Guardia di Finanza: 28 gennaio 1874, la dimenticata sciagura in mare al largo di Castellabate (Salerno)

Di Gerardo Severino*

CASTELLABATE (SALERNO) – nostro servizio particolare. L’attività svolta in mare dai Finanzieri è certamente quella più conosciuta fra i delicati compiti di servizio che caratterizzano la missione istituzionale affidata alla Guardia di Finanza.

Le uniformi dei Finanzieri di mare nel 1874

 

Fiore all’occhiello della gloriosa Istituzione, che proprio quest’anno celebra i suoi primi 250 anni di storia, il Servizio Navale del Corpo è ricco di tradizioni marinaresche, alle quali fanno eco le glorie ed i cimenti di guerra, testimoniati dalle numerose decorazioni al Valor Militare, di Marina e Civile, concesse sia alla Bandiera di Guerra del Corpo che ai singoli Finanzieri di mare.

Il Servizio Navale è anche il più antico rispetto agli omologhi servizi svolti in mare dalle altre Forze di Polizia, poiché risale al lontano 1816.

É’ di tale anno, infatti, l’istituzione nel Regno di Sardegna di un vero e proprio “servizio del naviglio”, affidato alle Brigate dei Regi Preposti di Dogana stanziate lungo le coste liguri e della Sardegna, ma anche sui laghi di frontiera con la Svizzera.

Con imbarcazioni a vela ed a remi, i Regi Preposti di mare assicurarono, per lunghi decenni, la vigilanza anticontrabbando, conferendo le loro esperienze operative in quel Corpo delle Guardie Doganali, al quale, nel 1862, il Regno d’Italia affidò la cura delle nuove frontiere e del suo complicato Erario.

La lunga storia del Servizio Navale della Guardia di Finanza, per quanto eroica ed essenziale per il raggiungimento dei fini istituzionali, è anche costellata da una lunga sequela di sacrifici umani, di oscuri eroismi individuali e, non per ultime, di dimenticate sciagure collettive, che hanno avuto per vittime sacrificali interi equipaggi di Finanzieri.

A tal riguardo, sono ampiamente note le sole vicende verificatesi dopo il 1881, anno in cui il riformato Corpo della Guardia di Finanza iniziò a pubblicare i Bollettini Ufficiali, ma soprattutto a partire dal 1886, allorquando sul giornale “Il Finanziere” apparvero le cronache dettagliate dei fatti eroici di cui si rendevano protagonisti questi militari, ma anche i necrologi delle frequenti perdite di vite umane.

Sono, invece, pressoché sconosciuti gli avvenimenti verificatesi prima del 1881, dei quali vi è traccia presso gli Archivi di Stato delle varie province italiane, ovvero sui fogli matricolari delle Guardie Doganali.

Gelosamente conservati sin dal 1874, anno di costituzione della “Matricola delle Guardie Doganali”, giacente sia a livello provinciale (Intendenze di Finanza ed in seguito Comandi di Legione) che a livello centrale (Direzione Generale delle Gabelle ed in seguito Comando Generale del Corpo), i fogli matricolari rappresentano, oggi, un patrimonio di inestimabile valore, poiché grazie ad essi è possibile ricostruire storie personali e collettive, ma soprattutto il sacrificio di numerose Fiamme Gialle, cadute nell’adempimento del dovere.

A confermare la valenza di tale patrimonio, ma soprattutto l’esistenza di una realtà pressoché sconosciuta, quale è appunto quella dell’esatto numero dei caduti del Corpo, interviene quanto approfondiremo a breve, ricostruendo una sciagura in mare verificatasi nel lontano 1874, esattamente 150 anni orsono.

Il tratto di mare ove si verifico la sciagura del 28 gennaio 1874

La sciagura di Castellabate, 28 gennaio 1874

La tragedia che stiamo per narrare si consumò al largo della Marina di Castellabate, in direzione di Punta Licosa (località con la quale termina a Sud il Golfo di Salerno), una zona disseminata di secche e di scogli pericolosi, testimoni di numerose tragedie del mare sin da epoca classica, ed ebbe per protagonista l’equipaggio di una “scorridora doganale” appartenente alla Brigata Mare di Pisciotta, reparto istituito nel lontano 1808.

