Minniti: “No al Servizio segreto unico. Meglio due Agenzie per una cooperazione positiva”

Rende (Cosenza). Marco Minniti, ministro dell’Interno, interviene sul ruolo dell’intelligence interno ed estero del nostro Paese. “La legge 124 del 2007 – ha detto intervenendo alla giornata di studi sull’intelligence a dieci anni dalla riforma, sui suoi risultati all’Università della Calabria, a Rende (Cosenza), promosso dal Centro di Documentazione Scientifica sull’Intelligence dello stesso Ateneo, in collaborazione con il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Repubblica, il Laboratorio Nazionale CINI di Cybersecurity e la rivista di geopolitica Limes – stabilì un coordinamento delle due Agenzie, quella interna l’Aisi e quella esterna Aise, piuttosto che scegliere un servizio segreto unico”.

Il ministro degli Interni, Marco Minniti

Minniti ha poi spiegato di non essere stato mai “un tifoso del Servizio segreto unico”. “L’idea di avere due Agenzie che abbiano finalità separate – ha aggiunto il ministro – rigidamente circoscritte, costituisce la struttura migliore per creare una cooperazione positiva che sfrutti al meglio le singole qualità. L’idea di avere una complementarietà tra esterno ed interno la considero un’idea molto giusta”.

“Il decennale della riforma dell’intelligence italiana – ha proseguito Minniti – segna uno spartiacque per quanto riguarda la storia dell’intelligence del nostro Paese. Una riforma di sistema che ha richiesto tempo e prudenza, perchè linee guida così delicate non si cambiano ogni due anni ma devono sedimentarsi”.

Il ministro ha evidenziato che il coordinamento forte che è stato affidato al DIS (Dipartimento per le informazioni per la sicurezza) ha potere ispettivo sulle Agenzie e “garantisce la giusta collaborazione e il repentino scambio di informazioni tra le forze di Polizia e le Agenzie”.

Un’altra novità della legge, per Minniti, “è la possibilità di reclutamento del personale dell’intelligence attingendo dal mondo esterno. Questo e altri importanti elementi costituiscono le basi di quella che oggi è la nostra intelligence, una struttura assolutamente competitiva”.

La riforma quando venne discussa in Parlamento nel 2007, sembrava una sfida impossibile, ha ricordato il titolare del Viminale, con molti punti interrogativi- “Si trattava – ha spiegato – di cambiare le gomme ad una macchina in corso. Dieci anni dopo dobbiamo sapere che su questi temi si può sempre intervenire per migliorare, ma di certo quella missione al limite del possibile è stata compiuta. Questo Paese ha dimostrato che quando ragiona insieme, superando anche legittime differenze che ci sono, è un Paese che può fare grandi cose, un Paese che unito non ha limiti delle sue capacità di azione”.

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