Ucraina. Maria Stefania Cataleta (docente Università Nicolò Cusano): “La Russia membro permanente del Consiglio di Sicurezza rende impossibile l’adozione di misure efficaci in ragione del potere di veto”

Di Valeria Fraquelli 

Roma. Com’è iniziata la guerra in Ucraina? Come procede il lavoro della Corte penale internazionale per accertare i crimini di guerra e consegnare i responsabili alla giustizia?

Un gruppo di anziani ucraini in fuga

A queste ed altre domande risponde Maria Stefania Cataleta, Docente di Operazioni di pace e intervento umanitario presso l’Università Niccolò Cusano e avvocato abilitato innanzi alla Corte Penale Internazionale.

Professoressa, come si è arrivati all’attuale situazione di conflitto in Ucraina?

Le origini del conflitto che interessa l’Ucraina sono da ricercarsi nelle proteste di Maidan del novembre del 2013 contro la decisione del Governo di Viktor Janukovič di non firmare l’accordo di associazione e libero scambio con l’Unione europea.

Viktor Janukovič

Questo rifiuto si accompagnò ad un intensificarsi dei rapporti economici con la Russia. Oltre a scatenare le accese proteste, soffocate con la violenza dalle forze governative.

Quella decisione diede il via ad una lunga fase di instabilità politica nel Paese.

Dopo la sua destituzione, Janukovič trovò riparo in Russia, dove di fatto “cedette” la Crimea a Putin, il quale poi l’ha annessa alla Russia il 18 marzo 2014, a seguito di un’operazione militare condotta nella notte tra il 26 e 27 febbraio, quando militari russi armati e in uniforme presero il controllo effettivo su tutta la penisola.

Senza dimenticare la questione della Crimea.

Esattamente. Nello stesso periodo ci fu l’annessione della Crimea.

Individui armati ma con uniformi non riconoscibili presero il controllo di alcune province del Donbass, esattamente Doneck, Luhansk e Charkiv.

Separatisti russi del Donbass

Questo fece scattare un’operazione militare da parte dell’allora Presidente ucraino Turčynov contro quella che fu ritenuta una minaccia terroristica rappresentata dai separatisti.

In seguito, il mancato rispetto degli Accordi di Minsk I e II sulla concessione di una certa autonomia a fronte del ritorno all’Ucraina delle regioni ribelli, ha protratto ininterrottamente il conflitto, fornendo a Putin il pretesto per l’aggressione dell’Ucraina.

 

L’Ucraina denuncia una grave crisi umanitaria

Quali violazioni del diritto internazionale sono state fatte da parte della Russia?

L’operazione militare speciale di Putin, asseritamente messa in atto per liberare il Donbass, altro non è che una manifesta violazione dell’art. 2, par. 4, della Carta dell’ONU, nonché di una norma di diritto internazionale consuetudinario cogente che vieta il ricorso alla Forza Armata al di fuori dei due soli casi ammessi, ovvero la legittima difesa e l’uso della forza dietro autorizzazione del Consiglio di Sicurezza.

Lo scatenamento di una guerra di aggressione chiama in causa non soltanto la responsabilità internazionale dello Stato, ma anche la responsabilità penale internazionale di coloro che l’hanno pianificata e attuata. Si tratta di due profili diversi di responsabilità.

Il fatto che la Russia sia membro del Consiglio di Sicurezza che problemi comporta?

Il fatto che la Federazione russa sia membro permanente del Consiglio di Sicurezza, rende impossibile l’adozione di misure efficaci in ragione del potere di veto di cui dispongono i cinque membri permanenti.

In altri casi analoghi di aggressioni armate contro la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di altri Stati, il Consiglio di Sicurezza è intervenuto efficacemente e duramente, come è accaduto nel caso dell’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq, avvenuta nel 1990, quando una coalizione di ben 35 Stati fu autorizzata dal Consiglio di Sicurezza ad usare la forza a titolo di legittima difesa collettiva contro Saddam Hussein.

Un immagine del dittatore iracheno Saddam Hussein

Questo non può verificarsi nei confronti della Russia, in primo luogo per il prevedibile esercizio di veto di quest’ultima, ma soprattutto poiché la Russia è una Potenza nucleare, ciò che non era l’Iraq, la cui forza militare non sarebbe stata in grado di scatenare una Terza Guerra mondiale, ma solo la Prima guerra del Golfo.

Il Procuratore della Corte Penale internazionale (CPI), Karim Khan,

Cosa sta facendo la Corte penale internazionale per trovare le prove dei crimini di guerra che i soldati russi avrebbero perpetrato nei confronti della popolazione ucraina?

Il Procuratore della Corte penale internazionale (CPI) sta investigando sui crimini di guerra perpetrati in Ucraina, dopo che il caso le è stato deferito con un referral congiunto di diverse decine di Stati.

Questo deferimento da parte di tantissimi Stati estranei al conflitto rappresenta la mobilitazione della comunità internazionale, che risponde con le armi del diritto alla prova di forza di Putin.

Sia l’Ucraina che la Russia non hanno mai sottoscritto lo Statuto della CPI e quindi non hanno riconosciuto la sua giurisdizione, ma l’Ucraina ha, nel 2014 e una seconda volta nel 2015, con una dichiarazione ad hoc, accettato la giurisdizione della Corte proprio perché indagasse sui crimini compiuti durante le proteste di Maidan, in Crimea e nel Donbass.

Purtroppo, relativamente all’Ucraina, la Corte può procedere in relazione ai crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, ma non per il crimine di aggressione, indubbia condotta criminosa perpetrata da Putin.

Questo poiché il presunto reo deve essere cittadino di uno Stato Parte allo Statuto della Corte (Stato nazionale) o perché il crimine deve essere stato commesso sul territorio di uno Stato Parte (Stato territoriale).

L’atto di aggressione contro l’Ucraina non ricade in alcuna di queste due ipotesi.

Soldati ucraini a  Kiev

Inoltre, l’Ucraina avrebbe dovuto accettare gli emendamenti allo Statuto di Roma che nel 2018 hanno conferito alla Corte anche la giurisdizione sul crimine di aggressione.

Vi sarebbe la possibilità, in questi casi, che la Corte sia adita da parte del Consiglio di Sicurezza, come avvenne per i crimini commessi in Darfur o in Libia, che non erano Stati Parti allo Statuto, ma tale potere sarebbe precluso al Consiglio dal prevedibile esercizio del diritto di veto della Russia.

Rimane da chiedersi cosa resta di un organo, quale è il Consiglio di Sicurezza, che secondo la Carta dell’ONU ha il compito principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, se al suo interno proprio uno dei membri permanenti è responsabile di un atto di aggressione che mina questa pace.

Questa è l’impasse in cui si trova attualmente quest’organo, che di fatto non può svolgere il proprio mandato principale per il quale esso è stato creato, cioé il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali.

 

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