Crisi ucraina: la Germania si riarma e verrà presto seguita da altri Paesi. L’Italia ha urgente bisogno di definire la propria strategia

Di Fabrizio Scarinci

Berlino. Tra le tante notizie connesse alla guerra in Ucraina che negli ultimi giorni si è avuto modo di apprendere, una delle più importanti, nonché di maggior rilevanza storica, è senza dubbio costituita dalla decisone del governo tedesco di avviare un massiccio processo di potenziamento delle proprie forze armate.

Annunciata dinnanzi al Bundestag dal Cancelliere Olaf Scholz, tale scelta dovrebbe concretizzarsi, da un lato, nello stanziamento di un fondo speciale da 100 miliardi euro per investimenti e progetti di armamento, e, dall’altro, nel definitivo adempimento alla “famosa” promessa fatta da tutti i membri dell’Alleanza Atlantica al vertice NATO del 2014 di spendere almeno al 2% del proprio prodotto interno lordo in difesa e sicurezza.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz

Ciò significa che, a partire dal 2023 (o almeno così si presume), il budget della Difesa tedesco dovrebbe balzare dagli attuali 47 miliardi di euro (pari a circa l’1.4% del pil) alla ragguardevole cifra di 67 miliardi, rendendo, così, la Germania il quarto “top spender” al mondo dopo Stati Uniti, Repubblica Popolare Cinese e Federazione Russa.

Il fatto che a prendere tale decisione sia stata una coalizione di governo composta da Socialdemocratici, Verdi e Liberali Democratici (solitamente ritenuti poco inclini ad aumentare le spese militari) la dice lunga su quanto l’invasione russa dell’Ucraina abbia mutato la percezione dell’ambiente circostante da parte dei tedeschi, che, scoprendosi molto meno sicuri di quanto avrebbero potuto immaginare solo fino a qualche settimana fa, si sarebbero finalmente decisi ad accantonare il loro tipico approccio mercantilistico agli affari internazionali e ad indossare i panni di una potenza più attiva in ambito militare.

L’estrema gravità della situazione rende, inoltre, altamente probabile che questo “nuovo corso” di Berlino venga progressivamente seguito anche da una larga fetta dell’UE, nell’ambito della quale, proprio in virtù di questa decisione, la Germania potrà anche candidarsi a ricoprire un ruolo di primo piano riguardo alla creazione della cosiddetta “Europa della Difesa”, il cui progetto (a dire il vero, per lo più ancora da definire) è finora andato avanti soprattutto su impulso della Francia.

Un elicottero NH-90 (sviluppato congiuntamente da diversi Paesi UE) in dotazione all’Esercito tedesco. Nel prossimi anni la Germania assumerà inevitabilmente un ruolo di leadership nell’ambito della Difesa Europea

In tale contesto, al fine di incidere in modo adeguato (o, quantomeno, accettabile) sulle dinamiche politico-strategiche del continente, nonché della stessa Unione Europea, è assolutamente indispensabile che anche il nostro Paese (potenzialmente uno dei più capaci della regione) scelga di andare nella stessa direzione, aumentando in modo più deciso le proprie spese militari e sviluppando una seria politica strategica che includa temi come l’approvvigionamento energetico e il recupero di un certo grado di influenza politica in aree come Balcani e “Mediterraneo Allargato”.

Qualora non ci attivassimo in tal senso, nell’ambito di quella che si appresta a diventare un’Europa molto più militarizzata di quanto non fosse solo 10 o 15 anni orsono, ben difficilmente saremmo in grado far sentire la nostra voce e di proteggere i nostri interessi nazionali, scivolando, in tal modo, verso una condizione di sostanziale irrilevanza tanto rispetto ai nostri competitor quanto rispetto ai nostri partner.

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