Di Antonella Roberta La Fortezza
NIAMEY (nostro servizio particolare). Mercoledì scorso, l’accesso alla residenza del Presidente nigerino, Mohamed Bazoum, e all’edificio della Presidenza stessa, nella capitale Niamey, è stato bloccato da diversi membri della Guardia Presidenziale (GP), ufficialmente sotto il comando del Generale Omar Tchiani.
Il Presidente stesso è stato trattenuto dagli elementi del Reparto ammutinatosi.
Subito dopo la presa del controllo del palazzo presidenziale da parte degli elementi militari dissidenti sarebbero stati avviati negoziati tra le parti sotto la mediazione dell’ex Presidente nigerino, Mohammed Issoufou.
Dopo diverse ore di incertezza caratterizzate dalla diffusione di notizie confuse e spesso contraddittorie, soltanto nella tarda serata sempre di mercoledì un neo-comitato composto dai Reparti ammutinatisi nel corso della mattinata e da ulteriori fazioni militari ha rilasciato una dichiarazione all’emittente televisiva nazionale, Office de radiodiffusion télévision du Niger (ORTN).
Il portavoce del gruppo, il Colonnello Maggiore Amadou Abdramane, membro dell’Aeronautica nigerina, affiancato tra gli altri dal capo di Stato Maggiore delle Forze di terra, Generale Barmou Batoure, dal vice capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Toumba, dal comandante delle Forze Speciali e dall’Alto Comandante della Guardia Nazionale, ha affermato, in diretta televisiva, di aver preso il controllo del Paese, di aver posto fine al regime di Bazoum, di aver sospeso tutte le istituzioni della VII Repubblica nigerina e di aver istituito un organo esecutivo di transizione, il Conseil National pour la Sauvegarde de la Patrie (CNSP).
Parlando proprio a nome del neo-costituitosi CNSP, Abdramane ha poi precisato che l’azione di forza contro la presidenza Bazoum è stata motivata dal peggioramento del contesto di sicurezza e della situazione economica del Niger.
Nonostante la dichiarazione ufficiali del CNSP lasciassero intravedere un colpo di Stato riuscito, ancora nelle ore successive numerose sono state le incertezze sulla caratterizzazione dell’azione in corso e sulle sue conseguenze: nel corso della mattinata di ieri, infatti, il ministro degli Esteri, Hassoumi Massaoudou, presentandosi come capo del Governo ad interim, ha rigettato il colpo di Stato sostenendo che il potere legale e legittimo continuava a essere esercitato dal Presidente eletto, Bazoum, e ha invitato i cittadini a opporsi a quanto stava accadendo in quelle ore.
Soltanto nella tarda mattinata, sempre di ieri, lo Stato Maggiore, guidato dal Generale di Divisione Abdou Sidikou Issa, ha rilasciato un comunicato ufficiale con il quale ha annunciato che, con l’obiettivo di preservare l’integrità fisica del Presidente e della sua famiglia, ancora detenuti dagli elementi golpisti, di evitare uno scontro aperto e diretto tra le diverse componenti armate del Paese, di scongiurare il pericolo di una situazione di violenza che avrebbe potuto compromettere la sicurezza della popolazione e per preservare la coesione all’interno delle Forze Armate, decideva di sottoscrivere la dichiarazione del CNSP, appoggiando dunque nella sostanza il colpo di Stato iniziato con l’ammutinamento della GP.
Nello stesso comunicato ufficiale dello Stato Maggiore è stato precisato, infatti, che una eventuale escalation armata e una situazione di tensione tra le varie componenti delle Forze Armate, avrebbe potuto provocare conseguenze estremamente negative in particolare sulle capacità delle forze armate di combattere i gruppi terroristici nel Paese.
Con l’appoggio dell’Esercito, dunque, quello che inizialmente era nato come un semplice ammutinamento da parte esclusivamente della Guardia Presidenziale si è delineato più propriamente come un vero e proprio golpe riuscito ai danni delle istituzioni nigerine preesistenti.
Il supporto dello Stato Maggiore all’azione del CNSP ha scongiurato, almeno per il momento, il rischio di uno scenario simile a quello sudanese in cui le lotte intestine tra le varie fazioni militari sono esplose in un vero e proprio conflitto civile.
GLI SCENARI
Conseguentemente, lo scenario al momento più plausibile è che nelle prossime ore le forze golpiste unificate procederanno alla formazione dei nuovi vertici di transizione condivisi da tutte le fazioni ufficiali delle Forze Armate. e alla definizione di quelle che saranno le strutture incaricate di gestire il processo transizionale.
Nonostante ciò, permangono comunque ampi margini di incertezza negli sviluppi futuri della situazione soprattutto se si considera che lo stesso Presidente Mohamed Bazoum non si è ancora ufficialmente dimesso.
