La sicurezza dello Stato, l’azione di Governo, il ruolo delle Procure

Di Alexandre Berthier

ROMA. Se l’Italia è ancora uno Stato di diritto strutturato in una repubblica parlamentare e se vale ancora l’assunto che “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” allora l’azione politica di Governo è espressione ultima e concreta della sovranità popolare!

Resta evidente che per effetto del comma secondo dell’Art. 1 della Costituzione, sopra trascritto, il popolo manifesta la sua “volontà sovrana” con le elezioni politiche per eleggere il parlamento e gli organi rappresentativi di regioni, province e comuni e con le consultazioni referendarie, delle quali può essere pure proponente.

Se teniamo poi conto che l’iniziativa legislativa compete soprattutto al Governo, se ne desume che il Parlamento, una volta votata la fiducia al Governo, espresso dalla maggioranza derivata dalle elezioni, svolge semplicemente la conseguente funzione legislativa, delibera lo stato di guerra, delibera la concessione di amnistie e indulto, autorizza la ratifica dei trattati internazionali, approva il bilancio ed il rendiconto consuntivo e può disporre inchieste su materie di pubblico interesse. Attività per le quali le assemblee potrebbero riunirsi solo per qualche giorno al mese anziché essere, per molti solo virtualmente, in seduta ininterrotta.

Ma, in definitiva, è il Governo – e per esso il Presidente del Consiglio dei Ministri il quale “dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”- il vero titolare del potere esecutivo, esercitato in nome del popolo sovrano!

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni

E in quanto tale non è soggetto ad alcuna possibile censura né interferenza dell’autorità giudiziaria -deputata a svolgere una mera funzione giurisdizionale, che in alcun modo assurge a potere dello Stato, come spesso erroneamente si vuole far credere – nell’esercizio dell’azione di governo.

Dunque, è fermo e motivato avviso di chi scrive che in Italia la magistratura non ha alcuna possibilità legittima – tranne ovviamente che nei casi di flagranza di reato – di avviare procedimenti penali nei confronti dei membri del Governo, né indirizzare loro formali comunicazioni quali informazioni di garanzia, citazioni per testimonianza o escussioni quali persone informate sui fatti, ecc., per questioni attinenti l’azione di governo.

Tutt’al più le procure potranno indirizzare ai dicasteri, e non personalmente ai ministri, richieste di notizie che potranno discrezionalmente essere fornite o meno, né i ministri dovranno mai accondiscendere a convocazioni da parte dei magistrati nei loro uffici. Ciò a garanzia della indipendenza dei poteri dello Stato che per la Costituzione italiana sono esclusivamente quello esecutivo e quello legislativo!

Purtroppo, per motivi ben noti ma inaccettabili, questi principi alla base del nostro ordinamento sono stati ripetutamente elusi ed oltraggiati, giungendo persino ad escutere con rara arroganza persino un Presidente della Repubblica, costituendosi tribunale entro il Quirinale. Un evento di cui la politica di questo paese deve profondamente vergognarsi.

Il rapporto Magistratura, Governo e Parlamento

La grottesca vicenda giudiziaria che ha riguardato il Ministro dell’Interno Salvini, evidentemente ignaro dei poteri di cui era investito, il procedimento che vede interessato il Sottosegretario alla Giustizia Avvocato Andrea Del Mastro Delle Vedove, parlamentare, gli eventi più recenti della inchiesta della Procura di Bergamo e della Procura di Crotone dimostrano quanto siano misconosciute le precisazioni sin qui esposte.

Il rapporto equivoco tra Governo e Magistratura inquirente   mi ricorda tanto l’Amleto di Shakespeare.

L’aula di un Tribunale

Proprio così, i governi della Repubblica dopo tangentopoli, siano di destra o di sinistra, sanno che il loro operare di fatto non è soggetto al solo controllo politico (parlamento ed elettorato) bensì alle censure dei P.M. che, forti di una innaturale potestà di avviare autonomamente le indagini, sono in grado di paralizzare qualunque attività non gradita o non lecita secondo il loro punto di vista, non necessariamente legato alla legge penale! Infatti il processo penale ha limiti fisiologici insuperabili: accertare reati ben definiti in base a prove concrete.

E spesso a dare loro manforte arrivano lunari decisioni dei TAR (o del Consiglio di Stato) con sospensive spesso “letali” dei convenuti in giudizio e a volte, anzi spesso, pure la Corte Costituzionale, di cui dopo 75 anni dalla sua istituzione non si avverte più la necessità (la Cassazione basta e avanza) ma per contro se ne avverte sovente  la “perniciosità”, in special modo per l’azione di Governo.

