative della zona, a seguito del quale erano iniziati ad emergere concreti indici di rischio di natura fiscale e valutaria che hanno poi condotto alla scoperta di un complesso sistema frodatorio, perpetrato in forma associativa e che era proseguito ininterrottamente tra il 2015 ed il 2022 attraverso la costituzione di diciassette società cooperative, un consorzio ed una società a responsabilità limitata posta a capogruppo.

Stando alle risultanze delle indagini dei finanzieri, nonché a quanto successivamente sentenziato dal Tribunale, i responsabili della vicenda erano riusciti a finalizzare il loro disegno criminoso attraverso il fittizio utilizzo d’uno schema societario in forma di cooperativa, oltre che ad emettere fatture per operazioni inesistenti per un volume di oltre 21 milioni e 127 mila euro, cui si correlano un’evasione di imposte dirette superiore ai 496 mila euro ed ai fini IVA per più di 3.750.000 euro, di omessa dichiarazione per oltre 906 mila euro e di altra IVA evasa superiore ai 737 mila euro.

Nel corollario delle evasioni commesse non sono poi mancate quelle legate ad indebite compensazioni di imposta per oltre un milione di euro, oltre che omessi versamenti di IVA per circa 830 mila euro.

Un sistema di frode molto articolato dunque che il sodalizio criminale in parola aveva ideato e messo a punto con grande precisione, ma che gli investigatori della Guardia di finanza sono comunque riusciti a scoprire grazie a scrupolosi accertamenti documentali e bancari nonché avvalendosi di specifiche attività tecniche; un modus operandi criminale che i responsabili avevano attuato attraverso più società cooperative di lavoro a struttura precaria, tenute in vita per periodi di tempo limitati e sostanzialmente inadempienti agli obblighi civilistici quanto a quelli fiscali.

In sostanza società definite “cartiere” poiché esistenti solo sulla carta, ma che erano comunque funzionali ad assumere la forza-lavoro di fatto gestita da altre due società “capogruppo”, le quali erano invece dotate di una struttura reale, permanente nel tempo ed apparentemente in regola con gli obblighi fiscali.

Le stesse “capogruppo” si avvalevano inoltre della compiacenza di società terze sulle quali trasferire le proprie esposizioni debitorie con il Fisco, salvo poi “compensare” tali debiti con crediti non spettanti ed inesistenti, ciò per un ammontare complessivo che ha superato il milione di euro.

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