Siria, Trump si dice pronto ad intervenire se l’ONU non farà la sua parte

Washington. Sulla guerra civile siriana gli Stati Uniti sono pronti a fare da soli. Donald Trump starebbe considerando, infatti, la possibilità di un’azione militare nel Paese medio orientale come rappresaglia per l’attacco con armi chimiche compiuto a Khan Sheikhun, nella provincia di Idlib dove sono morte almeno settanta morti e un centinaio siano i feriti.

Un ferito dall’attacco con armi chimiche in Siria.

Se una settimana fa Trump vedeva in Putin un alleato nella lotta al jihadismo, ora sembra che il presidente abbia cambiato idea. E si dice pronto a prendere in considerazione possibili azioni unilaterali contro Damasco, se non dovesse intervenire l’ONU.

Trump ha detto di essere rimasto molto scosso dall’attacco che, ha superato “una linea rossa”. Ed ha giudicato quanto avvenuto un “affronto all’umanità”. Ed ha aggiunto che “le atroci azioni del regime di Al Assad non si possono tollerare”.

Si tratta di un effetto annuncio per far vedere che una grande potenza si muove nell’area o è un modo per spingere le Nazioni Unite a sottoscrivere una risoluzione al Consiglio di sicurezza che possa porre fine ad una carneficina di lunga data? La riunione di ieri del Consiglio di sicurezza, richiesta da Francia e Gran Bretagna, non ha prodotto nessun effetto. Ed anche in quell’occasione Usa e Russia si sono trovati su partiti contrapposti.

L’ambasciatrice americana, Nikki Haley ha alzato la voce contro la Russia e contro quei Paesi che non vogliono trovare una soluzione diplomatica al conflitto. Mentre il suo omologo russo, Vladimir Safronkov, ha sostenuto che la proposta di risoluzione costituiva “una provocazione”, aggiungendo che c’era “l’ossessione per alcuni Stati di cambiare il Governo siriano” tanto da porre ostacoli al lavoro del Consiglio di sicurezza”.

L’ambasciatrice Usa all’ONU, Nikky Haley.

Tra Mosca e Damasco c’è un’alleanza di lunghissima data. Ma, oggi, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov ha detto che il supporto della Russia al presidente siriano Bashar al Assad “non è incondizionato”. Peskov ha aggiunto che Mosca chiede una esauriente indagine sull’attacco chimico”. Per il Cremlino è “necessario un approccio più bilanciato” e non si possono fare “valutazioni affrettate su cosa è avvenuto in Siria, nella provincia di Idlib”.  Il presidente russo, Vladimir Putin parlando al telefono con il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha definito “inaccettabile” l’accusa contro qualcuno “finché non viene condotta una indagine internazionale completa e imparziale”.

Le cancellerie americane, francesi, britanniche e turche hanno messo il presidente siriano Al Assad nel mirino, accusandolo di usare armi chimiche contro la sua stessa popolazione. E vogliono che lasci la guida del Paese come possibile soluzione dalla crisi. Il ministro degli Esteri francesi Jean-Marc Ayrault, ritiene che quanto avvenuto nella provincia di Idlib sia come un test per il presidente americano.

E mentre va avanti l’indagine internazionale delle Nazioni unite, alcuni Stati anti Assad e anti Putin mostrano i muscoli.  L’ONU chiaramente si muove con molta attenzione. Non dimentichiamo, fanno notare alle Nazioni unite, che l’area è sotto controllo di milizie di Al Qaida.

L’ambasciatore siriano a Mosca, Riad Haddad, ha affermato che l’attacco con armi chimiche è stato fatto “da organizzazioni terroriste e da quelle che lo appoggiano per incolpare lo Stato siriano. Il nostro Governo aveva informato che gruppi terroristici avevano introdotto sostanze tossiche nel Paese dalla Turchia per usarlo dopo”. “Non abbiamo mai usato e non useremo mai armi chimiche in Siria”, ha poi precisato il ministro degli Esteri siriano Walid al Muallim in una conferenza stampa a Damasco trasmessa in diretta tv.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si appella ad Allah: “Con le armi chimiche, Assad ha ucciso 150 civili. Allah li vendicherà. Anche noi faremo la nostra parte”.

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