Daltro canto l’appoggio dello Stato Maggiore all’azione del CSNP non esclude del tutto il rischio di assistere a un situazione in cui alcune unità militari possano disobbedire all’indirizzo generale dato dai vertici e intraprendere azioni armate dirette contro le fazioni golpiste.
In seguito ai fatti di mercoledi e di ieri si sono repentinamente diffuse voci su una possibile complicità russa negli eventi nigerini.
Non vi sono al momento concrete evidenze di un direttorio moscovita nell’azione di ammutinamento e del resto la Russia non detiene in Niger posizioni tali da poter supportare un’operazione di questo tipo.
Nei mesi passati si sono certamente registrate alcune manifestazioni di denuncia della presenza militare straniera (in particolare francese) e nell’agosto del 2022 diversi gruppi della società civile hanno finanche dato vita al movimento M62 – Union sacrée pour la sauvegarde de la souveraineté et de la dignité du peuple avente l’obiettivo di opporsi alla presenza militare francese nel Paese.
Questo, evidentemente, potrebbe essere segnale di una certa penetrazione della propaganda russa e della possibile presenza di agenti di influenza anche in Niger ma la portata di tale eventuale presenza non deve essere nel caso nigerino sovrastimata.
Del resto, le stesse manifestazioni anti-francesi nel Paese africano non solo sono state finora sporadiche, ma soprattutto non sono state caratterizzate, fino a questo momento, dall’emergere di contestuali espliciti sentimenti filo-russi.
Sebbene, infatti, Mosca abbia tentato di penetrare in Niger, come fatto in altri Paesi dell’area (proprio nei mesi scorsi Bazoum aveva denunciato possibili interferenze del Wagner Group nel suo Paese dove alcuni esponenti politici erano stati arrestati con l’accusa di essere troppo vicini a Mosca) la Russia non detiene in Niger un supporto popolare paragonabile ai livelli raggiunti, ad esempio, in Mali o in Burkina Faso prima dei rispettivi golpe militari.
A conferma di ciò anche il fatto che, nelle ore immediatamente successive all’ammutinamento della Guardia Presidenziale, diverse centinaia di persone si sono radunate davanti all’edificio dell’Assemblea Nazionale, nella capitale Niamey, per manifestare contro la destabilizzazione delle istituzioni della Repubblica del Niger e per chiedere la liberazione del Presidente eletto.
LA PRESIDENZA BAZOUM
Iniziata nel 2021, la presidenza Bazoum con la sua politica filo-occidentale, infatti, ha finora goduto, in linea generale, di un buon livello di consenso popolare: certamente segnata da una progressiva crescita del malcontento socio-economico, la presidenza non ha dovuto affrontare forti critiche derivanti dall’incapacità di garantire la sicurezza del Niger così come accaduto in altri Paesi del Sahel al momento delle rivolte militari golpiste.
Il Niger presenta, infatti, un contesto securitario ben diverso dal Mali o dal Burkina Faso, Paesi in cui tutti i recenti golpe sono stati motivati dalle forti criticità nella gestione della sicurezza in ampie aree dei territori nazionali; proprio il climax di accuse dirette alle élite al potere e anche alle forze internazionali di supporto, reputate incapaci di garantire livelli accettabili di sicurezza per la popolazione ma anche una capacità minima di risposta da parte delle Forze Armate. nazionali chiamate a intervenire contro i gruppi terroristici, ha portato all’estensione dei sentimenti anti-governativi prima in Mali e poi in Burkina Faso, non solo tra la popolazione civile ma anche tra le stesse Forze Armate che si sono fatte appunto, tramite i golpe, portatrici attive dell’esigenza di cambiamento, e a un conseguente manifesto spostamento delle alleanze internazionali dei due Paesi.
D’altro canto, anche i rapporti di Mosca con le Forze Armate nigerine sono meno stretti e solidi rispetto a quanto si registra nei quadranti maliano, burkinabé e, soprattutto, sudanese.
Questo anche in ragione del fatto che le i militari nigerini sono largamente supportati dalle missioni occidentali presenti nel Paese, a livello non solo di addestramento ma anche di forniture e logistica.
Sebbene dunque Mosca difficilmente possa essere considerata il deus ex machina del golpe in Niger, non si può invece escludere che la Russia possa ora sfruttare la situazione creatasi per accrescere la propria presenza nel Paese, inserendosi nei nuovi spazi di manovra politica e propagandistica che gli eventi di mercoledì scorso hanno aperto.
Soltanto nel pomeriggio di ieri, infatti, si sarebbero avute le prime manifestazioni pro-golpe, segnate non solo da atti di violenza e saccheggio contro gli uffici del Parti nigérien pour la démocratie et le socialisme (PNDS-Tarayya) di Bazoum, ma anche dalla presenza delle prime bandiere russe e da slogan pro-Mosca.