È di questi giorni la notizia dell’inchiesta sulla pandemia da Covid-19 ed è di queste ore l’affaccendarsi della Procura di Crotone per il naufragio con migranti clandestini morti, 70 ad oggi, nelle acque antistanti la cittadina di Cutro.

Non sappiamo invece se le competenti Procure procederanno contro gli organizzatori delle manifestazioni antifasciste nei licei di Firenze e Milano dove si inneggia alla “Piazza Loreto” per la Presidente Meloni e il Ministro Valditara.

Né si sa se la Procura di Torino procederà nei confronti degli organizzatori della manifestazione di sostegno all’anarchico-terrorista Alfredo Cospito, svoltasi con lancio di bombe carta, auto distrutte e due poliziotti feriti.

Però, osservo -conoscendo bene le leggi di questo paese – che per Firenze, Milano e Torino le Procure hanno l’obbligo tassativo di procedere (codice penale, reati gravissimi), per la pandemia e per Cutro le Procure non avrebbero nessun obbligo tassativo di farlo. Sarebbe più che sufficiente una Commissione di inchiesta parlamentare per la pandemia e, al limite, una inchiesta amministrativa per Cutro!!!

Ripeto ancora che solo l’azione di Governo è la sintesi ultima della sovranità popolare, che è al di sopra della funzione giurisdizionale!!! Tocca al parlamento censurare e agli elettori “punire” – non rieleggendo la maggioranza che lo ha espresso – il Governo se riterranno che abbia posto in atto azioni non necessarie o ritenute inappropriate. Non compete alla magistratura. E il Governo (un potere dello Stato) deve “rinviare al mittente” le “attenzioni della magistratura” (che ripeto è solo una funzione giurisdizionale, non è un potere)!   

La Costituzione e il ruolo dei PM

Continuare ad ignorare questi cardini del nostro Ordinamento, accettando di sottostare, senza opporsi, alla “spada di Damocle” dell’azione penale obbligatoria e alla favola degli atti dovuti, con le tragiche e ben note conseguenze per i destinatari, rende il Paese ingovernabile.

Carola Rackete

Destino peraltro già ben precostituito dai padri costituenti in una Costituzione che denuncia la sua assoluta inadeguatezza al tempo presente. Chi avesse dei dubbi deve solo vedere il numero dei governi che si sono avvicendati in Italia dal 1946 ad oggi: una assurdità, che però viene colpevolmente ed egoisticamente ignorata dalla politica, una classe dirigente in buona parte sconsiderata che frappone gli interessi personali a quello pubblico.

Solo una forma di repubblica presidenziale o semipresidenziale potrebbe correggere questa stortura macroscopica e abnorme, ma il solo parlare di una riforma in questa direzione provoca ferme quando non addirittura violente ondate di spudorata indignazione, perché asseritamente lesiva della democraticità del sistema politico istituzionale dell’Italia, che di fatto si è trasformata invece in una quasi oligarchia, che di democratico di fatto ormai non ha più neanche il nome. 

Ordine pubblico, rivolte e istigazione alla guerra civile

E per quanto riguarda le manifestazioni di piazza, agitate da sempre dalle sinistre, dai sindacati , dai centri sociali , da movimenti vari di protesta, da organizzazioni estremiste ed extra parlamentari, e le minacce “di chiamare alla guerra civile” dello scorso anno del novello capo di un noto movimento politico, va osservato che anche l’autorità di polizia dovrebbe ottenere con maggiore incisività dalle procure l’esercizio dell’azione penale per i reati che si commettono durante le manifestazioni.

Se c’è la libertà di manifestare c’è pure – non meno importante – il divieto di usare la violenza e danneggiare le cose altrui. Se è impossibile o comunque difficile individuare i singoli delinquenti, restano i promotori ed organizzatori delle manifestazioni a dover rispondere personalmente delle malefatte dei loro seguaci!

E se i procuratori ignorano le denunce, si proceda pure nei loro confronti! Ci sarà pure “un giudice a Berlino” anche in Italia! Tuttavia le polizie italiane sono state “segnate” violentemente dalla orribile esperienza seguita ai disordini eversivi seguiti al famoso G8 di Genova, quando di fronte ad una città messa a ferro e fuoco sono stati perseguiti di fatto solo i vertici delle forze di polizia impiegate nei servizi di ordine pubblico.