Isola e Punta Licosa, ove termina a Sud il Golfo di Salerno

Composta da otto uomini: un Brigadiere, un Sottobrigadiere e 6 Guardie comuni del contingente di mare, la Brigata aveva il compito di vigilare sul tratto di mare compreso fra Casalicchio (l’odierna Casalvelino) e Camerota, affinché non si effettuassero trasbordi fraudolenti di sale, sia dalle imbarcazioni provenienti dalla Sicilia, sia da quelle caricate presso il Deposito dei Generi di Monopolio della stessa Pisciotta e dirette ai Depositi di Salerno e di Napoli.

A bordo della “scorridora” (un’imbarcazione lunga 9 metri, munita di vela latina e con otto remi), i Finanzieri di Mare di Pisciotta si erano fin lì distinti in numerose operazioni di servizio, finalizzate al contrasto del contrabbando, ma anche alla salvaguardia della vita umana.

La tradizionale scorridora napoletana in servizio nell’Ottocento

In tale ambito, il Reparto si era appena reso protagonista di un salvataggio, quello del bovo nazionale “Carmelo” del padrone Giuseppe Russo, naufragato sulla secca delle saline di Pisciotta nella notte fra il 30 novembre e il 1° dicembre 1873.

Per tale eroica azione, alcuni Finanzieri della Brigata erano stati decorati con medaglia di bronzo e con attestati di benemerenza al Valor di Marina.

In verità, il compito più delicato affidato ai Finanzieri di Pisciotta era quello della scorta ai mercantili carichi di sale diretti in cabotaggio a Salerno, città che in quel contesto ne faceva abbondante uso per vie delle numerose concerie che vi operavano.

Si trattava di un lungo tragitto che spesso veniva svolto con il sistema a “staffetta” in collaborazione con la scorridora delle guardie mare di Santa Maria di Castellabate.

Il 27 gennaio 1874, presumibilmente a causa dell’indisponibilità dell’imbarcazione doganale di Santa Maria, alla scorridora di Pisciotta fu ordinato di proseguire la scorta di un carico di sale fino a Salerno.

L’equipaggio era composto dal Comandante, Sotto Brigadiere Antonio Esposito, originario di Napoli, dalla Guardia scelta Carmine Fariello, il più anziano ed esperto dell’equipaggio, nativo della stessa Pisciotta, il quale assieme all’Esposito era stato ricompensato per il citato salvataggio del “Carmelo”, nonché dalle Guardie Federico Centoscudi di Senigallia (Ancona), Raffaele Cacace di Meta (Castellammare di Stabia) e Domenico Antonio Palladino, nativo di Cannicchio (Salerno).

La mattina del giorno seguente, assolte le procedure amministrative con la Regia Dogana, la scorridora lasciò il porto di Salerno per far ritorno a Pisciotta.

Per quanto si fosse in pieno inverno, nulla faceva presagire che la navigazione a vela in direzione di Punta Licosa potesse nascondere amare sorprese.

Doppiata Punta Tresino, la barca fu colta da un terribile fortunale, uno dei tanti che in quell’inverno del ’74 avrebbe sconvolto il Cilento. Raggiunta la Punta di Licosa, la forte corrente marina spinse l’imbarcazione verso Santa Maria.

Con la vela ormai perduta, i 5 Finanzieri fecero ricorso ai remi, ma fu tutto inutile.

La forza del mare capovolse letteralmente l’imbarcazione e la risucchiò in profondità con tutto il suo equipaggio.

Dei poveri Finanzieri non se ne salvò nessuno, così come verificarono nei giorni seguenti i colleghi di Santa Maria ed i pescatori del posto che ininterrottamente solcarono il Golfo in loro ricerca.

Esattamente un anno dopo la grave perdita, la Procura presso il Tribunale Civile e Correzionale di Vallo della Lucania, competente per territorio, dichiarò la “morte presunta” dei 5 Finanzieri e ne diede notizia ai Comuni di nascita delle medesime vittime.

La sciagura passò presto nel dimenticatoio e dei caduti di Castellabate se ne fece più parola, nemmeno nei tradizionali racconti popolari.

Questo triste episodio, riscoperto dall’oblio del tempo, nell’onorare la memoria di cinque servitori dello Stato, serva a tutti per comprendere quanto sia difficile ed insidiosa la vita dei Finanzieri del mare. Non dimentichiamo che il mare è un elemento che va saputo affrontare e che deve essere sempre temuto, anche da chi, come le Fiamme Gialle vi esercita  quotidianamente un’oscura forma di vigilanza: quella in difesa dell’Erario e delle altre forme di libertà.

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare

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