Niger: grande è la confusione nelle menti dei politici africani e non. Azione militare o diplomazia contro i golpisti?

NIAMEY. Sulla questione nigerina, dopo il colpo di Stato del 26 luglio, da giorni sono nati due schieramenti tra chi vuole “menare le mani” per dare una lezione ai golpisti del Generale Tchiani e chi invece è per la soluzione diplomatica.

Un momento della riunione di ECOWAS

Quanto deciso, ieri ad Abuja (Nigeria) dal vertice dell’ECOWAS è stato comunicato im modo definiamolo ambiguo. O per essere più eleganti in diplomatico-politichese.

Ovvero la mobilitazione immediata, come è stato reso noto, in verità non coinciderebbe con intervento immediato.

Ovvero si lascia aperta la via del dialogo, sempre che però i golpisti lo vogliano.

E su questo facciamo un po’ di chiarezza.

La giunta militare ha varato un nuovo Governo con un capo civile, Ali Mahaman Lamine Zeine,  e non in uniforme.

Zeine, tra l’altro, ha una grande esperienza nel campo finanziario. Nel 2001, non appena alito al potere, l’ex Presidente Mamadou Tandja fu nominato capo del suo Gabinetto. Nel 2002 divenne ministro delle Finanze per sanare una situazione economica e finanziaria caotica.

Il primo ministro nigerino, Ali Mahaman Lamine Zeine,

Zeine è stato ministro delle Finanze fino al rovesciamento di Mamadou Tandja, con il golpe del 2010 del Comandante Salou Djibo, prima delle elezioni presidenziali vinte da Mahamadou Issoufou, predecessore di Mohamed Bazoum.

Ali Mahaman Lamine Zeine è stato anche rappresentante della Banca africana di sviluppo (AfDB) in Ciad, Costa d’Avorio e Gabon.

Classe 1965 è entrato nel Ministero dell’Economia e delle Finanze dopo aver studiato alla Scuola Nazionale di Amministrazione (ENA) di Niamey. Si è anche laureato al Center for Financial Studies, servizi economici e bancari di Marsiglia e Parigi.

Insomma, a leggere il suo curriculum stiamo parlando di un politico che, vista la situazione economica del Paese africano, potrebbe dare una svolta.

Un Paese che come ha riferito, ieri, Cindy McCain, direttrice del Programma alimentare mondiale per le Nazioni Unite e vedova dell’ex Presidente americano John McCain: “In Niger c’è un’emergenza fame per 3,3 milioni di persone. Il popolo sta affrontando una crisi. La crisi politica, unita alle sanzioni, può portare a una situazione ancora piu’ grave”.

Cindy McCain, direttrice del Programma alimentare mondiale per le Nazioni Unite

Il Programma alimentare mondiale sta portando cibo e soldi, ma le banche stanno limitando il ritiro di contanti, i confini sono chiusi e i camion, riferisce la McCain sono bloccati.

Fermo restando, dunque, questo aspetto e passando di nuovo alla questione “uso della forza” ci sono alcuni aspetti da spiegare.

Il primo è che l’ECOWAS deve prima ottenere l’approvazione dell’Unione Africana.

C’è poi la luce verde che deve arrivare dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Una riunione alle Nazioni Unite

Previsto nell’art. 7, par. 1, della Carta tra gli organi principali dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, è composto di 15 membri, di cui 5 permanenti (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) e 10 eletti ogni due anni dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Nell’elezione dei membri non permanenti, l’Assemblea deve avere riguardo al contributo dei membri dell’ONU al mantenimento della pace e della sicurezza internazionali, nonché agli altri fini dell’Organizzazione e al criterio dell’equa distribuzione geografica.

Nel 2022 Ecuador, Giappone, Malta, Mozambico e Svizzera sono stati eletti membri non permanenti del Consiglio di sicurezza per il biennio 2023-2024, subentrando a India, Irlanda, Kenya, Messico e Norvegia e affiancando Albania, Brasile, Gabon, Ghana ed Emirati Arabi Uniti.

I membri permanenti dispongono del potere di veto, che consiste nella possibilità di impedire, tramite voto contrario, l’adozione di una delibera da parte del Consiglio.

Speriamo di avere fattio chiarezza su questo punto. Per questo che, sempre ieri sera, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha chiesto una soluzione pacifica della crisi in Niger, dopo il via libera degli Stati dell’ECOWAS alla creazione di una forza militare per restaurare l’ordine costituzionale nel Paese.

“Gli Stati Uniti apprezzano la determinazione dell’ECOWAS –  ha detto Blinken in un comunicato del suo Ministero – a esplorare tutte le opzioni per una soluzione pacifica della crisi”.

Ma in Africa ci sono Paesi che, invece, per una ragione o per l’altar (la prima l’attaccamento alla Francia) sono pronti, come dicevamo all’inizio, a muovere le mani.

La Costa d’Avorio si è detta pronta a fornire un contingente” di 850-1.100 uomini, insieme a Nigeria e Benin. E ad altri Paesi che potrebbero unirisi a loro.

Il suo Presidente, Alassane Ouattara ha dichiarato che i golpisti “possono decidere di andarsene domani mattina e non ci sarà alcun intervento militare, dipende da loro. Siamo determinati a reintegrare il Presidente Bazoum al suo posto”.

Il Presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara

Ma di contro, il presidente della Commissione ECOWAS, Omar Touray, ha ribadito “il continuo impegno per il ripristino dell’ordine costituzionale, attraverso mezzi pacifici”.

Insomma, grande è la confusione nelle menti dei politici africani e non.

Da quanto sempr ieri ha detto il Presidennet ivoriano ora  “i capi di Stato Maggiore faranno altre riunioni per finalizzare le cose ma hanno l’accordo della conferenza dei capi di Stato affinché l’operazione inizi il prima possibile”.

Nel frattempo sul fronte Unione Europea-NATO si sono fatte vive la Spagna e l’Estonia.

Il ministro della Difesa ad interim spagnolo, Margarita Robles, ha tenuto ieri  una videoconferenza con il suo omologo estone, Hanno Pevkur.

Il ministro della Difesa ad interim spagnolo, Margarita Robles

E’ stata discusso della “preoccupante situazione nel Sahel e in particolare in Niger” e hanno confermato il loro “impegno reciproco per la sicurezza e la difesa di tutti gli alleati della NATO”.

Entrambi i ministri hanno concordando sul fatto che l’attuale situazione nell’area del Nord Africa “è estremamente preoccupante per la sicurezza dei popoli africani ed europei” e hanno notato che la Russia, anche attraverso il gruppo Wagner, sta “approfittando dell’instabilità dei governi locali, motivo per cui l’Unione Europea, e anche l’Alleanza Atlantica devono rimanere vigili e impegnati in Africa”.

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