Eppure quei fatti furono a tutti gli effetti una rivolta, anzi una rivoluzione che movimenti pacifisti e no-global misero in atto e che certa sinistra riuscì a far derubricare a legittima manifestazione contro l’arroganza dei potenti del mondo, condonando comportamenti violenti ed eversivi, ed imputando, con correlata azione della magistratura, ogni addebito ai soli responsabili, anche di altissimo livello, dei servizi di ordine e sicurezza pubblica.

Altra immagine di un Tribunale

E di questa soluzione vergognosa i vertici della politica, nelle persone dei ministri dell’Interno e della Giustizia, si dissero soddisfatti, assolvendosi così per decisioni politiche indegne, tremebonde, di chi non seppe e non volle tutelare la sovranità dell’Italia e la città di Genova, per non contrariare la libertà di manifestazione di “lanzichenecchi” provenienti da mezza Europa e di associazioni pacifiste (un modo di dire, ovviamente) e no-global nazionali protetti dalla sinistra libertaria ed eversiva, che da molti anni resta di fatto esente da giurisdizione.  

La tragedia di Cutro

Da ultimo, idoneo, se non addirittura volto a scalfire l’azione del Governo in carica, il non problema del naufragio verificatosi giorni fa, di notte, col mare in tempesta davanti alla cittadina di Cutro. Evento per il quale i partiti di opposizione hanno scatenato una indegna e scomposta gazzara, al solito faziosa e mistificatrice che ha provocato un intervento della magistratura e da una improvvida – almeno per il sottoscritto – visita alla camera ardente, dove sono stati dignitosamente composti i corpi degli sventurati annegati, del Presidente della Repubblica.

Visita purtroppo strumentalizzata dalla stessa opposizione che ha stigmatizzato e censurato la Presidente del Consiglio, impegnata nel G20 in India ed una visita di Stato in Qatar, per non essere andata a Cutro.

Dichiarazioni, critiche, rilanciate dalla stampa e dalle televisioni di tutto il mondo, facendo apparire il Governo italiano quasi come fosse il mandante ed il responsabile di quel naufragio.

Si, a Cutro poteva andare benissimo il Papa, ma non il Presidente della Repubblica, e comunque non senza previo accordo con il Governo. Almeno questo sembra possa essere stato accaduto.

Ad aggravare questo “misunderstanding” è giunta la decisione, annunciata dalla Presidente del Consiglio dei Ministri, di voler tenere un prossimo Consiglio dei ministri a Cutro: no, gentile Presidente Meloni, così non va, non mi pare una cosa seria. Ci sono problemi ben più importanti della tragedia di Cutro, che non è un problema dell’Italia.

Quegli sventurati sono stati ignorati dalla Turchia, da Cipro, dalla Grecia, sono arrivati di notte, non li attendeva né li aveva invitati nessuno. Profondo dolore per i morti, ma basta, solo quello. Null’altro è dovuto. L’Italia non può farsi carico dei problemi del mondo intero, già si fa carico di sostenere la discutibile causa ucraina che ci sta dissanguando… Questa riunione del Consiglio dei ministri a Cutro sarà ritenuto dai malpensanti solo un goffo tentativo di rimediare all’accusa di insensibilità rivoltale dai leaders di una opposizione, minoranza in parlamento, che non merita né rende necessarie tutte queste soddisfazioni.

Pensi a fare le riforme e lasci al Ministro Piantadosi e alle polizie il controllo delle frontiere e la gestione dei migranti che nonostante tutto arriveranno. Ma blocchi l’azione impropria delle magistrature.

Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi

Basta consentire l’accoglimento di ricorsi ai TAR di clandestini, sin dalla navigazione sulle navi delle ONG, con bandiera straniera e portavoce e legali italiani convenzionati! Basta interventi a gamba tesa delle Procure nei confronti delle polizie e Guardia Costiera.

Se proprio devono perseguire qualcuno lo facciano con gli scafisti e i comandanti ed armatori delle navi delle ONG! Non permetta mai più, col suo Ministro della Giustizia, le scandalose decisioni, dalla Gip di Agrigento sino alla Cassazione, che seguirono all’attracco della nave della Rackete in un porto italiano nonostante il divieto di ingresso nelle acque territoriali nazionali.

Un reato gravissimo che avrebbe dovuto vedere arrestati, oltre la Rackete, tutto l’equipaggio ed i parlamentari, colti in flagrante concorso in delitti gravissimi che avrebbero consentito all’equipaggio della motovedetta della Guardia di Finanza l’uso legittimo delle armi (art. 53 del Codice Penale -“… necessità di respingere una violenza . . . impedire la consumazione dei delitti di . . . naufragio, sommersione . . . “)!

