Di Paola Ducci*
ODESSA (UCRAINA) – nostro servizio partcolare. Nel 1941, Odessa si trovò all’interno di un anello di formazioni offensive rumeno-tedesche.
Le forze dell’11ª Armata tedesca e della 4ª Armata rumena sfondarono le difese sovietiche sul fiume Dniester aprendosi la strada verso la città.
Gli abitanti si organizzarono per costruire linee di difesa, così che più di 100 mila persone in breve tempo riuscirono a erigere circa 259 barricate e 3 linee difensive complete.
Ma il nemico tedesco aveva una capacità numerica cinque volte maggiore.
Oltre alla mancanza di risorse umane i difensori avevano un grande bisogno di equipaggiamento militare pesante.
Per compensare la mancanza di carri armati, l’ingegnere capo della fabbrica di macchine di Odessa “Romanov”, Obednikov e il Capitano Kogan crearono un progetto di carri armati basati sul telaio del trattore STZ-5.
Il progetto del “carro armato” fu realizzato nello stabilimento di costruzione di macchine di Odessa intitolato alla “Rivolta di gennaio”, mentre il corpo corazzato fu prodotto nello stabilimento intitolato alla Rivoluzione d’ottobre.
I trattori, normalmente utilizzati per scopi agricoli, erano rivestiti con lamiere d’acciaio o corazze da carro armato dello spessore di 10-20 mm, mentre su alcune versioni individuali la corazza era di 25 mm.
Lo spazio tra la corazza e il rivestimento era realizzato con travi di legno.
Su alcuni modelli fu installata una torre ricavata da carri armati sovietici T-26 difettosi (cannone da 37 mm).
Inoltre, i “carri armati trattore” montavano mitragliatrici (solitamente da 7,62 mm o da 37-47 mm tedesche e rumene) e armi di piccolo calibro.
In alcuni casi la mancanza di strumenti e attrezzature disponibili obbligò i costruttori a prendere misure disperate, tra cui l’installazione di armi finte al solo scopo di intimidire il nemico.
La capacità massima dell’equipaggio era di 2-3 persone e la velocità massima di circa 8 chilometri orari.
Nella documentazione militare ufficiale questo tipo di equipaggiamento era indicato come “carro armato” o “trattore corazzato”.
Il 14 settembre di quell’anno fu formato il primo Battaglione di 31 carri armati improvvisati.
La produzione non cessò nonostante il costante bombardamento dell’impianto e, di conseguenza, durante il periodo di produzione, gli sforzi dei lavoratori produssero 55 esemplari del carro armato trattore e, in un’altra versione, di 69 esemplari.
La prima vera battaglia con il “carro armato trattore” ebbe luogo sotto il comando del Tenente Maggiore Yudin quando, in appoggio alla 25ª Divisione di Fanteria, un plotone di carri armati composto da due trattori corazzati e un carro armato BT-7, manifestò la propria efficacia.
Fu rivelata però una vulnerabilità, quella della parte anteriore del carro armato, poiché le pendenze dei cingoli anteriori non potevano sopportare il carico.
Per ovviare a questo difetto gli ingegneri decisero che il carro armato si sarebbe mosso solo in retromarcia.
Decisero inoltre di rinforzare la parte posteriore con ulteriori fogli di corazza.
Questa decisione ridusse la velocità massima del mezzo ma aumentò la resistenza al fuoco nemico.
Il 20 settembre 1941 circa 20 trattori blindati entrarono in battaglia contro le unità militari rumene.
Queste unità avevano creato una rete di trincee e occupato posizioni di combattimento in una situazione di indiscusso vantaggio.
Durante la notte, all’improvviso, videro avvicinarsi a bassa velocità e a fari accesi quello che sembrava essere proprio un trattore blindato.
Il rumore assordante del mezzo insieme a quello degli spari creava un potente effetto psicologico sui soldati rumeni che, convinti di trovarsi di fronte a uno sfondamento delle forze nemiche, abbandonarono le loro postazioni.
In seguito, grazie all’effetto di un suono così spaventoso, il trattore blindato fu chiamato “NI-1”, che letteralmente significa (На испуг) “Sullo spavento”.
La difesa di Odessa contro l’assalto del Gruppo d’Armate Sud continuò per 73 giorni.
Il 30 settembre il Comando sovietico decise di prelevare le truppe da Odessa e di inviarle a difendere la Crimea.
La solida difesa della città permise l’evacuazione di un gran numero di civili e di importanti manufatti culturali.
In ottobre le navi della Flotta del Mar Nero evacuarono tutte le truppe disponibili e parte dell’equipaggiamento militare e tutti i carri armati NI-1 superstiti parteciparono alla copertura delle truppe in ritirata.
In seguito furono deliberatamente distrutti perché non cadessero in mano al nemico.
*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa
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