Incidenti di Torino, psicosi terrorismo e comportamento della folla

Di Valeria Fraquelli

Torino. Quello che è successo, sabato sera in Piazza San Carlo a Torino, è stato un gravissimo caso di isteria di massa e psicosi collettiva strettamente legato ai tempi che stiamo vivendo in cui l’allarme terrorismo è altissimo. È bastato che la folla sentisse un rumore sordo, forse un petardo lanciato da un incosciente nel mucchio o forse la rottura della balaustra di un parcheggio sotterraneo a fare scattare immediatamente l’allarme. Qualcuno ha cominciato a gridare che si era trattato di una bomba e che un attentatore suicida voleva farsi esplodere proprio in piazza.

Piazza San Carlo a Torino, sabato sera, dopo gli incidenti

Immediatamente le 30 mila persone che erano presenti in piazza per vedere sui maxi schermi la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid hanno cominciato a correre e a spingere per uscire ed è in quel preciso momento che si è scatenato il caos. La gente che correva, tutti che si calpestavano e molti che rimanevano inesorabilmente schiacciati senza pietà, soffocati dalla folla che premeva per andare via da quella piazza diventata secondo tutti una zona pericolosa.

La psicosi del terrorismo si è instillata ormai nella stragrande maggioranza delle persone e il minimo rumore più forte del previsto manda tutti in allarme: i 30 mila a Torino hanno pensato di trovarsi in una situazione come quelle che si sono create a Londra e Parigi, in mezzo ad un attentato di matrice islamica con tutto il suo carico di vittime e dolore.

Purtroppo, un obiettivo gli estremisti islamici lo hanno raggiunto. Ci fanno sentire insicuri e inermi di fronte ad una violenza cieca che colpisce tutti indistintamente uomini, donne e bambini nei momenti di svago e relax in compagnia dei nostri cari.

Nelle situazioni di massa, come quella di Torino, in cui migliaia di persone sono assiepate in un luogo chiuso da transenne e barriere la psicosi collettiva si amplifica ed è facile che basti poco per trasformare un semplice scherzo un po’ troppo rumoroso in un vero e proprio allarme che scatena il panico e l’isteria di massa. L’istinto di sopravvivenza prende il sopravvento su tutto e le persone scappano una sull’altra calpestandosi senza pensare che ci sono donne e bambini a terra, che cercano di proteggersi dalla massa in fuga sulle loro teste.

In questo caso è stata la paura stessa a creare un allarme anche se non c’era niente da temere. E questo è segno che la psicosi del terrorismo e della violenza ha ormai lasciato segni indelebili nelle nostre menti e non ci sentiamo più al sicuro anche durante una serata di svago, mentre guardiamo una partita di calcio con i nostri amici. Il terrorismo è proprio questo: paura di uscire, di goderci la vita come meglio crediamo e di andare in compagnia dei nostri affetti più cari nei luoghi di ritrovo che più ci piacciono.

Quella sensazione strisciante dentro di noi di insicurezza non ci lascia mai, anche in quei luoghi dove dovremmo essere al sicuro, perché ormai dentro di noi si è insediata la consapevolezza che un attacco terroristico può avvenire in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, quando meno ce lo aspettiamo.

Nel caso di Torino è proprio quella sensazione di insicurezza diffusa che, amplificata dal grandissimo numero di persone in piazza, ha trasformato la finale di Champions League in un incubo.

Se lasciamo che il senso di paura e di insicurezza abbia il sopravvento il terrorismo vincerà, ed è per questo che non dobbiamo rinunciare ai piccoli piaceri della vita come uscire con gli amici e fare un bel viaggio.

La cosa più sbagliata che possiamo fare è proprio lasciarci andare al panico, perché il panico riesce molto spesso ad essere più dannoso dell’atto terroristico vero e proprio.

 

Autore