Israele: l’IDF testa con successo un’arma laser aria-aria

Di Fabrizio Scarinci

Gerusalemme. Alcuni giorni fa il Ministero della Difesa israeliano ha annunciato che l’Administration for the Development of Weapons and Technological Infrastructure, agenzia nazionale dedicata allo sviluppo di nuovi sistemi di difesa, ha portato a termine con successo una serie di test finalizzati alla sperimentazione di un’arma laser utilizzabile per missioni di tipo “aria-aria”.

In particolare, stando a quanto comunicato, il sistema, installato a bordo di un velivolo Cessna Grand Caravan C208, sarebbe riuscito ad intercettare ed ad abbattere diversi tipi aeromobili non pilotati collocati a diverse distanze e in presenza di differenti tipi di condizioni climatiche, mostrando contro ognuno di essi un notevole grado di efficienza e un più che accettabile livello di efficacia.

Un Cessna Gran Caravan C208, l’aereo su cui è stato installato, ovviamante in via serimentale, il dispositivo laser in questione

Nel corso degli ultimi decenni diversi Paesi hanno condotto esperimenti con armi laser o ad energia diretta , ma finora solo pochi di essi sono riusciti ad ottenere sistemi aviotrasportabili capaci di colpire bersagli aerei in movimento. L’esempio più noto a riguardo è certamente costituito dal dispositivo COIL (Chemical Oxygen Iodine Laser) installato dall’USAF su una variante modificata del Boeing 747, nota come YAL-1A, allo scopo colpire i missili balistici nemici nelle fasi immediatamente successive al lancio.

Pensato tra la fine degli anni 90 e primi anni 2000 essenzialmente al fine di contrastare vettori di tipo IRBM (ma volendo anche di tipo ICBM), lo YAL-1A compì il suo primo volo nel 2009, ma già nel corso del 2011 il mastodontico progetto inerente il suo sviluppo venne abbandonato a causa dei costi e della sua relativa inefficacia (per colpire i missili nemici nella fase di boost, infatti, il velivolo avrebbe dovuto già trovarsi a ridosso della zona di lancio, cosa che sarebbe stata possibile solo sorvolando costantemente il territorio del nemico, con l’inevitabile rischio di essere colpiti ancor prima di un eventuale lancio di missili).

Dalla sperimentazione dello YAL-1 gli USA hanno, però, imparato moltissimo e attualmente sarebbero anche loro alle prese con nuovi e ambiziosi progetti inerenti lo sviluppo di questo tipo di armi.

Un Boeing YAL-1A in volo, da notare il dispositivo laser montato sul muso

Per quanto riguarda Israele, invece, con il progetto in questione l’IDF e la Elbit Systems (azienda incaricata di portare avanti il suo sviluppo) sperano di mettere in campo, già nella seconda metà di questo decennio, un’arma altamente flessibile ed efficace, in grado di individuare e colpire droni e vari altri tipi di aeromobili tattici ad almeno una ventina di km di distanza, ponendo anche le basi per ulteriori (e strategicamente più rilevanti) sviluppi di queste tecnologie, che, nel corso dei prossimi decenni, al pari di quelle spaziali, robotiche ed elettroniche, avranno certamente un impatto notevole sull’evoluzione della cosiddetta “arte della guerra” e sugli equilibri internazionali ad essa connessi.

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