Guardia di Finanza: a Como bloccata al valico di Brogeda con 55 chili di metanfetamine nell’auto. Arrestata una cittadina belga

Di Gianluca Filippi

COMO. È un sequestro d’una certa entità per il tipo di sostanza sequestrata (e che in quel quantitativo avrebbe generato migliaia e migliaia di “dosi”) quello compiuto nelle scorse ore dai finanzieri del Comando provinciale di Como – Gruppo di Ponte Chiasso i quali, unitamente ai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), presso il valico autostradale di Brogeda, prossimo al confine con la Svizzera, hanno intercettato un’autovettura che a bordo celava 55 chili di metanfetamine.

Le metanfetamine sequestrate dai finanzieri e dai doganieri a Brogeda

L’auto in questione, condotta da una donna di nazionalità belga, era diretta in territorio italiano e per questo è stata fermata per i normali controlli doganali preceduti dalle previste domande sulla presenza di eventuali beni, merci o denaro da dichiarare.

A tali quesiti la guidatrice ha risposto negativamente, tuttavia qualcosa non ha del tutto convinto i finanzieri ed i doganieri lì presenti, che hanno così deciso per un più approfondito controllo del suo veicolo.

Proprio da quest’ispezione effettuata ai fini doganali veniva però rinvenuta la pericolosa sostanza, nascosta in un doppiofondo ricavato dal pianale della vettura; una sostanza notoriamente utilizzata per lo “sballo” di chi la assume acquistandola a prezzi abbastanza contenuti, fattore questo che ne facilita la diffusione – specie tra i più giovani – ma i cui effetti sono spesso devastanti per l’organismo umano.

Le metanfetamine ritrovate nell’auto

Tempestivamente avvisata della circostanza, la competente Autorità Giudiziaria ha dunque disposto l’arresto della donna che ora dovrà rispondere per violazione del DPR 309/90 (Testo unico sugli stupefacenti).

L’oltre mezzo quintale di metanfetamine è stato ovviamente sequestrato come anche la macchina impiegata per il suo trasporto, mentre le indagini sono tutt’ora in corso per fare piena luce sulla vicenda.

Alla cittadina belga finita agli arresti va comunque riconosciuta la presunzione d’innocenza prevista dalle garanzie costituzionali, dunque la relativa responsabilità penale in ordine al fatto criminoso che le viene contestato non potrà essere dichiarata prima d’una intervenuta sentenza definitiva di condanna.

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