Trump licenzia anche Bolton

Di Pierpaolo Piras

Washington. Ultimamente, Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti, ha rimosso dal suo incarico il suo terzo Consigliere della Sicurezza Nazionale, John R. Bolton al termine di accese e fondamentali controversie su come gestire le principali sfide in politica estera e di sicurezza nazionale, tra cui la cancellazione da parte di Trump dei colloqui di pace con i talebani in Afghanistan, la guerra commerciale dei dazi con la Cina, la campagna di energica pressione economico-politica contro l’Iran e i suoi tentativi, finora infruttuosi, di persuadere la Corea del Nord a rinunciare al suo arsenale nucleare.

Trump ha detto che la settimana prossima nominerà il nuovo Consigliere per la Sicurezza Nazionale.
Negli ultimi tempi, Hogan Gidley, portavoce della Casa bianca, ha affermato che il presidente voleva un consigliere per la sicurezza nazionale “in grado di portare a termine il suo programma, che includesse il disimpegno dai conflitti stranieri”. Da questa voce ufficiale traspariva chiaramente la inadeguatezza di John Bolton , non più in linea con le politiche e le priorità del Presidente Trump.

La crisi dei rapporti tra Trump e Bolton è precipitata dopo l’annullamento dell’incontro proposto lo scorso fine settimana a Camp David con membri dei talebani e del governo afgano. Secondo alcune indiscrezioni, Bolton si sarebbe fortemente opposto a tale vertice e al proposto accordo di pace con i talebani.
18 mesi fa, Trump ha assunto Bolton, come elemento di rottura nei confronti della precedente politica estera di Barak Obama. Attualmente, con le incombenti elezioni presidenziali del 2020 ed un secondo mandato in dubbio, The Donald vuole migliorare la propria politica estera conseguendo qualche successo eclatante.
Finora, infatti, Bolton ha influenzato le decisioni USA , catalizzando il ritiro americano dall’accordo nucleare del 2015 con l’Iran e convinto Trump al ritiro dal trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF) con la Russia. Ma ha anche sostenuto politiche aggressive nei confronti dell’Afghanistan e Corea del Nord, creando uno stato di conflittualità, nel tempo risultato inutile.

John Bolton

In Venezuela è andata peggio, ritenendo che il locale presidente Maduro potesse essere rimosso facilmente. Ha poi sostenuto il riconoscimento del rivale Juan Guaido come presidente legittimo, facendo intendere , secondo indiscrezioni probabilmente rilasciate ad arte, la pronta disponibilità di una forza d’invasione rapida 5000 militari USA per la presa, violenta e rapida, del potere in Venezuela. Oggi, ad otto mesi di distanza, Maduro è ancora al suo posto e nel pieno dei suoi poteri.

Bolton, inoltre, osteggiava il desiderio di Trump d’incontrare sia il presidente nordcoreano, Kim Jong Un, che Hassan Rouhani, presidente dell’Iran, in occasione della prossima Assemblea Generale dell’ONU, questo mese. A breve distanza dall’evento non è ancora chiaro se tale incontro avverrà.
La nuova linea di Trump in politica estera appare del tutto chiarita : egli vuole incontrare Rouhani, fare un accordo con Kim Jong Un e con i talebani. Su tutto ciò Bolton è stato un ostacolo.
Il prossimo consigliere per la sicurezza nazionale USA dovrà, sì, essere più accomodante ma non per questo conseguire altri insuccessi.
Non in ultimo, dovrà conciliare la complessa azione diplomatica all’insegna della moderatezza con l’istintività e volubilità di Donald Trump.

 

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