Crisi russo-ucraina: il conflitto rischia di cancellare il made in Italy agroalimentare

Di Valeria Fraquelli

Roma. La guerra in Ucraina rischia di cancellare il made in Italy agroalimentare.

Si, perché con le sanzioni alla Russia in via di approvazione e l’economia ucraina strangolata dalla guerra, con le aziende chiuse e i cittadini che fuggono per cercare riparo all’estero è questo che ci aspetta.

Il made in Italy avrà prezzi sempre più alti e di conseguenza saranno in molti a rinunciare al cibo italiano e a puntare sulle “sottomarche” che di italiano hanno poco o niente ma sono sicuramente più economiche.

Un campo di grano

Ci saranno rincari e ritardi dovuti alla guerra, e già gli effetti si stanno facendo sentire, con il risultato che molti dei nostri prodotti simbolo della cultura italiana rischiano di sparire definitivamente dalle nostre tavole a favore di imitazioni che hanno qualità minore.

Il conflitto ucraino ha creato non poche difficoltà alla maggior parte della popolazione mondiale, soprattutto a livello economico.

Il settore dei cereali, nel quale Ucraina e Russia si distinguono tra i maggiori produttori, è ima forte crisi.

Dati recenti, infatti, confermano che, ieri, i prezzi delle materie prime alimentari hanno avuto un vertiginoso rialzo.

La guerra, infatti, ha causato un arresto temporaneo dell’attività commerciale presso i porti dell’Ucraina sul Mar Nero.

La mappa del Mar Nero

Alcuni esperti hanno ipotizzato che, in particolare in Italia, pane e pasta potrebbero arrivare a costare circa il 50% in più, rispetto all’anno scorso.

Non solo, dunque, si è verificato un impressionante aumento di petrolio e gas, ma, a causa del blocco delle spedizioni dai porti ucraini, abbiamo assistito, in un solo giorno, a un incremento delle materie prime alimentari.

Il rischio che si verifichi il fenomeno dell’inflazione sembra essere sempre più concreto. Un problema che coinvolge direttamente l’Italia.

Il prezzo del gasolio raddoppia

Questa emergenza compromette tanti settori ed in quello alimentare le barche da pesca, che, ormai da qualche giorno sono praticamente ferme.

Le uscite dei pescherecci sono sensibilmente diminuite, proprio perché il costo maggiore che le aziende ittiche devono sostenere è quello del carburante.

Tutto ciò ha una forte incidenza sulla scelta a tavola di Paesi come Italia e Portogallo, i quali consumano quantità ingenti di pesce all’anno.

E’ crisi anche per i nostri pescherecci

Le imprese italiane vengono duramente colpite. Confartigianato pone l’attenzione sull’export italiano.

L’organizzazione italiana ritiene che le micro e le piccole imprese siano quelle che stano registrando i maggiori danni.

Le regioni maggiormente esposte sono l’Emilia-Romagna, il Veneto, Marche, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia, per le quali i danni più pesanti si concentrano nel campo della moda e dei macchinari.

Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, alla luce di questi terribili fatti, si augura che “si possano recuperare rapidamente le ragioni del dialogo e riaffermare i valori della libertà e della democrazia per scongiurare effetti ancora più gravi per la vita delle persone, per la sicurezza e la stabilità sociale ed economica dell’Europa”.

Gli effetti del conflitto ucraino rischiano di cancellare completamente il made in Italy a tavola dai mercati di Mosca e Kiev, denuncia la Coldiretti, aggravando ulteriormente gli effetti dell’embargo deciso dal Presidente russo Vladimir Putin con un decreto dell’agosto 2014 e da allora sempre prorogato, come risposta alle sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti ed altri Paesi per l’annessione della Crimea.

Un blocco che è già costato alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo.

E sarà il mercato russo quello che ne soffrirà di più perchè, a furia di embargo e sanzioni sempre più rigide, a mano a mano sparirà il vero made in Italy e compariranno imitazioni fatte in Russia con una scadente qualità delle materie prime.

Al danno diretto delle mancate esportazioni nel Paese che sono importanti per la nostra economia, si aggiunge, continua sempre la Coldiretti, “la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in Italy, realizzati in Russia come parmesan, mozzarella, robiola, o nei Paesi non colpiti dall’embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta made in Bielorussia, ma anche salame Milano e gorgonzola di produzione Svizzera e reggiano di origine brasiliana o argentina”.

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