MILANO. Un imbroglio finanziario elaborato in grande stile, dove ad entrare in gioco sono state banconote false e criptovalute, questo è quanto hanno scoperto i finanzieri del Comando Provinciale di Milano fermando il raffinato progetto di una banda di truffatori.
È questo, in estrema sintesi, il riassunto di una curiosa vicenda nella quale i responsabili hanno provato ad acquistare criptovalute per un controvalore in contanti di circa 700 mila euro, utilizzando però allo scopo banconote che – per la stragrande maggioranza del totale – sono risultate false.
Gli accertamenti eseguiti dagli specialisti del Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF) di Milano, in particolare, hanno consentito ai militari d’individuare il luogo scelto per l’incontro tra il detentore del “wallet” contenente la valuta virtuale e la banda di truffatori, i quali si erano dimostrati molto interessati all’acquisto – in contanti – delle suddette criptovalute.
Sul posto designato si presentavano infatti gli “acquirenti”, materializzatisi in tre uomini e una donna di nazionalità estera, dall’abbigliamento elegante ed i modi distinti, che hanno mostrato al venditore una valigetta contente numerose banconote nel taglio di 200 euro e ben suddivise in mazzette perfettamente identiche tra loro.
Per procedere al conteggio veloce e preciso di tutto quel denaro è stata dunque impiegata una macchinetta conta banconote messa a disposizione dai quattro acquirenti di cui sopra, andando contestualmente a provocare nel venditore una forte pressione psicologica affinché concludesse, chiaramente nella maniera più celere possibile, il trasferimento della criptovaluta su un apposito dispositivo ledger.
Il tutto stava dunque procedendo secondo i piani, fin quando sulla scena non hanno fatto irruzione i finanzieri che hanno così interrotto l’importante transazione in atto, che se portata conclusione avrebbe spossessato il venditore del saldo del proprio portafoglio digitale (vale a dire l’equivalente di circa 700.000 euro).
Per rendere l’idea di quanto fosse stata ben architettata la truffa basti solo considerare che, tra le migliaia di banconote mostrate dai componenti della banda, solo poco più di 45 mila euro sono risultate genuine (circa il 6% della somma totale) mentre tutte le altre erano assolutamente false.
Dai successivi approfondimenti i finanzieri del Nucleo PEF è stato peraltro notato come solo le banconote con cui erano state composte le prime mazzette di denaro fossero autentiche, mentre per tutti i restanti blocchi i truffatori (due dei quali gravati specifici precedenti di polizia) si erano premuniti di sovrapporre qualche vera banconota a copertura di quelle “fake”.
In ragione della suddetta circostanza i militari hanno così proceduto al sequestro di tutte le banconote presenti sulla scena, oltre allo strumento per il conteggio del denaro e agli apparati cellulari e informatici (tra i quali due dispositivi ledger per la custodia di criptovalute in uso ai quattro truffatori).
Gli stessi protagonisti della vicenda sono stati dunque segnalati all’Autorità Giudiziaria per i reati di tentata truffa, spendita e introduzione di monete false, riciclaggio e auto-riciclaggio, anche se il procedimento penale che li riguarda si trova ancora in fase preliminare il che – nel rispetto della presunzione d’innocenza loro garantita – non può determinare una posizione di colpevolezza prima che questa venga dichiarata da una sentenza irrevocabile di condanna.
Il brillante intervento della Guardia di Finanza meneghina rientra senza dubbio nella più ampia mission istituzionale affidata alle fiamme gialle, e che vede proprio il Corpo come primario tutore della sicurezza economico-finanziaria del Paese.
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