Dopo Manchester cosa rischia l’Italia?

di Vincenzo Priolo

Manchester. L’attentato di Manchester non ha generato solo panico in Inghilterra. Adesso tanti italiani si sono chiesti se il nostro paese è al sicuro dai jihadisti. E la risposta probabilmente è no, non siamo al sicuro.

Nell’ultimo rapporto dei Servizi Segreti al Parlamento si evidenziano diverse criticità:
Per quanto attiene in particolare al rischio di attentati in territorio italiano, si conferma come i principali profili di criticità continuino a provenire dalla possibile attivazione di lone wolves e self-starters, ovvero da elementi auto-radicalizzati.

La relazione dell’Intelligence si fa più specifica:
I principali profili di criticità appaiono ancora riconducibili alla possibile attivazione di elementi “radicalizzati in casa”, dediti ad attività di auto-indottrinamento e addestramento su manuali on-line, impegnati in attività di proselitismo a favore di DAESH e dichiaratamente intenzionati a raggiungere i territori del Califfato.

Emerge qualche novità, ossia , vengono attribuiti ai terroristi anche attentati non convenzionali: ai gruppi islamisti è imputato il 6% dei cyber attacchi perpetrati in Italia nel corso del 2016.

Chi finanzia il terrorismo? I Servizi Segreti parlano espressamente di “sponsor localizzati nella Penisola arabica”.

Pare ci sia un numero di circa 500 jihadisti pronti a colpire l’Italia.
Negli ultimi due anni sono stati espulsi dal territorio nazionale 176 potenziali terroristi, 44 da gennaio 2017 (oltre 2 a settimana).
Gli imam allontanati sono invece 13. Per non parlare poi dei foreign fighters partiti dal nostro paese e pronti a ritornare: sarebbero circa un centinaio.

Ma il vero problema è costituito anche dai soggetti radicalizzati che sono stati scarcerati. Risulta impossibile sorvegliarli tutti perché ci vogliono almeno quattro uomini al giorno ciascuno. Un attentato come a Manchester può accadere in qualunque momento anche da noi ma la probabilità è bassa rispetto agli altri paesi. Non abbiamo ancora la terza generazione di possibili radicali ma l’attenzione resta altissima.

Dalla strage di Manchester, “viene fuori un link diretto con la Libia”, come ha avuto modo di denunciare anche il Ministro dell’Interno Marco Minniti in occasione del congresso nazionale del sindacato di Polizia Coisp.

E gli incroci pericolosi tra fenomeni migratori e terrorismo islamico sono stati analizzati anche nella relazione dei Servizi Segreti:

Oltre a rappresentare un potenziale target di attacchi diretti, il territorio nazionale potrebbe costituire un approdo o una via di fuga verso l’Europa per militanti del Califfato presenti in Libia o provenienti da altre aree di crisi, una base per attività occulte di propaganda, proselitismo e approvvigionamento logistico, nonché una retrovia o un riparo anche temporaneo per soggetti coinvolti in azioni terroristiche in altri Paesi, come verosimilmente accaduto nel caso dell’attentatore di Berlino, Anis Amri.

Nel frattempo, in vista delle prossime elezioni, i vari leader politici italiani si stanno organizzando e confrontando sui vari temi scottanti, uno di questi rimane l’immigrazione e il terrorismo di matrice islamica. Incrociamo le dita!

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