Più verosimilmente la situazione di tensione sfociata poi nell’ammutinamento della Guardia Presidenziale (GP), mercoledì, potrebbe essere scaturita da dinamiche di potere propriamente nazionali, relative in particolare ai rapporti tra il Presidente Bazoum e il Generale Omar Tchiani, Comandante della Guardia Presidenziale.
Secondo diverse fonti precedenti ai fatti di mercoledì, infatti, il Presidente Bazoum sarebbe stato sul punto di avviare una riorganizzazione delle gerarchie di comando della GP stessa a seguito della quale probabilmente Tchiani sarebbe stato rimosso dal suo incarico.
In questo senso, dunque, l’ammutinamento della Guardia Presidenziale potrebbe essere stato, almeno inizialmente, una risposta di forza alla prospettiva di un rimaneggiamento dei vertici militari.
Secondo altre fonti locali la situazione di tensione potrebbe essere stata provocata anche da questioni salariali e di spartizione dei proventi derivanti dalla vendita dell’uranio tra le varie componenti delle Forze Armate nigerine.
Lo stesso contesto regionale, segnato dall’avanzata di regimi golpisti militari, potrebbe aver rappresentato un fattore di crescente spinta anche per le Forze Armate nigerine a sfruttare le criticità politiche e internazionali nel tentativo di migliorare la propria condizione e soprattutto di non perdere i propri privilegi a favore di una élite politica civile democraticamente eletta.
Lo stesso Tchiani, poi, sarebbe collegato alla figura dell’ex Presidente nigerino, Mahamadou Issoufou.
Tchiani, infatti, ha soltanto mantenuto la sua posizione dopo l’elezione del 2021 di Bazoum poiché risultava già in carica sotto la precedente presidenza.
Alcune voci locali hanno quindi ipotizzato una possibile manovra da parte dell’ex Presidente nigerino per tornare al potere, soprattutto in vista delle prossime elezioni, e in questo senso potrebbe essere anche letta la mediazione tra le parti guidata proprio da Issoufou nelle prime ore dopo l’ammutinamento dei reparti della GP.
Sebbene infatti Bazoum sia stato appoggiato durante la campagna elettorale dal Presidente uscente e per quanto i rapporti siano rimasti amichevoli anche dopo il cambio al vertice, elementi di tensione tra i due leader potrebbero essere progressivamente scaturiti dall’azione di Bazoum volte a sostituire tutti i lealisti di Issoufou al vertice dello Stato, in particolare all’interno delle gerarchie militari, così da garantirsi una più solida base di supporto tramite l’inserimento di uomini a lui fedeli.
Nonostante la repentinità degli eventi i recenti accadimenti nigerini giungono non del tutto inaspettati.
Elementi di criticità erano, infatti, già emersi fin dall’elezione di Bazoum: nella notte tra il 30 e il 31 marzo 2021 il Governo nigerino aveva annunciato l’arresto di diverse persone dopo un presunto tentativo di colpo di Stato, due giorni prima che l’allora neo-eletto Presidente prestasse giuramento; successivamente nel marzo 2022, mentre il Presidente Bazoum era in Turchia, era stato sventato un altro tentativo di golpe.
SITUAZIONE ATTUALE
L’attuale situazione in Niger risulta particolarmente allarmante per l’Occidente e dunque i suoi sviluppi dovranno essere attentamente valutati.
Il Niger è l’ultima testa di ponte nel Sahel per Europa e Stati Uniti dopo il ritiro delle forze occidentali da Mali e Burkina Faso, divenuta tanto più importante ora che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione numero 2690 con la quale ha posto fine al mandato della Mission multidimensionnelle intégrée des Nations Unies pour la stabilisation au Mali (MINUSMA).
Proprio in Niger, giudicato un Paese alleato, erano state ricollocate le truppe francesi, dopo l’uscita dal Mali e dal Burkina Faso.
In Niger sono presenti anche soldati e basi militari USA (in particolare la Niger Air Base 201 per droni d’attacco) e una missione italiana, la Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (MISIN) operativa dal 2018.
Quanto sta accadendo nel Paese rischia di avere conseguenze dirette sugli interessi occidentali con particolare riferimento al contrasto al terrorismo jihadista e alla criminalità organizzata legata in particolare al traffico di esseri umani.
Con riferimento ai fenomeni migratori, infatti, il Niger è la porta di accesso al Nord Africa per i migranti che provengono dall’Africa sub-sahariana tanto che negli ultimi anni è diventato uno dei principali snodi dell’immigrazione verso l’Europa.
Sebbene il Niger dipenda dagli aiuti della comunità occidentale, sia in ambito militare che in ambito umanitario, non è escluso che i nuovi vertici militari possano decidere di allontanarsi progressivamente dall’Occidente e di cercare legittimità, supporto e vantaggi in altri attori internazionali, in particolare Russia e Cina.
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