Guardia di Finanza: a Ravenna scoperta un’evasione fiscale milionaria in capo ad un veterinario inizialmente indagato per maltrattamento di animali

Di Antonio Leone

Ravenna. Era finito nel mezzo di un’inchiesta giudiziaria scattata a seguito di reiterate condotte illecite, peraltro perpetrate in totale violazione della professione sanitaria, ma ha finito per pagare anche per altri reati (nello specifico di natura fiscale) emersi parallelamente alla medesima indagine.

Le indagini della GDF di Ravenna

Si profilano, dunque, guai doppi per un conosciuto medico veterinario operante alla periferia di Ravenna al quale i Finanzieri, anche grazie all’apporto fornito dal personale della Polizia Locale, hanno sequestrato beni e liquidità per un valore superiore al milione di euro ritenuti il provento di una sistematica attività di evasione fiscale che gli inquirenti datano dal 2014 ad oggi.

Come sopra accennato, il veterinario era stato indagato per reati connessi al maltrattamento di animali e con evidenze investigative secondo le quali lo stesso professionista avrebbe deliberatamente ed illegalmente soppresso animali in cambio di somme di denaro corrispostegli da padroni senza scrupoli.

In ragione di ciò, la Procura della Repubblica ravennate aveva dunque incaricato i Carabinieri Forestali di eseguire perquisizioni presso lo studio del professionista nonché negli altri immobili nelle sue disponibilità.

Proprio a seguito di tali perquisizioni, i militari dell’Arma rilevavano una lunga serie di irregolarità di carattere igienico-sanitario, come l’illecito smaltimento dei rifiuti speciali ed addirittura la presenza di carcasse di animali, nonché l’esistenza di un magazzino non autorizzato al cui interno venivano rinvenuti medicinali per uso umano e veterinario, tra i quali antiepilettici ed anabolizzanti.

Sotto il punto di vista delle indagini finanziarie, “l’assist” dei Carabinieri Forestali giungeva a seguito del ritrovamento di oltre 619 mila euro in contanti, che l’indagato aveva occultato tra il materiale presente nel suo garage, nonché alcune agende e block notes sui cui erano riportate indicazioni “criptate” e cifre che avevano tutta l’aria di essere una classica contabilità extrafiscale occulta.

In ragione di quanto emerso a seguito di queste perquisizioni, il Pubblico Ministero, titolare dell’inchiesta, incaricava dunque gli specialisti della Guardia di Finanza nell’esecuzione di tutti gli opportuni accertamenti sulla documentazione sin lì rinvenuta; accertamenti che infatti consentivano di scoperchiare un altro “vespaio” penalmente rilevante, stavolta rappresentato da un’ingente evasione fiscale che il professionista stava realizzando da anni.

Nonostante sui conti correnti bancari del medico e dei suoi genitori transitassero soldi effettivamente dichiarati, e che venivano completamente impiegati per l’acquisto di terreni nonché per investimenti finanziari, esisteva tuttavia un più che cospicuo flusso di denaro guadagnato “in nero”, ovviamente nascosto al Fisco e che veniva utilizzato per le varie esigenze personali e familiari, tant’è che negli ultimi anni l’indagato non aveva compiuto alcun prelievo bancario e neanche utilizzato bancomat e carte di credito.

Tali circostanze – quantomeno anomale – hanno dunque indotto gli inquirenti a ritenere che lo stesso indagato abbia messo in atto una lunga serie di azioni fraudolente tese ad ostacolare eventuali accertamenti da parte degli Uffici Finanziari sul suo reale volume d’affari, tra i quali il ricorrente acquisto (sempre “in nero” oppure con scontrini privi di tracciabilità fiscale) dei medicinali e delle attrezzature occorrenti alla propria attività ambulatoriale, l’immagazzinamento di farmaci non registrati e l’illecito smaltimento dei rifiuti sanitari, parallelamente ad un uso evidentemente strumentale dei propri conti correnti che servivano a dimostrare solo la parte fiscalmente dichiarata della propria redditività, mentre la contabilità parallela rinvenuta in sede di perquisizione dimostra un ben diverso volume di guadagni.

In base ai chiari e numerosi elementi probatori acquisiti dagli investigatori, il GIP del Tribunale di Ravenna ha dunque disposto la relativa misura di prevenzione, che i militari delle Fiamme Gialle e gli agenti della Polizia Locale di Ravenna hanno puntualmente eseguito sottoponendo a sequestro (unitamente agli oltre 619 mila euro in contanti scovati durante la perquisizione), altri 119.771 euro presenti sul conto corrente intestato al citato medico veterinario, nonché gli investimenti finanziari dallo stesso realizzati per i restanti 338.761 euro, raggiungendo così l’importo massimo indicato dall’Autorità Giudiziaria.

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