Di Gianluca Filippi
VENEZIA. La chiusura di un anno solare costituisce un’utile occasione per esporre bilanci, e quello ottenuto dai finanzieri del Comando Provinciale di Venezia in materia di contrasto ai traffici di valuta è certamente un bilancio di spessore, con 1.500 controlli eseguiti e conseguente intercettamento di somme di denaro – non dichiarate – per 17 milioni di euro.
Si tratta di un’attività di servizio, svolta unitamente al personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), che le Fiamme Gialle lagunari hanno condotto nei confronti dei passeggeri che sono transitati dagli scali aeroportuali “Marco Polo” di Tessera e “Giovanni Nicelli” al Lido, oltre che dalle banchine di Marghera e Fusina, contestando sanzioni amministrative per oltre 340 mila euro e sequestrando oltre 300 mila euro.
Tra gli episodi più significativi avvenuti in aeroporto figura quello di un cittadino etiope proveniente da Dubai con al seguito 200 mila euro in assegni.
Come anche i 150 mila euro in contanti che finanzieri e doganieri hanno rinvenuto nei confronti di un cittadino italiano diretto ad Hong Kong, città dov’era diretto per acquistare diamanti nell’ambito di un’importante fiera mondiale della gioielleria.
Tra i sistemi maggiormente utilizzati quello di celare rotoli di denaro tra gli indumenti riposti in bagagli e zaini al seguito rimane il più utilizzato, anche se non sono mancati rinvenimenti nella biancheria intima indossata oppure nelle scarpe.
Escamotage ai quali si è potuto efficacemente rispondere grazie al fiuto di “Josie”, un cane anti-valuta (anche definito “cash dog”) in forza al Gruppo di Tessera ed appositamente addestrato al rintraccio di banconote.
Le risultanze informative ottenute nel corso delle descritte attività sono state ovviamente riversate ai Reparti territoriali del Corpo, che le impiegano per eseguire accertamenti sulla provenienza delle somme rinvenute ed eventualmente avviare controlli di natura fiscale nei confronti dei detentori, specie se dichiaranti posizioni reddituali “incapienti” o “insufficienti” a giustificare il possesso del denaro di cui sono stati trovati in possesso.
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