ESCLUSIVA. Forze Speciali, un’analisi normativa e operativa. Carlo Biffani: “In ognuno dei Teatri operativi nei quali siamo stati impiegati, è sempre stata presente una componente interforze”. La storia del Maresciallo D’Auria

Di Marco Pugliese*

ROMA. Le Operazioni speciali somo volte “alla salvaguardia dell’interesse nazionale”.

Questa definizione non la leggiamo spesso, ma interventi su questo tema sono indispensabili per il mantenimento degli interessi strategici, economici e perfino culturali della Repubblica.

A tal proposito, in esclusiva, Report Difesa ha raggiunto un vero e proprio esperto del settore: Carlo Biffani.

Carlo Biffani

Carlo Biffani dopo aver frequentato l’ISEF di Roma è stato ufficiale di Complemento (125° Corso AUC) nel periodo 1986-1988, assegnato presso il 2° Battaglione della Brigata Paracadutisti Folgore.

Da 30 è impegnato, a livello nazionale ed internazionale, in attività di Risk Assessment e Risk mitigation per conto di aziende ed enti oltre che essere un esperto di terrorismo, intelligence, travel security e travel risk management.

Ha svolto numerosi incarichi in tantissimi Paesi: Algeria (dal 1994), Iraq (dal 2004), Sudan Darfur per conto del Ministero Affrai Esteri e della Cooperazione internazionale (2006) oltre che in Libano, Kazakhstan, Libia (dal 2011), Somalia (2014) ed in gran parte dei Paesi europei e del Sud America.

Scrive articoli ed approfondimenti, uno dei quali pubblicato su Gnosis, la rivista dei nostri Servizi di Informazione, oltre che sul Corriere.it, su Formiche.net e sul suo sito Web www.carlobiffani.it.

Collabora in qualità di esperto sui temi precedentemente esposti, con l’agenzia di stampa AGI.

Ha collaborato con il COPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) ed è membro del Comitato scientifico del CISINT  e di EMERCRIM.

Dottor Biffani, cosa significa “Operazioni Speciali”?

Parlare di Operazioni Speciali significa affrontare due aspetti che possono sembrare contraddittori, ovvero quello legislativo che serve ad inquadrare il contesto normativo nel quale, ad alcuni selezionatissimi Reparti, è consentito operare in contesti molto particolari. Questo è un aspetto pubblico.

Vi è poi il contesto operativo, nel quale se è vero che ci è dato sapere chi è autorizzato a fare cosa, sul come e quando si arrivi a questo tipo di impiego, è impossibile sapere.

Invece dal punto di vista normativo quali sono le regole?

Nel 2015, nel corso dell’esame del Disegno di legge di conversione numero 198 del Decreto legge numero 174 del 2015 (proroga missioni internazionali dal 1° ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2015), è stato approvato l’articolo 7-bis (disposizioni in materia di Intelligence).

Esso consente, al Presidente del Consiglio dei ministri, acquisito il parere del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR) di emanare disposizioni per l’adozione di misure di intelligence di contrasto, in situazioni di crisi o di emergenza all’estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all’estero.

Questo in cooperazione con le Forze Speciali della Difesa e con i conseguenti assetti di supporto della Difesa stessa.

Qual è il ruolo che riveste il Presidente del Consiglio dei ministri?

La disposizione è estremamente restrittiva perché consente al Presidente del Consiglio di impiegare le Forze Speciali solo in relazione alle operazioni descritte, nella richiamata disposizione legislativa.

La sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Fermo restando però che per l’impiego di un dispositivo militare ampio che preveda invio di personale militare oltre i confini nazionali è necessaria la necessaria autorizzazione parlamentare ai sensi della “Legge quadro sulle missioni internazionali” (legge numero 145 del 2016).

Nello specifico, cosa stabilisce la norma?

La norma riguarda esclusivamente l’impiego dei Reparti Incursori delle Forze Speciali (ovvero i Reparti Tier-1), escludendo altri assetti, vale a dire gli operatori dei soli Corpi d’élite delle 4 Forze Armate: 9° Reggimento d’Assalto “Col Moschin” dell’Esercito, il Gruppo Operativo Incursori (GOI) della Marina Militare, gli Incursori del 17° Stormo dell’Aeronautica  Militare e il Gruppo Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri (GIS).

Militari del 9° Reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin

E fa riferimento alla possibilità di impiego di aliquote, distaccamenti o singoli operatori dei Reparti Tier-1 impiegabili nell’ambito delle attività svolte a supporto degli apparati di intelligence.

Un operatore del GOI in addestramento

Il principio che ha ispirato tale norma è da identificarsi principalmente in due fattori: i Reparti che costituiscono per il capo di Stato Maggiore della Difesa (SMD) le aliquote Tier-1 , ovvero le più specialistiche in ambito sia NATO che nazionale per quanto attiene l’impiego delle Forze Speciali, possiedono il know how richiesto ed utile per muoversi in contesti particolarmente “non permissivi” come è nel caso degli scenari e dei Teatri nei quali è frequentemente necessario operare con finalità di supporto all’intelligence di contrasto.

