Mar Caspio, i buoni propositi geoeconomici difficili da realizzare

Di Pierpaolo Piras

Actau (Kazakistan). Nella piccola città portuale kazaca di Actau, è stata firmata, nella scorse settimane, dai cinque leader di Russia, Azerbaigian, Kazakistan, Iran e Turkmenistan, con la partecipazione aggiunta del Presidente azero Ilham Aliyev, una convenzione iniziale per regolare il possesso, la distribuzione e , di conseguenza, l’utilizzo economico del Mar Caspio.

 

La zona del Mar Caspio

Il meeting si è svolto in un clima di grande prudenza e di preoccupazione per le minacce di sanzioni economiche, ricevute da ogni partecipante dal Governo USA.

Un momento del vertice

Gli ultimi sondaggi sul Caspio hanno rivelato che le risorse in gioco ammontano a circa 50 miliardi di barili di petrolio e quasi a 9 trilioni di metri cubi di gas naturale .

Per la verità , la contesa su tale questione vige da oltre 20 anni senza che si sia mai concluso nulla.

Il Presidente russo Vladimir Putin è entusiasta quando dice che l’accordo “crea le condizioni per portare la cooperazione tra i Paesi a un livello qualitativamente nuovo di partenariato, per lo sviluppo di una stretta cooperazione su diverse traiettorie”.

Hassan Rohani, Presidente iraniano, dichiara la necessità di definire ulteriori incontri per segnare con precisione i limiti delle aree geografiche di competenza economica, esclusive degli Stati firmatari.

In Iran, brucia ancora la perdita delle rive settentrionali del Caspio a favore dell’ Impero russo, sancite dalle umilianti clausole del Trattato di Golestan (1813), a conclusione della guerra russo-iraniana (1804-1813). Risulta, poi, il più perdente in tale accordo perché sarebbe suo solo il 13% del Caspio, ovvero la parte più profonda e più salata.

Il Kazakistan gioisce. In effetti, questo Paese appare il più avvantaggiato per gli accertamenti geologici che attribuirebbero ad esso la maggior quota parte della ricchezza di idrocarburi del Caspio.

Le parti hanno concordato di stabilire periodiche riunioni dei rispettivi ministri degli Esteri per rendere meglio attuabile l’applicazione dell’intesa.

Si è concluso, in buona parte, anche il dissenso se considerare il Caspio come un lago, e quindi con equa divisione delle sue risorse, o come un mare con ogni relativa definizione dei punti intermedi tra le sponde dei vari Stati.

La proposta più accettata sembrerebbe quella che definisce le prime 15 miglia di acque territoriali di Stato, le successive 10 miglia dedicate esclusivamente alla pesca, infine le rimanenti come acque comuni a tutti.

Tra l’altro, tale problema non nasce oggi, ma con la dissoluzione dell’Unione Sovietica del 1991 , creando di fatto cinque Paesi rivieraschi anziché due, l’URSS e l’Iran.

Il summit non ha nascosto alcune criticità, come la Russia che non approva l’intenzione del Turkmenistan di costruire un gasdotto verso l’Europa, capace di fare concorrenza al colosso GASPRON, dominante sul mercato europeo.

Sullo sfondo si terrà conto che il Caspio è la patria delle migliori varietà di storione. Tra questi il caviale iraniano risulta il più caro, sfiorando i 30 mila dollari al chilo.

Non in ultimo, l’accordo vieta la presenza sul Caspio di qualsiasi forza militare ad eccezione del Paesi firmatari. Questo favorirebbe la Russia che dispone del dispositivo militare più potente ed avanzato nell’area.

Ulteriori dettagli arriveranno nelle prossime settimane, quando sono in agenda altre riunioni.

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