Guardia di Finanza: a Pordenone, scoperta un’appropriazione indebita del patrimonio di una persona disabile. Denunciato un amministratore di sostegno

Di Mariateresa Levi

Pordenone. Avrebbe dovuto garantire gli interessi di una persona affetta da gravi disabilità e per il quale aveva ricevuto specifico mandato dal Giudice Tutelare del Tribunale di Pordenone, ma l’assistito in questione era per lui divenuto una fonte di guadagno e nulla più, tradendo dunque l’importante quanto delicato compito che gli era stato affidato.

Un’indagine dela Guardia di Finanza a Pordenone coinvolge un avvocato

Sono questi i contorni delineati da un’indagine della Guardia di Finanza di Pordenone, che ha messo nei guai un avvocato della città friulana ora iscritto al registro degli indagati per i reati di peculato ed omissione di atti d’ufficio commessi nei confronti di un soggetto inerme e che dunque, ben difficilmente, avrebbe avuto la possibilità di denunciare l’approfittatore in questione.

La squallida vicenda è iniziata ad emergere dalla mancata presentazione dei prescritti rendiconti che il professionista accusato avrebbe dovuto inviare ai competenti Uffici Giudiziari con i quali, per l’appunto, doveva fornire indicazioni circa l’attività espletata nei confronti della persona a lui affidata.

Le conseguenti indagini delegate dall’Autorità Giudiziaria ai militari della GDF pordenonese, hanno presto fatto emergere gravi e ripetute irregolarità che le Fiamme Gialle hanno puntualmente accertato e rapportato agli inquirenti; vere e proprie usurpazioni che tale amministratore di sostegno ha realizzato dal 2010 al 2019 abusando a più riprese delle funzioni previste dalla legge.

Nello specifico, il professionista indagato aveva utilizzato il non piccolo patrimonio del disabile (in parte derivante dalla vendita di un immobile), per scopi prettamente personali attraverso il prelevamento di denaro in contanti operato dai conti correnti dello stesso assistito.

Tra i casi accertati anche il pagamento disposto a beneficio di una dipendente del professionista, nonché di un artigiano che aveva svolto lavori nel suo studio; soldi che avevano però identica ed indebita provenienza ovvero quella del conto corrente del suo inerme assistito.

A tutto ciò, sempre da quanto emerso nel corso dell’indagine, si è aggiunta una ulteriore “svista” determinata dal mancato pagamento della retta mensile dovuta alla struttura presso la quale lo stesso disabile era ricoverato, ma che il legale in questione non si è mai preoccupato di corrispondere disinteressandosi completamente dell’esigenza fino a maturare debiti superiori ai 100.000 euro, a seguito dei quali l’ente creditore è stato successivamente risarcito attraverso la vendita all’asta di un immobile, sempre di proprietà dello sfortunato assistito.

Una “spoliazione” vera e propria di un patrimonio e di interessi che avrebbero dovuto invece essere garantiti dal professionista indagato il quale, oltre alla denuncia per peculato ed omissione di atti d’ufficio, è già stato raggiunto da un provvedimento di sequestro preventivo – per equivalente – dei beni personali pari ad una somma di 147 mila euro.

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