Guardia di Finanza: a Napoli sgominato un gruppo criminale dedito alla raccolta abusiva di scommesse. Eseguite 11 ordinanze di custodia cautelare e sequestrati ben per 3,2 milioni di euro

NAPOLI. Sono 11 le ordinanze di custodia cautelare eseguite stamani dai finanzieri del Comando provinciale di Napoli – Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF), nei confronti di altrettanti soggetti gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere, esercizio abusivo dell’attività di gioco o di scommesse e peculato.

L’operazione delle Fiamme Gialle partenopee, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord, ha preso spunto dal precedente sequestro di un locale all’interno del quale veniva praticata un’illecita raccolta di scommesse gestita da un sodalizio criminoso transnazionale.

Gli investigatori della GDF partenopea durante le indagini

Lo stesso locale, benché privo di insegne, era comunque dotato di un efficiente sistema di videosorveglianza oltre che di maxi-schermi collegati a siti Web “.com” (vietati dalla normativa nazionale del settore), riferibili questi ad una società austriaca risultata priva della necessaria concessione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM).

Gli sviluppi investigativi – condotti anche all’estero – susseguitisi a quel sequestro hanno consentito di accertare l’esistenza d’una stabile associazione criminale attiva a livello internazionale, dedita sia alla raccolta illegale di scommesse on-line, sia alla collocazione (nella provincia di Napoli) di apparecchi da gioco non conformi oppure manomessi che consentivano vincite in denaro, come anche di tipo non conforme e funzionanti al di fuori della rete telematica dell’ADM.

Come dimostrato dalle indagini della GDF, la citata società austriaca era il vertice di una struttura composta da un reticolo di agenzie di scommesse site nell’hinterland partenopeo, ognuna delle quali coordinata da un referente che provvedeva all’affiliazione di singole agenzie.

Il server in uso alla società austriaca – localizzato in Gran Bretagna – era controllato da una società serba che a sua volta operava attraverso una sede occulta basata all’interno di un centro commerciale.

Le singole agenzie operanti nella provincia di Napoli, nella maggioranza dei casi, erano munite di regolare licenza rilasciata dalla Questura, oltre che in contatto ufficiale con una società maltese titolare della concessione.

Un quadro di apparente regolarità dunque, ma dietro il quale si celavano collegamenti con siti illegali resi disponibili dalla società austriaca che consentivano puntate ben superiori al limite massimo imposto dalla legge.

Somme dagli importi consistenti dunque, che venivano caricate sui conti di gioco riconducibili a soggetti perlopiù nullatenenti (comunque diversi dai reali scommettitori), con il duplice quanto chiaro fine di celare la provenienza del denaro come anche l’identità del giocatore; un sistema che in questo caso determinava una sistematica violazione della normativa antiriciclaggio, oltre che l’aggiramento di eventuali segnalazioni per operazioni finanziarie sospette.

Un sistema molto ben rodato, grazie al quale il gruppo criminale che lo aveva costituito traeva guadagni per tutte le sue componenti, con gli scommettitori ai quali era reso possibile puntare grosse cifre di denaro (di presumibile provenienza illecita), referenti che per la loro attività di intermediazione venivano ben remunerati e soci della compagine austriaca che guadagnavano oltremodo dal ricco giro di puntate.

Un flusso di denaro continuo ed a molti zeri, che confluiva dapprima su un conto austriaco per poi finire nelle tasche degli indagati attraverso versamenti di denaro contante, bonifici con false causali e movimenti con carte prepagate.

Soldi che (come scoperto a seguito di intercettazioni telefoniche) venivano occultati nel giardino di un’abitazione, e persino tra le mura di case abitate da parenti ed amici, circostanza alla quale va aggiunto un ulteriore particolare rappresentato del fallimento pilotato della società austriaca – con falso bilancio annesso – che alcuni indagati stavano progettando in danno dei creditori oltre che dell’Erario.

In ragione di quanto sin qui esposto sono state altresì sequestrate le quote sociali della compagine austriaca, il suo sito web e le disponibilità finanziarie degli indagati costituite da 14 immobili, per un ammontare complessivo che supera i 3 milioni e 20 mila euro.

Resta al momento riconosciuta per tutti gli indagati la presunzione d’innocenza, che li accompagnerà in tutta la fase processuale fino a definitivo accertamento delle rispettive responsabilità e conseguente pronunciamento d’una eventuale sentenza di condanna.

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