Che non si verifichi mai più quello che è accaduto all’On. Salvini Ministro dell’Interno: il Ministero dell’Interno è lo Stato!!! Uno Stato sbeffeggiato da provvedimenti improvvidi dell’autorità giudiziaria e avallati da un parlamento di cui non possiamo andare fieri. Non a caso ogni tanto si sente dire che i parlamenti sono divenute istituzioni obsolete, inutili, solo costosi stipendifici che non assolvono più nessuna funzione effettiva, tranne che impedire ai governi di governare o varare leggi scellerate che tendono con ogni forza a portare lo Stato in default!

Che fare?

Dunque un riequilibrio dei rapporti tra l’azione di Governo e l’azione giurisdizionale, in particolare modo quella della magistratura inquirente, s’impone con urgenza assoluta: ne va della sopravvivenza dello Stato!

Emerge in questo, in primo piano, la impellente necessità di una radicale riforma dell’ordine giudiziario, in prima battura almeno relativamente alla attività e competenze delle procure, snaturata progressivamente dal 1989 con l’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, noto come codice Pisapia-Vassalli, e degenerata nella prassi attuativa dopo la tangentopoli di Milano.

Dunque il problema è restringere innanzi tutto l’esercizio dell’azione penale, ma anche rivedere quel processo penale che quel codice ha immesso nel sistema giustizia; esso è risultato un pastrocchio tale da avere quasi paralizzato il servizio della giustizia penale. Orbene, si rende necessario, in via alternativa: 
1) restituire alla esclusiva competenza delle polizie italiane l’iniziativa e la conduzione complessiva delle attività investigativa in tutti i campi (come avviene praticamente in tutto il mondo), lasciando ai PM il solo controllo di legittimità successivo degli atti della polizia giudiziaria e la decisione di archiviare il procedimento o chiedere la citazione in giudizio; 
2) trasferire tutti magistrati inquirenti nei ruoli della magistratura giudicante – al fine di mettere in atto una effettiva parità delle parti processuali, difesa e accusa, come prescritto dal codice del 1989 – prescegliendo i procuratori ed i sostituti , nei tre gradi di giudizio, eleggendoli tra gli avvocati – in possesso di adeguati requisiti e titoli – degli ordini forensi dei circondari dei Tribunali, dei distretti delle Corti di Appello e del Consiglio Nazionale per la Cassazione.

Ad eleggerli potranno essere gli avvocati dei rispettivi consigli, ovvero i cittadini ogni 5 anni in occasione delle elezioni politiche. Agli eletti potrebbe essere concessa la riconferma per un secondo quinquennio. 

In questa ottica, l’infinita “querelle” della separazione delle carriere è solo una futile, incredibile stupidaggine. Purtroppo, una riforma che era stata annunciata come prossima e indispensabile sta affondando in ben note paludi.

Ma ciò appare incomprensibile per un Governo che ha una ampia maggioranza in parlamento, abbastanza omogenea da punto di vista dei rispettivi partiti.

Purtroppo manca il coraggio di imporre una radicale riforma del servizio giustizia nelle sue componenti assolutamente da cambiare: i processi, l’ordine giudiziario, l’amministrazione penitenziaria che il dicastero della Giustizia non è in grado di gestire e che potrebbe passare al Ministero dell’Interno, il Consiglio Superiore della magistratura rivelatosi assolutamente inidoneo a gestire il sistema giustizia.

Si è dell’avviso che per garantire l’indipendenza del magistrato giudicante non serva assolutamente un organismo fine a  stesso qual è il CSM. Se le cariche direttive venissero finalmente conferite solo per il rendimento effettivamente offerto dai candidati nelle varie funzioni, dovrebbe spettare ai livelli vertice della magistratura, con autonome commissioni, procedere al reclutamento, formazione, impiego e promozione dei magistrati, evitando commistioni con la politica.

Va da sé che la riforma della giustizia è presupposto irrinunciabile per la normalizzazione di un sistema paese fuori controllo. E solo per questo la Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro della Giustizia dovrebbero proporre al Governo e al Parlamento un progetto di radicale riforma da accettare senza condizioni e “patteggiamenti”, sottoponendolo a voto di fiducia, chiarendo che se non venisse approvato il Governo si dimetterebbe!

E alla base della riforma, occorre tenere a mente che Governo e Parlamento sono dirette espressioni del popolo sovrano, mentre le sentenze emesse dai tribunali sono solo pronunciate in nome del popolo italiano, cioè quello sovrano, del quale la magistratura è a servizio!

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