Un incursore del 17 Stormo dell’Aeronautica Militare

 

Il secondo, nasce a mio avviso dalla constatazione conseguente ad anni di impiego di team di Forze Speciali nelle missioni alle quali ha partecipato il nostro Paese.

I Carabinieri del GIS

In ognuno dei Teatri operativi nei quali siamo stati impiegati, è sempre stata presente una componente interforze delle Forze Speciali  in funzione “supporting” al Comando della Missione nazionale o di Coalizione ed organizzata in Task Force, come nel caso specifico della Task Force-45, che ha svolto la propria attività in Afghanistan dal 2006 al 2016, impiegando il personale delle Forze Speciali supportato da assetti specialistici forniti dallo SMD.

Quello che molti si chiedono, soprattutto, i non addetti ai lavori, è se esistano altri contesti in cui questi Reparti operano…

Esistono altri contesti di impiego che prevedono la presenza sul terreno di Distaccamenti Operativi che agiscono con finalità diverse, fra le quali vi è certamente, per quanto ci è dato sapere e stando a quello che raccontano i fatti di cronaca, quella di essere pronti, laddove si renda necessaria la disponibilità immediata o nel minor tempo possibile, alla effettuazione di azioni necessarie alla salvaguardia di interessi nazionali come è nel caso del tentativo di liberazione di ostaggi.

Su questa tema meno si scrive è meglio è. La regola è aurea. Ma possiamo, nel limite di quello che si può dire, portare qualche caso concreto?

Per affrontare brevemente gli aspetti di impiego concreto accennerò ad un caso drammaticamente emblematico di Operazioni Speciali condotte dalle nostre Forze Speciali: il tentativo di liberazione dell’agente dell’AISE (ex SISMI Ndr) Lorenzo D’Auria, sequestrato da Forze talebane nel 2007 in Afghanistan.

D’Auria rimase purtroppo ferito a morte durante una azione a fuoco condotta dalle Forze Speciali inglesi verosimilmente appartenenti allo SBS, operazione nella quale era stato coinvolto anche un nostro DO (Distaccamento Operativo) del 9°Reggimento d’Assalto “Col Moschin” presente nell’area dove i fatti si sono svolti.

Parliamo del Maresciallo D’Auria?

Esatto, il Maresciallo D’Auria, effettivo del SISMI, il servizio di intelligence militare di quegli anni, era stato rapito pochi giorni prima del drammatico tentativo di liberazione che ne ha poi causato la morte, insieme ad un altro militare effettivo dell’intelligence ed al loro collaboratore afgano.

Il Comando della Missione aveva “taskato” ovvero ingaggiato, due Distaccamenti Operativi di Forze Speciali presenti nell’aerea, uno italiano composto da operatori del Nono ed un altro fornito dallo Special Boat Service (SBS) inglese.

Militari dello Special Boat Service inglese

Una imponente attività di intelligence aveva permesso in poco tempo di individuare il covo nel quale gli ostaggi (i 2 militari più il loro autista) erano detenuti, ed il Comando, in accordo con le Autorità Nazionali aveva deciso di passare all’azione.

Il covo era costantemente monitorato anche grazie all’utilizzo di UAV e proprio grazie alle immagini dall’alto, mentre i due dispositivi aviotrasportati su elicotteri CH della Coalizione, si apprestavano ad intervenire, ci si accorse che un convoglio formato da più mezzi aveva abbandonato il luogo della prigionia.

Dopo pochi chilometri il gruppo di terroristi ed ostaggi, si era diviso, prendendo strade diverse e costringendo il Comando delle Operazioni a prendere la decisione di dividere le due aliquote, assegnando ad ognuna due target diversi.

Agli inglesi dell’SBS quelli che muovevano in una direzione ed agli italiani del 9° Reggimento d’Assalto “Col Moschin” il resto dei mezzi.

Entrambe i Distaccamenti a quel punto effettuarono un Hard Arrest (per avere un idea della complessità dell’operazione simile vi invito a guardare il video pubblicato sul link https://youtu.be/uvZImlL51Io ) ovvero il blocco delle autovetture in movimento su strada, con le drammatiche conseguenze che conosciamo, causate dal conflitto a fuoco scaturito fra gli inglesi ed i terroristi, che avevano nascosto nel portabagagli, di uno dei mezzi, il povero Maresciallo D’Auria.

Gli italiani bloccarono ed annullarono la minaccia terroristica che muoveva sull’altro convoglio ma non ci è dato sapere con quale esito. 

Non possiamo sapere in quali altre occasioni le aliquote delle nostre Forze Speciali, alla luce della normativa vigente, siano state impiegate in contesti ad altissima criticità ed a rischio elevatissimo, ma appare evidente come tali Reparti siano sovente chiamati in causa in situazioni che mettono a repentaglio sia la Sicurezza Nazionale, che la vita di nostri concittadini.

*Giornalista ed analista geopolitico

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